Il senso
2024-12-03non sempre ciò che capiamo è quanto tratteniamo da quello che ci viene detto e non sempre ciò che campiamo poi lo applichiamo e se lo applichiamo facciamo del nostro meglio.
Nello spazio della biblioteca di Locarno. Dal 2020 viene sospeso il volo del tempo, il tempo si è fermato, imponendo alle nostre azioni il proprio ritmo. Il 14 dicembre del 2020 Time ha definito “2020 The Worst Year Ever”. L’ “adesso” vince sul tempo lungo e sulla nostra visione del futuro prossimo. Portiamo degli occhiali scuri, e l’adesso viene confinato dal coronavirus che ci impedisce di vedere altri scenario al di fuori di quello della crisi. Le visioni del futuro cambiano in funzione degli umori e dell’atmosfera globale o personale e questi umori sono instabili, non uguali e oscillanti. L’annuncio di una cattiva notizia o di una informazione negativa può far variare il nostro sentimento relativamente al nostro adesso e la sua estensione verso il dopo, il futuro. Con i miei occhiali scuri ho voluto andare a rileggere quanto veniva detto nella seconda metà del XX secolo a proposito dell’anno 2000. La cifra mille ha sempre il fascino del limite. Il limite è di qui e di là, è prima e oltre. Anche il Duemila, seppure collocato in un epoca differente, ha avuto l’eco delle paure che hanno circondato l’anno Mille. Guardando in uno specchio che riporta l’immagine di come veniva visto l’anno 2000 dal 1950 in poi, scopriamo che, malgrado una evoluzione delle gerarchie delle preoccupazioni, l’attività prospettica quasi sempre pessimista si ripete. Le attività prospettiche vengono prese dagli archivi pubblici, dai giornali, dalle previsioni di enti e fondazioni economiche, sociali, scientifiche, tecniche, dai giornali televisivi, dai reportage e dai documentari, dalle musiche, dall’iconografia, dai film, dai sondaggi che hanno permesso di mettere in cifre sia l’ottimismo, poco, sia il pessimismo, più di peso. Nel mese di giugno del 1986 Antoine Serge si pone la domanda “La prospettiva passerà l’anno 2000?” e si risponde pressa a poco: “Questo anno feticcio che farà? L’anno mille ha generato delle paure; l’anno 2000 ci nutrirà di best sellers, di film, facendo da stimolo alla nostra tendenza nell’attività di previsione. Il miraggio 2000 dissiperà, come tutti gli orizzonti, una visione che finisce sempre per adattarsi e adattare? L’ultimo decennio 1990-2000 sarà ancora fertile e si può prevedere che vi saranno molti sondaggi su l’oltre 2000, ma bisogna spicciarsi, perché il 2000 sta entrando nel quotidiano. Il terzo millennio porterà in sé delle specificità, ma che ne sarà del 31 dicembre 1999 (che è un venerdì)?”. Superstizioni, credenze, riflessioni su linee di tendenza di dati e di sensazioni, di rilevazioni prese da sondaggi. Sono andato a rivedere i dati relativi all’ottimismo e pessimismo dell’area occidentale, che variano anno per anno (1967 – 1993). In questo periodo sono stati intervistati degli specialisti di differenti ambiti (religiosi, uomini d’affari, chiromanti, storici, prospettivisti, politici, sociologi) chiedendo come sarebbe stato, secondo loro, il 2000.Ecco uno stralcio.
Personalità | Inquietudine per l’anno 2000 |
Constatin Amariu | Il mantenimento in schiavitù dei popoli vittime dell’imperialismo sovietico |
Edouard Leclerc | La solitudine ed il freddo |
Khalil El Massaad | Perdita della conoscenza |
Generale de Marolles | Che la prossima generazione sia vittima delle incoerenze del mondo artificiale creato dall’uomo e che si svilupperà senza una finalità con il rischio di condurre il nostro pianeta verso il caos. |
Michel Poniatowski | Inquietudine indefinita |
Thierry Gaudin | Che il cielo ci caschi sulla testa. Che l’analfabetismo e l’incultura favoriscano lo sviluppo di numerose specie di sette su scala mondiale. |
Generale Copel | L’attacco non nucleare ma chimico dei Sovietici il giorno che vedranno sui loro, regimi e sui loro privilegi, le minacce dall’interno dell’Impero e delle democrazie popolari. |
Jacques Seguela | Di non avere 20 anni perché nell’anno 2000 nascerà un nuovo mondo: il pianeta Desiderio. |
Olivier Clement | Il nichilismo invadente |
Ayatollah Rouhani | Il caos che seguirà la morte dell’ayatollah Khomeiny. Il ritorno della sinistra al potere in Iran |
Rabbino Eiseinberg | La robotizzazione degli spiriti |
Basarab Nicolescu | Gli errori e l’ignoranza |
Pierre Chaunu | L’implosione demografica del mondo che fu responsabile ed intelligente |
Pierre Barret | Il razzismo sotto tutte le forme |
Raymond Abellio | Non morire in pace |
Bernard Hervier | La spersonalizzazione delle relazioni interpersonali |
Jacqueline Aimè | I grandi sconvolgimenti che ci attendono |
Mario de Sabato | Le conseguenze della Terza Guerra Mondiale |
Michel Random | Non esserci per vederlo |
Professore Mathè | Che la scienza, la tecnologia per la tecnologia e l’economia per l’economia perseguano il loro terrorismo, e che il mondo ricco continui ad affamare il mondo povero |
Abate Boyer | Di essere infedele alla mia vocazione |
Io l’ho vissuto frastornato dalla tremenda balla del bug 9-9-99, che ha fatto versare ingenti risorse per una grande balla, molto ricca per i digitals. Ma come il 2000 anche il 2020 è divenuto un anno evento, il peggior anno oppure una rottura che dà inizio a cambiamenti. Cambiamenti nella corsa alla globalizzazione sfrenata non considerando sufficientemente gli squilibri che mettono in pericolo l’equilibrio. L’equilibrio è un fondamentale dell’organismo come dell’universo, così come le spirali, i corsi ed i ricorsi. Le costrizioni del coronavirus ci hanno permesso e ci permettono di avere più tempo per vedere dentro noi stessi ciò che veramente ha valore, di rivedere la scala dei valori, personali e quindi riconformare le nostre azioni e le azioni di coloro che ruotano intorno a noi, in ogni campo. Così come l’effetto cerniera nello scorrere del tempo l’anno 2020 darà luogo nei futuri libri di storia all’inizio di una nuova era. Per reinventare il domani, il senso della prospettiva e dare una direzione alla propria azione, non è più utile fare astrazione dall’adesso, del presente, prendere un po’ di distanza dalle costrizioni attuali per concepire un panorama futuro che sia desiderabile prenotare e costruire? Lo storico deve disfarsi degli anacronismi psicologici e il prospettivista deve prendere le opportune distanze dall’attualità, tenendo presente i segnali anche molto deboli e pesandoli. Il futuro lo si costruisce e dobbiamo costruirlo in aggregazione, e deve avere una immagine che possa influenzare le nostre azioni di adesso. L’obiettivo è di rivedere gli scenari tenendo in considerazione le differenti sfide che potrebbero avvenire, che possono contemplare anche estinzioni e implosioni. E’ necessario impegnarsi in un percorso volontaristico al fine di formare un progetto futuro intorno alla speranza collettiva ragionevole[1]. Il futuro somiglierà a ciò che ci impegneremo a fare. Se crediamo al progresso dobbiamo tenere in considerazione le lezioni del XX secolo. La prima cosa da fare è di sottomettere l’idea stessa di progresso a se stessa. Vale a dire far progredire il progresso. Ci può essere d’aiuto l’anagramma d’idea di progresso che è il degrado della speranza[2].
Gli occhiali scuri. Nel 2013 ho postato (cercare Zambrano nell’elenco dei post) qualcosa in merito al Dio scuro, come mi ha insegnato la Zambrano. E’ il Dio della lentezza che viene oscurato dalla frenesia, dalla corsa, dall’andare (Jannacci: Ma dove arrivi se parti?), dalla voglia di dar fuoco, in ognuno di noi si cela un piromane. E questi occhiali scuri li abbiamo ancora indosso, come una mascherina, ma li stiamo togliendo perché vogliamo toglierli, perché non ne possiamo più, perché guardare dentro a se stessi e pesare i propri fondamentali è cosa che rischia di mandarci in tilt. E allora festa! Ma nella festa non abbiamo occhiali ma ci vediamo veramente poco, e, soprattutto, se festa è festa, del dopo non ce ne curiamo. E se non ce ne curiamo come possiamo pretendere di poterlo costruire e con altri per giunta? Non siamo degli intralci, dei parassiti, degli imboscati? Resta lo scenario: fate come e cosa volete, io speriamo che me la cavo.
[1] Daniel Innerarity: Le Future et ses ennemis. De la confiscation de l’avenir à l’espèrance politique. (2008)
[2] Klein Etienne: 2019, la fin d’un monde. (2019)
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