Mi hanno fatto chiacchierare relativamente al percorso relativo alla stabilità della dispersione ed al percorso per l’aumento della attività del microbiota. E mi hanno chiesto se sapevamo cosa stavamo facendo.
Nel primo caso sono state determinanti le specificità del settore nel quale espletavamo le nostre attività operative. Utilizzare una trentina di microingredienti che vengono usati a 5-10-100 ppm in una massa variante, composta da diversi macroingredienti con granulometrie, densità, bilancio idrolipofico differenti, in continuo movimento, prodotta con lotti da 5.000 kg che, raggruppati vengono trasportati, 20-25 tonnellate, su camion per 100-150 km, per essere trasferite per compressione d’aria in un silos, da cui una coclea collegata con una mangiatoia trasporta l’alimento, ed un pollo ne assume 100 grammi per giorno e mettersi davanti alla sfida: in quei 100 grammi ci sono quei trenta microingredienti nelle quantità definite dal Nutrizionista e dal Veterinario perché indispensabili per il benessere animale, per l’ottenimento dei risultati zootecnici?
La risposta che ancora oggi va per la maggiore è: più particelle di microingrediente ci sono più agevole è che vi sia la presenza nei 100 grammi. Era bastato osservare, in un campione da 100 grammi, il comportamento della massa e dei microingredienti in un sacchettino di plastica per comprendere che la dispersione non solo è instabile, ma il comportamento di ciascun microingrediente, rispetto al movimento della massa, segue un proprio percorso, e lo varia, perché influenzato dal contatto, ad esempio, con una sostanza idrofila che abborre, perchè idrofoba, e quindi scappa, fugge, ma si scontra con l’elettrostatica della plastica e riscappa, non sa bene dove e sino a dove: ci sono trenta ossessi che non stanno assolutamente fermi ed il cui comportamento varia di continuo.
Piccola considerazione, ma di una certa importanza, la massa è costituita da ingredienti che valgono 0,3€ per kg mentre ogni microingrediente ha un costo di circa 80 € per kg. L’ordine è quindi, oltre che una necessità legata al benessere animale, anche una necessità per non sprecare delle sostanze così care. E non sprecare significa anche non usarle bene e questo è l’obiettivo dello sviluppo sostenibile, ma questa è un’altra storia.
Togliere l’ossessività ad ogni microingrediente ha significato osservare bene le tante particelle che lo costituiscono, ed anche le caratteristiche delle particelle delle grandi sostanze (macroingredienti) con cui sarebbero venute in contatto, e le diverse situazioni che avrebbero incontrato durante il percorso sino al becco del pollo. Togliere l’ossessività ha significato diminuire le particelle per renderle neutre, agglomerandole su una superficie che poteva essere stabile nella grande massa ed indifferente ai differenti stress (temperature, ph, densità, compressione, demiscelazione) lungo il percorso. La diminuzione doveva però assicurarne la presenza nei 100 grammi, o anche in una quantità minore, ad esempio in 10 grammi, che è poi la quantità che costituisce il campione per le determinazioni analitiche.
Poi possiamo andare nel dettaglio, magari metterci in contatto con le particelle dei macringredienti e di ciascuna delle centinaia di microingredienti (ottenuti per sintesi, fermentazione, naturali, estratti), contarle, conoscerle e convalidare i vari passi, e, magari, scoprirne ancora degli altri. Fare delle convalide teoriche, test pilota e di campo. Un gran bel lavoro!
Il beneficio di una maggiore attività del microbiota è ancora, in grande parte, da scoprire. La nostra convinzione è che la maggior parte degli organi dell’organismo vivente, hanno più funzioni rispetto a quello che conosciamo, e che tutti gli organi sono collegati attraverso dei meccanismi, in particolare alle informazioni, ancora in grande parte sconosciuti. Sappiamo che una maggiore attività del microbiota quanto meno agevola, se non condiziona o mette in moto, le attività e le connessioni degli organi dell’organismo.
Poi possiamo andare oltre, passo passo, paulatinamente, da qui il titolo del post.
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