G.G.
2024-07-26Un ricordo personale di una figura importante
Ernst di nome, Grabitz di cognome, tedesco di origine, italico per amore. Lavorava alla Merck Bracco dove aveva gestito la costruzione di tre piani dell’impianto di sintesi che si vede dalla tangenziale est di milano. Laureato in scienze naturali con specialità chimica. Uno dei suoi professori era stato Randolph Riemschneider che ho conosciuto e con cui ho collaborato in alcune ricerche. A quei tempi i tecnici dei concorrenti erano al massimo veterinari, la maggioranza bravi con le mani. Accanto a me Ernst Grabitz, fu rivoluzione, fu distacco, fu pensare in avanti, fu continuamente indagare e ricercare del perché (why), la ragione. Pensava e ragionava in tedesco, con i numeri era un dramma. Era grande con i numeri ma doveva farsi il tutto da solo ed in tedesco. Per lui ero il capo, mi diceva mi dia dieci minuti, era il segnale che doveva stare da solo e rimuginare in stretta lingua natale. Le nostre soluzioni (intendo i liquidi feed) erano le migliori ed in tutti i climi. Cominciammo con le polveri, e finimmo con la stabilità della distribuzione, anche qui anni avanti a tutti. Tedesco, francese, inglese, italiano li parlava correttamente. Si mise a studiare e parlare arabo, per farmi stare indietro, quando iniziammo a produrre in medio oriente. Nipote militare aviatore, aveva viaggiato su F104.
Un aneddoto da colleghi.
Sirmione, Ernst Grabitz deve tenere una relazione alle ore 9. Colazione abbondante con alcuni colleghi che lo hanno preso di mira. Si abbuffa e tiene la relazione. L’aria condizionata al massimo gli provoca una congestione. Viene adagiato sul bordo della piscina, mentre la riunione continua e si arriva al pranzo. Piller Hofer Giuseppe, uno dei primi italiani ad essere internati a Mathausen da cui uscirà alla liberazione pesando meno di 35 chili, manda GG ad assicurarsi che la fighetta tedesca stia bene e per fargli sapere che gli italiani sono più forti. La risposta è che dovevano ascoltare lui ed aumentare la dose di gas, e lui glielo aveva detto.
Si era completamente riavuto. Ci raggiunse e chiese una birra.
Assolutamente e caparbiamente contrario al computer, finchè in uno spazio di una mattina, spesa in attesa nel tribunale di Monza in ozio, gli do’ un problema legato al contenuto di quattro caratteristiche di tre cerali ed i fabbisogni nutrizionali per bovini. Non ha voluto sapere niente di quattro, commodore e lotus, si mise con un casio e in quella mattinata scrisse il programma in linguaggio basic per la formulazione per bovini e suini. Non si fermò più e lo persi. Letteralmente.
La chimica era per lui chiara e trasparente, anche la fisica. Mi ricordo due circostanze uno in un colloquio con il dr. Gay nella sua casa laboratorio di Arese. Si misero a parlare di una sintesi, degli step, dei recuperi, e parlavano con le formule e con matite e calcoli su pezzi di carta, e i regoli. Finchè Gay mi disse che Ernst ne sapeva e Gay era un genio della chimica. Un’altra volta nella fabbrica chimica di San Celoni in Catalunia spiegò cosa si doveva cambiare ed era stato entusiasmante, ricevendo un battimani dai quattro chimici presenti.
Flavio, mi diceva, se non mi danno tutto quello che mi spetta della pensione, fabbrico in casa cocaina dalle patate. L’ho fatto da studente e siamo arrivati ad una produzione continua nell’università.
Dalle patate? Dalle patate. Io fabbrico e tu vendi. Pazzo.
Stette con me sino alla pensione ed anche oltre. Facemmo dei brevetti insieme, altre idee ce le tenemmo per noi.
Ernst dovunque tu sia che il tutto ti sia lieve, e birra fresca.
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