Bresaola della Valtellina – intervento del Nutrologo
2017-03-21
Sono in Ascona e ricevo questo intervento di un Nutrologo ritenuto tra i gli opinion leader tecnici italiani nel campo delle carni di razza bovina. Al di là dell’aspetto, legale come no?, di prendere per i fondelli me consumatore con la facciona della bruno alpina e con dietro i monti della Valtellina che identificano la Bresaola della Valtellina, per poi appiopparmi del Zebu brasiliano (niente da dire nei confronti dello Zebu) ma molto sul fatto di essere preso per i fondelli mentre decidendo come spendere i miei soldi e sicuro che nella UE il consumatore debba avere tutte le informazioni, nell’intervento del Tecnico vengono smentiti i punti tecnici che il responsabile della comunicazione mi aveva dato. Quindi come consumatore mi sento minchiato due volte. La prima, dopo aver subito il fascino del muso della Bruno alpina e con la risposta che si tratta di Zebu, e la seconda poichè il responsabile della comunicazione mi spiega come non sia possibile tecnicamente fare altrimenti. Alla faccia dell’informazione al consumatore della UE e del Regolamento n. 175.
INTERVENTO DEL TECNICO
Salumificio Rigamonti
Gentile Signor Magliano,
A differenza del Sig. Veneroni (con il quale collaboro professionalmente) io sono un nutrizionista esperto in bovini da carne e di qualità della carne, tra l’altro sono consulente di Asprocarne Piemonte, proprio per quello che riguarda la carne bovina.
La sua risposta, che può andare bene per trasmissioni come “ linea verde” o altre, dove le inesattezze si sprecano, non è proponibile a un pubblico di addetti ai lavori.
Sappiamo tutti che il marchio IGP è una invenzione per poter fregiarsi di un qualche marchio, producendo olio con olive greche, vino con uva di altre regioni o paesi, formaggi con latte di QUALSIASI provenienza e insaccati con carni che arrivano da QUALSIASI paese.
Ben diverso sarebbe fregiarsi di un marchio DOP dove TUTTO è prodotto e lavorato nella regione /provincia/luogo di produzione.
Naturalmente i nostri bravi giornalisti, che a tutto pensano fuorché informare, non lo sottolineano mai abbastanza, e questa disinformazione produce i “tarocchi legalizzati” ai quali si riferisce il Signor Veneroni.
Inoltre lei parla di alcune motivazioni che portano a scegliere la carne brasiliana che sono a dir poco inesatte.
La storiella del pascolo, (sono stato in Brasile a visitare molti allevamenti di Nelore) è inesatta. In Brasile quando le condizioni lo permettono, molti vitelloni si alimentano di esclusivo pascolo, ma spesso le loro diete sono integrate, esattamente come da noi, con cereali e mangimi vari, proprio perché il pascolo non é sufficiente.
I Nelore producono una carne molto PIU’ GRASSA della nostra, tanto é vero che il vostro disciplinare parla di percentuale di grasso del 7% quando una fetta di coscia italiana media non arriva all’1%.
La percentuale di grasso del muscolo, in altri termini chiamato Marezzatura o marmorizzazione, é l’aspetto fondamentale per la scelta delle cosce brasiliane e NON come dice lei la magrezza.
Un altro aspetto é l’età avanzata dei bovini brasiliani (vecchi di circa 2-3-anni) per via dello scarso accrescimento ponderale.
Noi siamo perfettamente in grado di produrre un castrato di 650 kg, di 2 anni, con una marezzatura simile, sia di razze da carne ma anche con, ad esempio, la razza frisona.
E allora perché acquistare dal Brasile? Ma è semplice: IL PREZZO!, però questo nella pubblicità o nelle trasmissioni televisive non viene sottolineato. Esattamente come per olio IGP con olive greche o spagnole ecc.
Infatti le carni europee alle quali si riferisce, non sono certo scelte perché i bovini sono alimentati con esclusivo pascolo (cosa che NESSUNO fa in Europa ), ma per il prezzo.
Il problema italiano é sempre stato quello di non saper valorizzare altri tagli dell’animale (anteriore in primis) che resterebbero invenduti o svenduti, contrariamente ai brasiliani o altri che producono hamburger, ottimi per utilizzare i quarti anteriori e il grasso eliminato dalla carcassa.
In realtà bresaole completamente italiane ci sono (ad esempio quella di bovini piemontesi coalvi), dimostrando che non é vero che si possa fare solo con bovini stranieri.
Motivi commerciali e di costi quindi e NON tecnici, è infatti di pubblico dominio l’acquisizione di una grossa quota, da parte dei Brasiliani , del vostro salumificio.
Domani sarei in grado comunque di produrre un frisone di 650 kg con una marezzatura uguale a quella dei brasiliani, ma probabilmente a qualche centesimo al kg superiore al prezzo delle cosce brasiliane.
Ridicolo dire che le carni arrivano dal Brasile perché sono più magre, direi quasi offensivo nei confronti del paese (l’Italia)che produce le carni più magre in assoluto, considerando che il paese che produce le carni più grasse in assoluto è il Brasile.
Comico no?
Non è comico, è il liberalismo sfrenato, ma con il patrimonio di altri. Siamo ai pataccari, agli uccellatori. Comunque hanno vita breve.
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