Dittatura 01

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Forse sarà stato un effetto secondario della vaccinazione Covid19 con vaccino Pfizer, oppure la sosta dei 15 minuti a Giubiasco, in un ambiente molto organizzato e quasi paramilitare, fatto sta che ho sognato. Parlavo con Italo Calvino, con la sua fronte pronunciata, lo sguardo con i rugoni e lo strano sorriso di colui che ti sta prendendo per i fondelli. Da una parte c’era anche mio padre, che ci guardava, con un sorriso.

– Ma allora cosa mi dice della dittatura? Quale è il suo posizionamento nei confronti della dittatura?

– Se fossi io il dittatore mi sta bene, ma se fosse mio padre, o mio fratello, o mio figlio, preferirei la democrazia. Detto questo però devo dire che non ho avuto, se non nelle mie attività operative, una esperienza di dittatura. Ho vissuto dall’esterno la dittatura russa, di Stalin per intenderci, ma era riportata. Mio padre me ne parlava con simpatia, essendo tornato dalla Campagna di Guerra di Russia, 90° fanteria, comunista “perchè nessuno in Russia è senza lavoro”. Quando poi nel 56 si venne a conoscenza della brutalità ci si accorse che si aveva di fronte una dittatura. E ci si accorse come alcuni ebbero il senso della dignità di lasciare il PCI che tramite anche l’adulto Napolitano aveva la certezza che i carri armati sovietici, che lasciarono nel sangue dei lavoratori e cittadini ungheresi, fossero intervenuti per la pace del mondo. Poi nel 1990 si fu in grado di leggere la lettera che Togliatti scrisse a Kruschev perchè intervenisse con i carri armati a neutralizzare la rivolta di Naghi. Quindi esperienza di dittatura e di utili idioti che permettono la permanenza e la continuità della dittatura stessa. Ho avuto un’altra esperienza, questa volta diretta, la dittatura di Franco in Spagna. Frequentavo almeno 2 giorni per mese Barcellona. Di politica con i miei partner operativi non si parlava. Mi ricordo che una sera discendendo per las ramblas per dirigermi a Barceloneta, volli rendermi conto se fossero vere tutte le storie che mi venivano raccontate sul fascismo dittatoriale di Franco. Ero curioso perchè non me ne rendevo conto che ci fosse qualcosa di diverso dal mio ambiente tricolore. Presso una edicola mi fermai, e vidi che avrei potuto comprare l’Unità, oppure Le Monde, oppure La Pravda, non mi fece meraviglia anche poter vedere l’Osservatore Romano. Non so perchè questa associazione o attinenza fra dittatura e Vaticano. Comprai l’Unità, solo per poter verificare che fosse un vero giornale. Poi andai in una cabina telefonica. Il telefono era a monete da 5 pesetas. Vi era la lista dei prefissi per le chiamate internazionali: 0039 per Italia, ma vi era anche il prefisso per la Russia, per l’Ungheria, per la Germania dell’Ovest e dell’Est, mentre in Italia, per fare una telefonata internazionale sarei dovuto passare da un centro, non avrei potuto farla direttamente.

-Ma questo che ha significato per lei?

-Che l’informazione poteva circolare e se l’informazione circola il pensiero non è unico, e se il pensiero non è unico la critica diventa un abito mentale.

-Ma Franco era un fascismo morbido, ammorbidito negli ultimi anni.

-Per Franco ho una conoscenza diretta. Mi ricordo quando richiamò il Re soggiornante a Roma, per passare la gestione dello Stato. E poi i fatti che seguirono dopo la morte di Franco, il suo funerale, e tutto quello che ne conseguì. Le sommosse di ETA mi parevano acqua fresca venendo io da un Paese ove imperavano le Brigate Rosse.

– Mussolini fu diverso, anzi la dittatura di Mussolini fu diversa…..

-Non lo so. Forse le riflessioni su Franco mi misero della curiosità relativamente a Mussolini. Non potevo avere una conoscenza diretta ma avevo due possibili testimoni. Chiesi a mio padre. Avevo delle idee confuse. Mi raccontò delle visite dei fascisti a Lodi Vecchio che ogni anno venivano in casa perchè il nonno Biagio era socialista ed era il segretario della Società di Mutuo Soccorso. Venivano e rivoltavano i letti per cercare se ci fossero dei documenti, fogli, o altro. Venne consigliato a mio nonno di mettere una foto di Mussolini giusto all’entrata di casa e, da allora, le visite cessarono. Ma quando gli chiesi altro sul fascismo, non mi disse niente se non qualche aneddoto.

Ho avuto l’occasione di avere come collega Piller Hofer Giuseppe, Pino per gli amici. Aveva fatto 18 mesi a Mathausen e quindi era una fonte diretta. Mi parlò del suo arresto a Torino, venduto da una ballerina, della sua prigionia, entrando anche nei dettagli. Mi parlò del fascismo e di come si viveva e concluse “Beh si stava meglio allora.”. Questa frase mi fulminò.

Comprai la biografia di Mussolini e del fascismo, scritta da De Felice, per la semplice ragione che De Felice era stato un comunista praticante e credente, che lasciò il PCI solo dopo i fatti di Ungheria (corsi e ricorsi storici). Quindi era una voce fuori dal coro, una voce critica. I suoi 5 libri sono corredati da documenti, è una ricostruzione storica ben fatta. Avevo letto altre biografie, me ne ricordo una inglese, ma erano acritiche. Dalla lettura di De Felice mi sono reso conto che vi sono state delle cose veramente buone, delle cose buone, ed in ultimo, delle cose nefande. Ma poi scoprii che le nefandezze non erano state fatte solo in Italia o Germania, ma anche in Francia, in Olanda, in Belgio, in Svizzera, per non parlare di Russia.

– Allora è per la dittatura?

-Sono per la dittatura nell’esecuzione di un mandato. Nell’ufficio tenevo un busto di Garibaldi che conquistò, con i Mille, un Regno ricco di storia e di prestigio, lo governò e poi lo passò senza compenso alcuno, ecco la ragione del busto, ai Savoia con un consiglio: “Dovete nominare per la gestione di quei territori un dittatore che stia in carica 2 anni, e poi lo cambiate.”. Quando ho esercitato le attività operative avevo carta bianca, ed è una lezione. Devi scegliere i collaboratori, devi decidere se ti puoi fidare della esecuzione, e ti accorgi che sei solo perchè la responsabilità del risultato è davvero un peso. E sei solo. E poi i problemi e l’organizzazione si allarga, e le situazioni si modificano e devi dare degli ordini, seppure talvolta in una nebbia fatta anche da incertezze. Poi aumenta l’età ed aumenta la grettezza.

-Grettezza?

-Si, diventi meno deciso nei cambiamenti, ti rilassi quasi, ma il problema è la stanchezza cerebrale, e cerchi di difendere le decisioni prese. E crolla la freschezza dell’invenzione, della decisione improvvisa ed immediata. Sono stato un dittatore? Si. E lei Italo?

-Ma io sono per la dittatura.

-Ma la leggerezza delle lezioni americane?

Mi guardò sorridendo e mi svegliai con un piccolo dolore al braccio.

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ho operato da sempre nel settore dell'alimentazione degli animali da reddito in Europa e nel mondo. Benessere animale, sicurezza dei manipolatori, degli utilizzatori e dei consumatori sono le linee direttrici. Un aspetto importante è lo sviluppo durevole e i ruoli per i giovani nonché l'accessibilità per i meno abbienti a derrate alimentari sicure

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