vita attiva 00

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Ho voluto che ci confrontassimo sull’attività delle nostre vite per conoscere se vi sia un filo rosso ,. una correlazione. In queste giornate ancora fredde ma con sole, l’atmosfera asconese è ha particolare profumo.

Per introdurre la conversazione ho letto una possibile risposta sul come ho partecipato al sistema organizzativo che mi era sembrato adeguato alle circostanze (qui un caffè per Ortega Y Gasset). Nella lettura descrivo di come è stata la traversata: venivo dalla Philips, una delle sette multinazionali di allora (anni 60) e mi trovai, per scelta, che vorrei tanto raccontarvi, ad organizzare il lavoro prima, e l’attività poi di più persone, di fare politica, insomma.

Perché la struttura come leva?

Dopo il 1975 ci fu il periodo di disorientamento. Veniva meno l’appartenenza ad un impero, restavano l’opzione di trovare un nuovo impero oppure stare nella landa dei servi della gleba. In ognuna delle due opzioni si era massa. Nell’impero potevi anche essere il principe ma restavi massa, in quanto dovevi perpetuare il potere che veniva ereditato da quello che avevano fatto altri, potevi mantenere, aumentare con conquiste o perdere con sconfitte. Nella landa dei servi della gleba ti rifugiavi nel tuo piccolo, tentavi di scomparire, ubbidendo. Era la condizione che ritroviamo in due momenti della storia: Il periodo greco ed il periodo dopo il decadimento dell’impero romano. E l’insegnamento che potevamo ricavare era come il riposizionamento era stato risolto. La decisione era la definizione di cosa poter fare per dare del senso al nostro agire. La prima condizione è avere la convinzione che non si è soli. Da soli puoi essere un grande artista, avere la tua bottega, la tua scuola, ed il tuo operare è riscuotere l’approvazione del principe di turno: reggia, chiesa. L’alternativa è saper ritrovare, con rara originalità, il problema della libertà di agire contro gli idoli della società di massa. Le antropologie filosofiche fanno di solito dipendere l’immagine dell’uomo da una gerarchia in cui il pensiero nelle sue diverse inclinazioni (teoria, coscienza, conoscenza, contemplazione) assumono il rango più alto, ma sempre si è massa. La summa era ed è: E’ importante ciò che si pensa, non ciò che si fa. Era ed è importante capovolgere questa concezione che esamina solamente la superficie di ciò che gli uomini fanno, dicono o semplicemente sono nelle situazioni molteplici della loro esistenza. Per capovolgere è necessario e evidente, cioè visibile intuitivamente, accettare alcune premesse di carattere teorico e storico. 1 – La pluralità sia della condizione umana sia del mondo in cui l’uomo abita. La condizione umana è plurale perché diverse e non esclusive sono le facoltà e le attività umane (pensare, agire, volere, giudicare, amare, creare) e il mondo è inevitabilmente plurale perché plurimi sono gli essere che vi abitano. Il primato dell’agire risulta dal fatto che solo esso, tra le altre facoltà, presuppone come indispensabile la pluralità degli uomini. Agire è impossibile, impensabile e irrapresentabile senza altri uomini che partecipino, assistano, rispondano, reagiscano o si oppongano all’atto. 2 – Arrivare alla realizzazione dell’identità umana dell’agire: L’agire in isolamento è una contraddizione in termini: è impensabile senza altri che confermino direttamente o indirettamente, esplicitamente o implicitamente chi agisce. Mentre nelle altre attività il chi dell’agente è subordinato a qualcos’altro o a qualcun altro (all’amato nell’amore, all’oggetto nella creazione artigianale o artistica, allo scopo nel desiderare o nel volere, nel pensare il chi sono è sempre soggetto al rischio del dubbio radicale. Nel periodo greco si arriva alla polis, nel periodo del dopo impero romano, nel Medio Evo, si arriva al borgo. Si va in uno spazio vuoto, di solito una piazza (agorà) in cui si ci incontra per discutere, definire il cosa fare insieme. E poi si torna alla propria casa, alla sfera privata o all’inazione, in cui sviluppare le altre facoltà e svolgere le altre attività. L’attività nella piazza e nel borgo è attività politica. Da questo concetto deriva la polis, da questo concetto deriva l’insieme. Nel nostro caso la piazza è sostituita da un tavolo attorno al quale si decide l’attività della gestione della polis. La piazza o il tavolo non è, come la casa, un interno chiuso in alto, analogo alle grotte che esistono nella campagna o in una reggia. La piazza è contornata da mura che la delimitano, è una parte di campagna che si distacca dal resto, che prescinde dal resto, che si contrappone al resto. Funzione creatrice è il potere spirituale di chi comanda. Comandare vuol dire assegnare un compito agli uomini nella piazza o intorno al tavolo, porli sulla via del loro destino, sui loro cardini, impedire la loro dissipazione, che inevitabilmente diviene carenza, vita vana, desolazione. La decisione fu costruire la piazza, contornarla di palizzate prima e muriccioli poi, per poter arrivare a dei veri muri, con il cielo in alto sopra la piazza o la tavola. Con quale scopo? “Avere glorie comuni nel passato, una volontà comune nel presente; aver compiuto insieme grandi cose, volerne compiere altre ancora: ecco le condizioni essenziali per essere un popolo [nel nostro caso avere la nostra identità] Nel passato, un’eredità di gloria e di rimorsi; nell’avvenire, un uguale programma da attuare. L’esistenza di una nazione [nel nostro caso del frutto della nostra attività] è un plebiscito quotidiano.” Siamo a: … insieme, ancora più avanti. Il passato: i fine mese passati, i risultati passati. Lo spessore dei muri che mano a mano consolidavamo. E siamo alle attività di supporto: infrastruttura, risorse umane, tecnologia, acquisizione esterna. L’avvenire: il budget. Definire gli obiettivi delle nostre azioni. E siamo alle attività operative: in – attività operativa – out – marketing & vendita – servizio. La difesa: i muri che sono le convinzione di come vogliamo costruire la nostra identità nel settore, dominato da imperi più o meno grandi e da una glebe informe che non vuole agire, ma vuole fare quello che ha sempre fatto, comunque sempre e per conto del potentato di turno, grande o piccolo, imperatore o re o feudatario. Tutto questo significa struttura. Intorno al tavolo e lungo le mura vi sono dei contrafforti che si vengono a formare. Non potevamo essere impero anche piccolo, non abbiamo voluto essere al servizio di un impero, non volevamo essere vassalli. Non avevamo alternativa se non: insieme per andare ancora più avanti.

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ho operato da sempre nel settore dell'alimentazione degli animali da reddito in Europa e nel mondo. Benessere animale, sicurezza dei manipolatori, degli utilizzatori e dei consumatori sono le linee direttrici. Un aspetto importante è lo sviluppo durevole e i ruoli per i giovani nonché l'accessibilità per i meno abbienti a derrate alimentari sicure

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