Polli da carne a lenta crescita e ovaiole

Polli da carne a lenta crescita e ovaiole

Nessun commento su Polli da carne a lenta crescita e ovaiole

Ascona – Su questo blog sono apparsi, da tempo, dei post relativi alla FALSA COMUNICAZIONE AL CONSUMATORE. Mi riferisco alle galline ovaiole allevate a terra che per produrre uova devono essere trattate per TUTTA LA LORO VITA PRODUTTIVA con agenti chimici, chiamati coccidiostatici. I batteri patogeni, chiamati coccidi, hanno una capacità sbalorditiva di assuefazione agli agenti chimici e quindi ogni tre mesi occorre variare uno dei 6 agenti specifici, attualmente impiegati. Oltre a ciò le galline a terra sono maggiormente in pericolo per l’influenza aviare portata da uccelli migratori e stanziali infettati da questi, e da personale e mezzi che risultano veicoli inconsapevoli della trasmissione dell’infezione. Il consumatore deve essere adeguatamente informato affinché possa scegliere al momento della sua decisione all’acquisto. Acquistare uova di galline allevate a terra obbliga questi animali ad essere trattati a vita con agenti chimici. Adesso il focus si sposta anche sui polli da carne. Riporto una comunicazione che mi è stata trasmessa.

Il mondo agricolo deve lavorare insieme ed unito, per contrastare efficacemente il movimento degli animalisti sui broiler a lenta crescita: si deve evitare che accada qui quello che si è sperimentato con le ovaiole “senza gabbia”.
L’esempio portato è quello degli USA dove, nel 2015, sull’onda di una crescente pressione dei maggiori gruppi animalisti locali ed internazionali, McDonalds annunciò il piano di vendere solo uova deposte in allevamenti senza gabbie, negli USA e nel Canada, a partire dal 2025. Nei mesi seguenti, centinaia di altri ristoranti, rivenditori, grandi magazzini, ospedali e catering hanno preso una posizione simile.
L’industria non ha avuto altro scampo se non prendendo anche lei impegni precisi sulla produzione di uova da galline alleviate non in gabbia. Ma fare questo, non è certo cosa semplice.
Gli allevamenti attuali devono essere rimessi a nuovo o sostituiti, per permettere una produzione senza gabbia. Una gallina fuori dalla gabbia consuma sicuramente più mangime e ci vuole un impegno manageriale enormemente maggiore, per assicurare il successo. E, comunque, dopo aver superato tutti gli ostacoli, gli allevatori non sono certo sicuri di riuscire a vendere le loro uova facendo un profitto. Nel Maggio scorso, per esempio, la Cal-Maine Foods ha dichiarato che attualmente c’è già sovraproduzione di tali uova e che i consumatori non sono per niente disposti a pagarle di più. Ci si chiede come si potranno mantenere gli impegni presi dal settore.
Si sa che i gruppi animalisti, attraverso le gabbie ed altre questioni, hanno scoperto di poter più facilmente fare pressioni sulle società, piuttosto che sui governi o sulle autorità sanitarie, per ottenere dei cambi. Gli attivisti hanno imparato presto a fare leva sulle emozioni dei consumatori e sulle loro poche nozioni, per influenzare le politiche di benessere animale dei produttori. E sono sempre disposti a mettere sul piatto la loro capacità di spaventare l’opinione pubblica, se le loro richieste non vengono accolte.
Con il successo ottenuto con le gabbie, adesso gli stessi attivisti si sono rivolti al mercato enormemente maggiore, che è quello del broiler. Negli USA è già partita la campagna a favore dell’allevamento di razze a crescita lenta, attratta da un mercato di 9 miliardi di broiler/anno e dalla familiarità che il consumatore ha col pollo. C’è già qualche retailer che sta pensando di vendere SOLO broiler a crescita lenta. Ma stime conservative ci dicono che i broiler costerebbero il doppio e si riuscirebbe a produrre il 50% delle quantità di oggi !!!!!
C’è la necessità CONCRETA che l’industria (riproduttori, allevatori, distribuzione) mettano da parte tutte le rivalità, si incontrino e stabiliscano un fronte unitario per fare in modo che il broiler a crescita lenta non diventi lo standard produttivo. Bisogna rendersi conto che si è tutti sulla stessa barca.
L’industria non può permettersi di abbassare la testa ed accettare le condizioni degli attivisti, solo per tenerli buoni. Ci si metterebbe in un angolo, senza capire a fondo l’impatto che questa decisione avrebbe. D’altro canto, non si può, altrettanto semplicisticamente, rispondere “NO” alle richieste dei gruppi animalisti. Invece, bisognerebbe prendere l’approccio “No, ma…”
Quindi: “No alla crescita lenta, ma ecco cosa sto facendo per migliorare il benessere ed arrivare a fare dei progressi…..”

About the author:

ho operato da sempre nel settore dell'alimentazione degli animali da reddito in Europa e nel mondo. Benessere animale, sicurezza dei manipolatori, degli utilizzatori e dei consumatori sono le linee direttrici. Un aspetto importante è lo sviluppo durevole e i ruoli per i giovani nonché l'accessibilità per i meno abbienti a derrate alimentari sicure

Related Posts

Leave a comment

Back to Top