I.A.R.C. – News
2017-11-13
Oggi nella biblioteca di Locarno, riflettiamo su quanto comunica IARC. Cogliamo delle frasi, ma sarebbe bene rivolgersi direttamente sul sito e leggere attentamente gli specifici riferimento: http://www.iarc.fr.
1) Nell’ambiente esistono diverse migliaia di sostanze artificiali o naturali, anche nei luoghi di lavoro, alcune delle quali hanno il potenziale di causare il cancro. Molte di queste sono sostanze chimiche. I produttori o le industrie devono conformare i loro processi alla normativa tesa a attuare comportamenti e responsabilità individuali finalizzati alla protezione. Si devono informare i lavoratori nel caso di esposizioni anormali.
2) Nell’abstracts relativo a quali siano le principali sostanze chimiche presenti nell’ambiente e in grado di provocare il cancro (e quale tipo di cancro) di citano: amianto, benzene, gas di scarico, idrocarburi policiclici, contaminanti dell’acqua e del cibo nella prevenzione del cancro, ad esempio arsenico, inquinanti organici persistenti, come le diossine. L’inquinamento atmosferico è stato classificato da IARC come una miscela di più sostanze inquinanti che possono causare il cancro. Le valutazioni consentono ai decisori di elaborare misure volte a ridurre o eliminare l’esposizione umana a sostanze cancerogene note, o talvolta solo sospette.
3) Relativamente alla domande se esista una dose sicura, viene annotato che in generale non è possibile una dose sicura, è consigliabile adottare una politica basata su una eliminazione del 100%.
4) Alla domanda relativa alla preoccupazione di vivere all’interno o nei pressi di una zona industriale, viene ribadito che gli inquinanti atmosferici possono aumentare in prossimità di siti industriali, come inceneritori, discariche o mulini. E’ necessario compiere ogni sforzo possibile per ridurre al minimo e controllare le esposizioni causate dai siti inquinanti ai danni della popolazione generale.
Perché ci dici questo?
Sapete che uno dei miei pallini sono gli oligoelementi, in questo caso mi riferisco a Fe, Mn, Zn, Cu, I, Co, Se, che vengono normalmente utilizzati nella preparazione di alimenti per animali da reddito. Resto fissato sugli oligoelementi perché, come hanno ribadito gli specialisti della medicina del lavoro, NON si conoscono gli effetti ad una esposizione continua e contemporanea: e l’esposizione continua e contemporanea è una caratteristica del settore, si parla in questo caso di poliesposizione. Il settore utilizza 785 mila tonnellate a livello mondiale di questi oligoelementi, l’Europa ne utilizza 172 mila tonnellate, l’Italia, ad esempio, ne utilizza ogni anno 9 mila tonnellate.
Abbiamo potuto notare come sia agevole fare in modo che nelle emissioni interne ed esterne ai luoghi di lavorazione degli alimenti NON vi sia la presenza di questi oligoelementi.
E allora, facciamolo! In maniera preventiva, a dimostrazione che siamo dei professionisti: sappiamo che possono essere pericolosi e quindi vi abbiamo provveduto. Fate pure tutti i prelievi che volete, anche durante il periodo di massima produzione, potrete osservare che nelle nostre emissioni i limiti di sicurezza sono ampiamente rispettati. Questa è una decisione etica e sostenibile, ed è l’attività di dare senso e significato alle proprie attività operative nella preparazione di alimenti, lungo tutta la filiera.
1 Comment
Dev’essere più approfondito.