Dalla biblioteca di Locarno e dalle letture in Ascona.
mi riferisco all’articolo di Mariagrazia Alabrese apparso su Affari Internazionali. L’autoapprovvigionamento alimentare è un fondamentale strategico per una Nazione. Oltre alla situazione davvero paradossale di un territorio , come quello della Peninsula, con terreno, con spazio, con forza lavoro, con il consumo, ma che vien tenuto in ostaggio da potenze colonialiste, aiutate da quinte colonne interne, vi è il problema che l’introduzione di merci che provengono da fuori, che sostano in porti, in frontiere, in magazzini più o meno custoditi. E da noi circolano, conosciuti o meno, espulsi ma sempre presenti, abbastanza individui per far si che aumenti il rischio. Una produzione locale ha una catena distributiva certamente più corta e più controllata. Se foddi un bioterrorista e dovessi mettere delle salmonelle, dei clostridi o delle ocratossine nelle scatolette di salumi mi basterebbe trattare una cinquantina di cosce di maiale provenienti da Spagna, Danimarca, Germania (che già hanno un cammino oscuro per via dei timbri), ma che hanno le loro brave certificazioni. Quando si parla di bioterrorismo è difficile immaginare gli scenari. Quello che immaginiamo è solo una minima parte di quello che può succedere.
Non sono bene al corrente di cosa sia successo in Grecia.