Sono in Ascona e tra pochi giorni avrò un incontro sull’argomento. Di fronte mi dicono che avrò dei Medici Veterinari di uno dei più importanti produttori di mangime della UE. Il mio approccio è focalizzato sulla tipologia del mangime (granulometria, numero di particelle, umidità, grassi, volume del lotto, densità delle frazioni, trattamenti tecnologici, delta degli stress tecnologici ai quali è sottoposto, in particolare per quanto riguarda le temperature e le compressioni, il sistema di confezionamento e la tecnologia per la logistica e per la somministrazione), dell’impianto (presenza di percorsi orizzontali, verticali, diagonali, presenza di piedi e di teste di elevatori, dislocazione di aspiratori e percorso dell’aspirato e come viene riciclato, se in tempo reale oppure in seguito, tipologia dei vari materiali che sono presenti nell’impianto (acciaio, ferro, lamiera nei diversi tipi, plastica, altro) e delle procedure operative (sequenze, punti di immissione, tempi, fermi di produzione settimanali o giornalieri, altro).
L’obiettivo è quello di definire e condividere che il tipo di mangime, il tipo di impianto ed il tipo di procedure è un UNICUM. E che questo unicum necessità di definite e condivise specifiche che qualsiasi microingrediente (agente chimico, nutrizionale, terapeutico, altro) che entra nel processo DEVE avere.
Le specifiche per l’UNICUM sono dei PREREQUISITI. Se i prerequisiti non ci sono o sono difficili da trovare o c’è il dubbio che vengano rispettati, il mangime DEVE essere scartato quale mezzo di somministrazione: si potrà optare per la somministrazione attraverso l’acqua di bevanda, il trattamento orale o iniettabile o altro individuale, vaporizzazione nell’ambiente, nessun trattamento. Ma questa ultima parte non mi riguarda.