Il senso
2024-12-03non sempre ciò che capiamo è quanto tratteniamo da quello che ci viene detto e non sempre ciò che campiamo poi lo applichiamo e se lo applichiamo facciamo del nostro meglio.
L’aria asconese invita alla riflessione. Perché parliamo di relazione? Perché ci accorgiamo che intorno a noi, e noi stessi, indeboliamo il legame relazionale. Zygmunt Bauman definisce la nostra società come la società liquida postmoderna, con un veloce indebolimento delle relazioni, anche di quelle tradizionalmente considerate come le più fondamentali, come quelle sessuali. Ci aiutano, in questa riflessione, anche le parole di Mario Imperatore S.I. Anche le relazioni, come altre emotività e spiritualità, sono oggetto di rapido consumo emotivo, così che si succedono, e con frenesia, le une alle altre, secondo la modalità usa e getta della società dei consumi, di cui esse sono una significativa espressione. L’essere umano, uomo o donna, è un essere strutturalmente in relazione, la cellula iniziale è composta da due allele derivate da una relazione tra uomo e donna e questa relazione da origine ad un essere nuovo ed unico, che riceve tutto il sapere sin dalla prima ed unica cellula: incredibile! Ognuno di noi deriva da una relazione che ha unito i genitori ed ha iscritto nel nostro essere e divenire la mascolinità e la femminilità, che, oltre ad essere un dato biologico e culturale, lo sono anche antropologicamente attraverso il linguaggio del corpo, uno strutturale essere in relazione con e per qualcuno che tocca ogni essere umano. Da questa relazione con i genitori e con l’ambiente immediato, si forma la nostra identità, la consapevolezza di essere, il concetto e la conoscenza dell’io. Il nome ci viene dato e impariamo che quel nome ci identifica. Ma ci identifica partendo dalle relazioni. Il cogito ergo sum di René Descartes avrebbe dovuto essere René cogita ergo est. Renè pensa parla si muove si adatta in funzione delle relazioni che lo contornano, non sei io, sei René. Ma torniamo all’indebolimento ed al consumo. Guardiamoci intorno e vediamo la frenesia ed il cambiamento delle relazioni che vengono cambiate come se stessimo facendo zapping. Non dandogli importanza. Al minimo cenno di difficoltà si cambia. Non si dà alcun valore alla relazione. Si dà importanza al pretesto, per il cambio. Fin che dura fa verdura. Invece la relazione deve essere valorizzata. Come? Cercando di approfondirla di farle mettere sempre più radici. Come nel pratico? Riscoprendo la riconciliazione. Come si fa con un bilancio. La parte attiva e la parte passiva per trovare comunque l’equilibrio. La parte mancante sarà una perdita o un utile ma alla fine il tutto è riconciliato. Mi stai dicendo che si deve mantenere la relazione a qualunque costo? No, sto solo considerando che diamo poco valore alle relazioni con noi stessi, con chiunque altro (perché allora stiamo parlando?), con il nostro spirito, con Dio (perché ci siamo? Cosa ci siamo a fare? Che senso la nostra morte?). Non dando valore alle relazioni, al loro differente peso ed importanza, diamo meno valore alla nostra identità. E’ meglio che non ci facciamo determinate domande, richiederebbero una riflessione profonda, e non abbiamo il tempo, tante sono le cose che vorremmo freneticamente fare, ottenere. Il senso ed il bisogno della riconciliazione diventa quindi negativo perché sarebbe un qualcosa che tenta di tenerci legati ad una cosa (la relazione) che comunque già conosco, l’ho vissuta, adesso l’ho consumata, passo ad altro. Zapping. Inutile chiedersi cosa resta ed il senso dello zapping. I due alleli hanno dato origine ad una cellula unica, un vero e proprio miracolo, ed io facendo zapping non le sto dando il senso, io sono l’unico che può dare il senso a tutto il progetto delle cellule. Se tengo in considerazione questo farò comunque meno zapping.
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