DECONSUMO
2024-11-04i consumi calano un pò in tutto il mondo. Le ragioni?
A Melide, in terrazza, davanti ad acque di un lago nuovo, ci troviamo a periodo feriale terminato.
A: Hai espresso delle preoccupazioni relativamente alle migrazioni. Ma anche in passato vi sono state delle migrazioni importanti. Dall’Enciclopedia storica Zanichelli, documento n. 152, ricavo, relativamente al Bel Paese, le seguenti cifre che, mi hanno meravigliato. Non sono riuscito ad avere le cifre delle migrazioni dovute ad ex colonie, come il caso dei transalpini e dei paesi bassi. Le cifre del bel paese sono sommate per decade ed iniziano dall’unione di Italia e sono in milioni:
1861-1870 = 1,2; 1871-80 =1,1; 1881-90 =2.0; 1891-00= 2,7; 1901-10= 5,8; 1911-20= 4,5; 1921-30=2,5; 1931-40=0,6; riprende 1946-50=2,1; 1951-60=2,7; 1961-70=2,4, per un totale di ben 27,6 milioni di migranti italiani. I paesi di destinazione, per ordine decrescente, sono diversi: nel periodo 1901-1910: Usa, Argentina, Svizzera, Germania, Francia, Brasile, Canada. Nel periodo 1921-30: Francia, Argentina, Usa, Svizzera, Brasile, Canada, Germania. Nel periodo 1961-70: Svizzera, Germania, Canada, Usa, Australia, Francia.
Sergio Romano, in Storia d’Italia, che ho portato con me, sostiene che la spinta avviene per due cause concomitanti: lo sviluppo industriale e urbano dei Paesi obiettivo e l’impoverimento del Meridione dopo l’unità. Nei paesi di arrivo vi erano quindi le condizioni per necessitare di posti manuali di lavoro, mentre nel paese di partenza vi era miseria e povertà, ma non guerra. Per i migranti italiani non è stato per niente facile: o erano crumiri (assoldati, quindi richiesti e voluti, dall’industria, seppure a salario nettamente inferiore, per rendere meno gravoso il superamento degli scioperi) o erano ritenuti dei sovversivi (dedicandosi ad attività di dubbia legalità). E vi sono stati incidenti, sin da subito, molto gravi: New Orleans, il 14 marzo 1891, assalto ad una prigione dove erano reclusi alcuni italiani. Il 26 agosto 1893 ad Aigues-Mortes un centinaio di italiani, crumiri, vennero giustiziati dalla folla. Le regioni erano che i crumiri rendevano meno forte le cause dello sciopero degli operatori indigeni. Ma non ci sono state violenze derivanti dai migranti o da essi organizzate contro il Paese che hanno accolto questo grande numero di migranti, ma subite si.
F: I numeri sono grandi e non avevo una precisa idea. Hai fatto una osservazione che necessita però di alcune precisazioni.
S: Ogni tempo ha condizioni particolari. A quali precisazioni fai riferimento?
F: Le migrazioni che possiamo esaminare da e verso territori differenti avevano delle premesse che occorre specificare. Le economie alle quali si rivolgevano i migranti erano tutte in crescita, alcune in forte crescita. E l’ambiente sociale era caratterizzato da una organizzazione che aveva i propri fondamenti e le proprie regole. Oltre al fatto economico e sociale dobbiamo anche fare riferimento alla tecnologia che richiedeva mano d’opera, con proprie radici deboli, per il cambiamento dei ruoli in una popolazione con una presenza di giovani elevata. Con una organizzazione burocratica limitata. Questi fattori favorivano non solo il processo di integrazione, adottare le regole del territorio di arrivo, ma che permetteva anche uno sviluppo tra la generazione di arrivo e la successiva generazione di coloro che erano dei migranti. I migranti erano richiesti già nel territorio di provenienza, oppure venivano ingaggiati nel porto di arrivo, ma già con un numero conosciuto e per delle mansioni necessarie allo stadio di sviluppo del Paese accogliente.
A: Stai facendo delle precisazioni importanti, e che differenza tra la migrazione di allora e quella di adesso?
F: Le differenze con le migrazioni di questi ultimi dieci anni, e le attuali e le prossime che si annunciano ancora maggiori avvengono in condizioni del tutto differenti, che costituiscono delle criticità e che debbono essere considerate. Per quanto riguarda l’economia quasi ovunque è statica, se non in crisi ed anche in forte crisi. La tecnologia poi è caratterizzata da forti investimenti nell’automatizzazione, quindi con una tendenza alla diminuzione di ruoli esecutivi e manuali. Allora le braccia erano benvenute e necessarie, ora sono mi cervelli il fattore limitante. Per la sociologia l’osservazione, mi pare, debba essere: la popolazione indigena è caratterizzata, quasi ovunque, da una alta percentuale di anziani, se non vecchi. La popolazione indigena è caratterizzata anche dalla rivisitazione delle radici, talvolta da una entusiastica corsa verso la cancellazione delle radici, dalla rivisitazione della storia e dei costumi. La burocrazia ha una consistenza elefantiaca: la burocrazia è uno delle migliori vie di fuga da una economia debole e da una tecnologia che esige dei cambiamenti di modi di pensare, di concepire e di agire.
S: Questo significa che lo spazio per l’integrazione, in un ambiente dove le proprie radici vengono disconosciute o rinnegate, sia quasi inutile e non permette, se non con difficoltà, la creazione di nuovi modelli di sviluppo.
F: Fai un cenno anche alla differenza delle radici del territorio oggetto di arrivo e le radici di coloro che arrivano fuggendo da situazioni di forte degrado.
S: Coloro che arrivano hanno delle radici profonde. Se devo fare un paragone è un po’ come gli ebrei, gelosi delle loro tradizioni e costumi. Anche se sanno come integrarsi e farsi spazio, conservano sempre un forte attaccamento alla loro etnia.
F: Questo è un altro elemento da considerare, e non è secondario, anzi. Coloro che arrivano non hanno interesse ad integrarsi poiché non si sa su cosa e come integrarsi, quando gli stessi indigeni non hanno fiducia nei loro fondamenti, anzi li disconoscono. Abbiamo parlato di cancel culture e di woke.
A: Non è il caso del territorio intorno a queste acque.
F: Hai perfettamente ragione. E la rigidità delle regole non è un elemento di debolezza ma di forza. Chiunque arrivi in questo territorio sa, come premessa, che le regole ci sono, valgono per i residenti e valgono per i nuovi entranti, ma è un caso quasi unico. Da qui i segnali di una preoccupazione forte per le reazioni che inevitabilmente caratterizzeranno le azioni dei nuovi arrivati e che fanno presagire un aumento, anche forte, di episodi di violenza. Ora che ci sono faccio come io credo, prendo ciò che voglio con le buone o con le e da cattive.
A: Abbiamo letto quanto riportato nella rivista che ci hai mostrato, quella di Civiltà Cattolica, se non sbaglio. Ed è quanto abbiamo sentito in diversi Paesi: in Francia, in Germania, in Olanda, in Italia.
F: Esatto. Le preoccupazioni restano dato il poco spazio lasciato dall’economia molto debole, dalla tecnologia sconvolgente, da una sociologia di una popolazione anziana e vecchia, da una burocrazia che non si ferma. Non è con hot spot o con le periferie degradate che si possa creare un terreno di coltura. Mala tempora currunt sed peiora parantur.
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