vacanze e diversi riti

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Le prime vacanze erano state a Sacco, uno sperduto paesino in Valtellina, di fronte a Morbegno, dove mio padre accompagnava mia mamma, me e mio fratello, nella casa del falegname Fazzini. Ebbi anche una esperienza in una colonia, credo marina, che fini’, grazie a Dio, dopo 3 giorni da incubo. Di Sacco mi ricordo le tre sorelle, figlie del falegname, ed una in particolare, che incontrai qualche anno dopo, Gisella. Poi vennero le vacanze estive del seminario di Lodi. Andavamo 2 mesi a Dorga, con passeggiate alla Presolana, alla ricerca di sassi con fossili marini, in Val di Tede, a cogliere ciclamini, e con tornei di calcio, con un campo in discesa, tornei di carte e le immancabili partite serali a scacchi con il vicerettore Don Vignati, professore di greco. In seguito le vacanze furono la fuga dalle incombenze del lavoro. Tempo fa meditai con la Zambrano sul male oscuro, che colpisce normalmente in estate. La voglia di fuga e in massa, attirati dove c’è ressa. La sindrome della tangenziale, lo capii in seguito. Dapprima ci fu la scoperta di Ibiza: strade sterrate, una mehari che ci faceva riempire di terra secca, ed io che mi sentivo Ulisse. Un mese di fatiche, con un canotto, la bestia, buco, con i panini, le bibite, le figlie, le spiagge ancora non organizzate in tutto, i bisogni nel bosco, la ricerca di cale con il mare calmo. Al mattino guardavo le bandiere sul castello ed in base al vento sceglievo la cala ed il rito di caricare l’auto portata da Barcellona con il traghetto. E una quindicina di amici e conoscenti. Necessità di riempire la giornata con sforzi e fatiche, le discoteche non c’erano ancora e quando ci furono erano roba da figlie. La cena commemorativa della vacanza in casa di Roberto, nella pineta di Cala Tarida, sul terrazzo strapieno di aghi di pino con il tavolo costituito da una porta appoggiata su due improbabili cavalletti: a me era riservato il posto d’onore, dove c’era la maniglia della porta. Franca cucinava il riso con tutti i pesci, pescati e cacciati da tutti  durante le vacanze. Alla fine d’agosto la voglia era di poter ritornare per riposare, di lasciare la tangenziale. Il male oscuro ritorna ogni anno. Per me sono cambiati i tempi, i ritmi, le stagioni. Sono Ulisse già, e da tempo, ritornato nel letto dell’albero. Lo sguardo cerca la naturalità e la bellezza e la contemplazione. I riti sono le noci per gli scoiattoli, i semi di girasole e di miglio per gli uccelli, il potare alcune siepi, il ritrovare i palchi dei tre selvatici daini. Oppure il lasciarsi rinfrescare dal refolo, quando assente è il maestrale, proveniente dal mare, e di fronte ad una distesa che è tagliata in fondo dal profilo dell’Asinara. La ricerca di percorsi alternativi alla tangenziale, percorsi non solo di andata e di ritorno, ma anche di permanenza. Lascio ai nipoti la voglia della circumnavigazione, dei giorni pazzi ad Ibiza, amo i pochi giorni a  Madesimo sotto i pini, anche qui con lo scoiattolo, o la calma organizzata di Ascona, le mie scorribande sono nelle diverse postazioni della libreria, per scegliere la compagnia giusta. Il male oscuro non è più ad alta morbilità, ed è anche quasi sera.

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ho operato da sempre nel settore dell'alimentazione degli animali da reddito in Europa e nel mondo. Benessere animale, sicurezza dei manipolatori, degli utilizzatori e dei consumatori sono le linee direttrici. Un aspetto importante è lo sviluppo durevole e i ruoli per i giovani nonché l'accessibilità per i meno abbienti a derrate alimentari sicure

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