La pesca al Temolo ovvero greenwashing da barbe finte.

La pesca al Temolo ovvero greenwashing da barbe finte.

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E’ il mio compleanno ma un doveroso pensiero deve andare a quello che ci deve ricordare il 1° di Luglio: la battaglia della Somme svoltasi nel 1916. Ma non è di questo di cui volevo parlare in questa giornata di sole in Piazza Grande.

Rolando Ferruzzi era nato a Viterbo, aveva giocato a rugby con discreto successo e conduceva la Farmazoo Veneta occupandosi della vendita di prodotti zootecnici nel Veneto. Mi parlava della sua passione per la pesca al Temolo nelle acque del Sile in quel di Treviso. Mi raccontava di una difficoltà tra pescatore e preda che rievocava azioni da KGB e CIA.

Ma cosa ha a che vedere il Temolo con il greenwashing?

Il greenwashing, e questa è una mia fissa, impatterà con il settore agro alimentare in maniera pesante, e con delle regie. I prodotti che si fanno belli con il Made in Italy, con il naturale, con le immagini di vacche al pascolo e galline sgambettanti sul prato, sono stranoti. E’ noto anche che il Bel Paese importa più del 50% della carne e del latte, e quasi tutti i prodotti agricoli. Ed è noto che nel mondo vi è l’invasione di prodotti copia o scimmia. Succede anche con l’Emmenthal, ma i volumi sono più importanti con il Parmisano, con il pomodoro, ed altro.

E’ di questi giorni la notizia che i dirigenti di un noto pastificio pugliese sono stati rinviati a giudizio per truffa. E quale è la truffa? Dicevano di usare grano pugliese, ma hanno comprato e utilizzato 4.500 tonnellate di grano francese e del grano proveniente dal Nebraska. Le prime dichiarazioni del pastificio hanno fatto riferimento alla qualità delle materie prime quale unica specifica per l’approvvigionamento. Peccato che il prodotto veniva legato, dalla loro strategia di comunicazione, con le produzioni del territorio (perché il territorio, non dimentichiamolo mai, non può andare o essere portato altrove). Non entro nel merito del grano del Nebraska, pur sapendo le grandi differenze qualitative tra le produzioni Usa e UE (basti pensare alle soglie di sicurezza per l’Aflatossina), e neppure per l’approvvigionamento di grano d’oltralpe (sei mesi di produzione).

Il fatto, come viene riportato dai media, mi riporta al Temolo, ed a quanto mi raccontava Rolando Ferruzzi. Si può copiare per rosicchiare clientela, ma si può anche dare mazzate al marchio per diminuirne il valore. Ed il greenwashing in questo caso fa scalpore perché mette di fronte il consumatore a delle informazioni fasulle, oppure camuffate, oppure non totalmente veritiere. E siamo solo all’inizio.

Ma come fai a legare questo al KGB ed alla CIA? Ma perché, secondo voi, non era tutto già previsto? Prima gli vendiamo il grano d’oltralpe ed anche d’oltre oceano, poi montiamo il caso con la prova provata delle fatture di acquisto, vedrai poi che saranno i media a portarci all’obiettivo. Chi vi viene in mente?

About the author:

ho operato da sempre nel settore dell'alimentazione degli animali da reddito in Europa e nel mondo. Benessere animale, sicurezza dei manipolatori, degli utilizzatori e dei consumatori sono le linee direttrici. Un aspetto importante è lo sviluppo durevole e i ruoli per i giovani nonché l'accessibilità per i meno abbienti a derrate alimentari sicure

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