Il senso
2024-12-03non sempre ciò che capiamo è quanto tratteniamo da quello che ci viene detto e non sempre ciò che campiamo poi lo applichiamo e se lo applichiamo facciamo del nostro meglio.
In Ascona, sotto il mio portico.
Ho letto della lettura che da sinistra si dà alla prigionia di guareschi nel lager: “strana prigionia, tornò ingrassato e guarito dall’ulcera”. D’altra parte che dire di coloro (trentenni!!, quindi non con il Parkinson) che scrissero dei carri armati russi (1956) e che rappresentavano la liberazione di Budapest e di tutti gli ungheresi, dal male e a tutto il mondo portavano la pace, per poi vestire il doppio petto di presidente, e mollarlo a fatica?
A proposito di lager: Ho incontrato Pino Piller Hofer che non avevo ancora 20 anni, quindi nel 1964. Dopo l’8 settembre Pino, è lui che racconta, si trovava a torino ed andò a dormire con una donna che per una notte di scopate pagate, lo vendette al pomeriggio dopo, ai militari tedeschi che lo deportarono, dopo una sosta nelle prigioni torinesi a mathausen. Non aveva ancora 21 anni, ci restò diciotto mesi. Quando venne liberato pesava 37 kg. Era di sappada ed era forte, abituato con gli sci ai piedi da ottobre a marzo e quindi alle salite ed alle discese con pesi, per lavoro.
– ma che facevate nel lager?
– era un campo di lavoro. dovevi lavorare. Io ero in coppia con un russo. dovevamo fare 3 fori al giorno da 1,5 metri di profondità. il buco era nella roccia in un tunnel. prima a terra poi a metà e poi all’altezza della spalla. con un martello perforatore uno teneva il martello e l’altro spingeva, a turno.
– ogni giorno?
– si, sette su sette.
– com’era la vita?
– prima la paga. la paga era il mangiare. una volta alla settimana un pezzo di osso con poca carne. poi pane, e burro. io scambiavo il mio burro con sigarette. le sigarette mi hanno salvato la vita.
– si, ma adesso che ne fumi 80 al giorno te la tolgono.
– la vita mi è già stata tolta, quello che ho avuto dopo è tutto un di più. le sigarette mi hanno salvato la vita.
– come vivevate?
– cosa ti posso dire? si viveva al momento. Stavi parlando con uno e lo vedevi che tra poco moriva. Appena morto gli si tagliava quel poco di grasso che ancora era presente nelle chiappe.
– e che ne facevate?
– le mangiavamo. io non ho mai tagliato ma almeno tre o quattro volte ho mangiato anch’io.
– e poi?
– e poi parlavamo in circolo, seduti per terra mentre si riposava.
– e di cosa?
– quasi sempre del mangiare. di piatti, di minestre calde e fumanti, di pasta, e di carne, carne, carne.
– e se ti ammalavi?
– a me un incidente che mi prese il ginocchio, che faceva pus, ma non ho mai smesso neanche un giorno di fare i miei tre buchi. al mattino toglievo il pus dal ginocchio con l’acqua fredda della pompa, me la toglievo con le mani, faceva male, ma sopportavo.
pino piller hofer è morto, l’ho visto a bologna due giorni prima che morisse di cancro ai polmoni a 83 anni. Ma perché questi rossi poi parlano? Se ne stiano zitti, zitti.
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