G.G.
2024-07-26Un ricordo personale di una figura importante
Nuvoloni dopo una nottata di forti piogge. Siamo ad Ascona, sotto il portichetto e non so la ragione, ma esplicito un tarlo che mi assilla: di notte sogniamo, ed è il nostro cervello che connette e costruisce le azioni, le colora, almeno nel mio caso, intreccia trame come se fosse uno specialista in sceneggiature. E mi ricordo, seppure vagamente, appena sveglio, il sogno, l’azione, i colori. Ho letto che quello che vediamo con gli occhi viene trasmesso, come con dei pixel, al nostro cervello. Come mai io sogno a colori vivaci, le immagine di me o dei miei conoscenti sono perfette, talvolta più giovani, talvolta più vecchie, ma sempre nitide? Ma poi, ed è questo il tarlo, non è che quello che chiamiamo sogno non è altro che un’attività continua delle nostre sinapsi? Non è che sogniamo anche di giorno e non ce ne accorgiamo? La nostra attenzione, in quanto involucro esterno delle cellule dell’organismo, è concentrata e catturata dalla vista, dall’udito, da azioni che stiamo predisponendo e non siamo così pronti a rivedere quello che le nostre sinapsi continuano a fare: costruire storie, intrecci, farci vivere rivoltate, sovrapposte, situazioni. In certi momenti della giornata, chi sa come e perché, mi assale un nome, una situazione. Non è forse che una parte delle mie cellule celebrali stanno rivivendo una sceneggiatura con dei personaggi che mi sono passati accanto? Oppure sento certi odori, sempre durante la giornata, di cui non so l’origine. In certi sogni gli odori erano protagonisti. Simone e gli altri amici mi guardano perplessi: ma cosa ti salta in mente? Non so è come con la radio o la televisione, senti o guardi un canale, ma anche le altre stazioni, che non ascolti, stanno trasmettendo, e così altri canali. Se le cellule del mio organismo continuano il sogno mi collegano all’universo, al tutto. Io davvero non sono così importante se non come veicolo che ha accumulato materiale per storie infinite. Mi pare che la morte valga di meno.
Simone e gli altri adesso non solo perplessi ma mi guardano come se avessi bisogno di una visita neuropsichiatrica.
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