Fare filiera

Fare filiera

Nessun commento su Fare filiera

Il Regolamento n. 178 – UE prospetta che per il settore feed & food sia determinante la filiera. In mancanza di filiera i controlli nei vari steps diventano un onere eccessivo e le osservazioni in ogni step possono non tenere in considerazione l’obiettivo della filiera, quando lo stesso Regolamento nei consideranda n. 30 pone in capo la responsabilità all’industria alimentare “Gli operatori del settore alimentare sono in grado, meglio di chiunque altro, di elaborare sistemi sicuri per l’approvvigionamento alimentare e per garantire la sicurezza dei prodotti forniti; essi dovrebbero pertanto essere legalmente responsabili, in via principale, della sicurezza degli alimenti.”.

Il fare filiera significa dare senso ad ogni anello partecipane della filiera stessa. Resteranno i problemi di vendita ma il sistema si rafforza proprio per il senso di quanto deciso ed in aggiornamento, in caso di variazione.

Il non fare filiera significa dare importanza solamente a quanto succede ad ogni singolo step, che rimane slegato, dagli altri. Si perde il senso, proprio perché è conosciuto che per ogni prodotto gli attori sono diversi. Restano i problemi di vendita e in ogni caso sia le quantità ed i prezzi salgano o scendano la coesione e l’aggregazione resta debole e precaria.

Per spiegare meglio illustrare il concetto cito la pubblicazione Ismea – I prodotti agroalimentari protetti in Italia. Lo studio mette in confronto i marchi, per le diverse tipologie di derrate agroalimentari registrate in Italia e quelle di altri Paesi quali: Francia, Spagna, Portogallo e Grecia. Nella prima parte il focus è sull’Italia e vi sono citate le quantità di vendita, ad esempio dei vari marchi di formaggi. Nelle poche pagine riservate alla Francia balza agli occhi che la tabella riporta, per ogni marchio di formaggio: il numero degli allevamenti ed il numero dei caseifici.

Sono andato, per l’Italia, ad istruirmi scaricando dal sito www.provolonevalpadana.it/public/file/manua il regolamento della qualità. La sola indicazione che ho trovato è che vi è una zona di PROVENIENZA (notare bene che non si parla assolutamente di produzione), in pratica il Nord Italia ma la lista dei caseifici arriva sino a Roma. Assolutamente non si parla di allevatori.

Ho scaricato, per la Francia, www.cantal/fromage/reglementtechniqued’application e le 5 pagine sono tutte dedicate:

  • Epandage des matieres organiques fertilisantes;
  • Origine et gestion du troupeau;
  • Alimentation du troupeau laitier ;
  • Additifs pour l’ensilage ;
  • Controles de l’alimentation ;
  • Les aliments complémentaires ;
  • Registre d’alimentation et autres documents.
  • Sono indicati i singoli comuni con la superficie minima di un ettaro per gli allevamenti.

La diversità è evidente. Le considerazioni sul senso della filiera e sulla forza dell’aggregazione poggiano su delle basi differenti. La capacità di progettazione e di R&D per i miglioramenti qualitativi sono del tutto differenti. Non essere interessati, non voler fare, non saper fare filiera, è DEBOLEZZA.

About the author:

ho operato da sempre nel settore dell'alimentazione degli animali da reddito in Europa e nel mondo. Benessere animale, sicurezza dei manipolatori, degli utilizzatori e dei consumatori sono le linee direttrici. Un aspetto importante è lo sviluppo durevole e i ruoli per i giovani nonché l'accessibilità per i meno abbienti a derrate alimentari sicure

Related Posts

Leave a comment

Back to Top