Incontro su microbiota

Incontro su microbiota

2 commenti su Incontro su microbiota

I primi ancor freddi tepori dell’antiprimavera sul lungolago di Ascona. Si commenta il convegno 12-14 settembre 2021 all’Università Urbaniana di Roma: 11th Probiotics, Prebiotics and New Foods. Il mio parere sulla partecipazione? Sono d’accordo. Ho svolto una parte delle mie attività operative sull’argomento microbiota quando ancora non si conosceva la denominazione attuale, allora, ed erano gli anni 1985 – 2000 si parlava solo di flora batterica, o microflora. 30-40 anni fa: preistoria. Era ancora il tempo in cui dominava la cultura dell’antibiotico. Ho avuto l’opportunità di collaborare con un Gruppo di Tecnici di rilievo che neppure tutti loro però erano consci dell’importanza e del potenziale di quanto si stava trattando. E’ stato infatti solo nel 2013 che si è disvelato che erano errati i calcoli! Si pensava che la flora batterica intestinale, questa un’altra denominazione, fosse il 10% delle cellule che costituivano l’organismo, mentre la scoperta dell’errore di calcolo ha portato a definire i parametri nuovi: la numerazione era errata. Il numero delle cellule che costituivano quello che da allora viene denominato microbiota era 10 volte superiore alle cellule dell’organismo vivente: animale, umano e vegetale. Quando cito questo periodo mi sento dire: “Ma stai parlando di 30-40 anni fa!”, rispondo con l’aforisma della camicia rossa. Un conto è parlare di una camicia rossa, ma colui che parla di una camicia rossa che ha attraversato il Tirreno sul Volturno non sta parlando di una qualsiasi camicia rossa. Nelle nostre attività operative avevamo scoperto:

a) la possibilità e la capacità di migliore l’attività del microbiota in misura > 2,5.

a2) La maggiore attività riguardava i simbionti. Non si aumentava l’attività dei patogeni o altri specie non simbionti. E questo è un aspetto molto importante. Abbiamo avuto l’opportunità di verificare questa selezione della maggiore attività rivolta esclusivamente nei confronti dei soli simbionti. E lo abbiamo convalidato con dei test su organismi axenici, senza un microbiota presente, ma con un microbiota inserito come numero e specie, quindi misurato all’entrata e poi misurato al termine del test, presso l’Università di Digione, se non ricordo male.

b) ulteriori attività di R&D ci hanno portato ad elevare questa capacità a > 5. E questa è una innovazione recente, del 2018.

c) la maggiore attività del microbiota poteva essere ostacolata da apporti che potevano intervenire a squilibrare l’attività stessa. Non dimentichiamo che i mille miliardi di cellule di oltre 1500 specie, che costituiscono, ad esempio, il microbiota di un organismo umano ma valgono per qualsiasi altro organismo come afferma l’aforisma di J. Monod “quello che vale per escherichia coli vale per l’elefante.”, sono estremamente contrarie a entranti che non fanno parte delle cellule del microbiota, che è un unicum, e che sono estremamente gelose delle proprie informazioni e delle proprie decisioni. “Il mio bifido non avrebbe molte possibilità di attecchire nel microbiota di mia madre”, ed era una osservazione di un Tecnico specialista dell’Università petroniana. E si parlava di apporti di simbionti, e non di sostanze di sintesi e/o di fermentazione o di estratti vegetali esogeni.

d) questi apporti potevano diminuire l’attività stessa: ad esempio con l’impiego di antibiotici auxinici e/o terapeutici: il ripristino dell’equilibrio era ed è una operazione delicata, e vale come tempo e come quantità.

e) gli apporti se non rispettavano dei rapporti come quantità e qualità potevano creare dei disequilibri in quanto obbligavano ad un dispendio di energie del microbiota per ritornare ad una situazione di equilibrio. Qualsiasi distrazione del microbiota poteva avere dei risultati inferiori per l’organismo vivente che dipende dall’attività del microbiota per svolgere tutti i processi metabolici.

f) queste interferenze erano difficili da determinare, da qui la nostra propensione allo scetticismo in merito agli apporti stessi, dati senza tenere in considerazione le quantità e la qualità degli apporti stessi. Da qui la nostra attenzione al rispetto massimo per i rapporti degli apporti decisi dai Tecnici Nutrizionisti e/o Terapeuti. Attenzione che veniva e viene ancora tutt’oggi presa per uno sfizio, per una voglia di creare complicazioni. E’ un pò come quelli che insistono che i rifiuti non debbano essere scaricati dovunque e comunque ma occorre essere rispettosi dell’ambiente.

Il microbiota è una colossale fabbrica di sintesi e di fermentazione in grado di produrre una gran parte degli apporti stessi. Ci è stato di grande aiuto la metodologia per misurare la maggior attività del microbiota, da noi denominata coefficiente di bioattività. Se il microbiota è in grado di autoprodursi gli apporti per quale ragione fornirli dall’esterno? E si entra nel tema della sostenibilità.

Da allora il nostro interesse è stato quello di come sfruttare al meglio la maggiore attività. Questo apre uno scenario nuovo: dobbiamo operare insieme al microbiota per verificare quali benefici possono apportare all’organismo vivente la maggiore attività e lo sfruttamento di questa maggiore attività. Da qui l’interesse di aprirci a delle collaborazioni con altri. Saper aumentare l’attività è un aspetto importante ma saper sfruttare questo aumento di attività è un aspetto altrettanto importante. Da qui la ricerca del confronto, delle collaborazioni.

Quelli riportati sopra sono solo alcuni spunti da tenere in considerazione. Ci sono altri aspetti da considerare? Certamente si.

E’ in questa ottica che ritengo interessante l’incontro tecnico che si terrà all’Università Urbaniana di Roma.

About the author:

ho operato da sempre nel settore dell'alimentazione degli animali da reddito in Europa e nel mondo. Benessere animale, sicurezza dei manipolatori, degli utilizzatori e dei consumatori sono le linee direttrici. Un aspetto importante è lo sviluppo durevole e i ruoli per i giovani nonché l'accessibilità per i meno abbienti a derrate alimentari sicure

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2 Comments

  1. Alberto  - 2021-02-25 - 7:56 AM

    Credo che la sensibilità aumentata nel pubblico verso tematiche come sostenibilità, alimentazione, salute e biodiversità debbano inevitabilmente saldarsi a quelle nei campi del benessere animale e naturalmente dell’allevamento e dell’agricoltura.
    C’è ancora tantissimo da fare, sia in termini di ricerca, sia ancora di più di informazione. Il grande pubblico sa poco o nulla di prebiotici e tende a fare generalizzazioni e banalizzazioni, spinto dalla consumicazione dei prodotti mass market. C’è molta confusione.
    Penso anche che serva un approccio di sistema e che al concetto di “economia circolare” su debba affiancare quello di “responsabilità circolare”, che riguarda tutti gli attori coinvolti, a tutti i lvelli. Inclusi ovviamente i centri di produzione del sapere per eccellenza, come le Università. Il titolo del convegno mi pare che già indirizzi in modo interessante il dibattito.

    • flavio.veneroni@mailswiss.ch  - 2021-02-25 - 1:17 PM
      /

      Sono d’accordo con le osservazioni.

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