Il senso
2024-12-03non sempre ciò che capiamo è quanto tratteniamo da quello che ci viene detto e non sempre ciò che campiamo poi lo applichiamo e se lo applichiamo facciamo del nostro meglio.
Ascona rilettura ricordando anche quel Confalonieri, defunto avvocato dalle telefonate davvero strane.
Già in passato avevo fatta mia la riflessione della Zambrano sul dio scuro dell’estate, che ci impone di metterci in fila, di sopportare quello che non sopporteremmo in altre epoche, in nome di cose senza alcun senso. Bruciare, si quali piromani. Sto decidendo cosa portarmi per sciacquare il cervello. Sciaquare con altre nozioni, informazioni, immagini, differenti dalle precedenti. Le operette morali ed i dialoghi di leopardi me li sto rigirando da tempo e meritano un approccio più sistematico. Per la quarta volta potrei rituffarmi in Tolkien per riserntire la forza e la precarietà delle emozioni di gruppo. La lettura del Canale Mussolini, da me goduto, ma soprattutto che ha ringalluzzito mio padre quasi novantaduenne, mi fa volgere la mano al terzo volume dello storico De Felice per rileggere, anche alla luce delle beghe attuali, quanto realizzato dal 1928 al 1937, prima dunque che io nascessi. La rilettura in contemponea dell’Ulisse mi è stata proposta. Porterò due opere. Ho appena terminato Non dimenticatemi di Pavel Florenscki restando davvero annichilito di fronte a tanta intelligenza. Avrei voluto conoscere l’uomo, fucilato, poco più che cinquantenne, con altri cinquecento internati nei lager sovietici (e per quel trinuarciuto di presidente nel ’56 i carri armati russi che invadevano l’ungheria, stavano portando la pace nel mondo!!!). Ma non mi sento preparato per rileggere le colonne della verità. Cercherò con cura di non leggere alcun quotidiano ne di vedere/sentire tv o altro. Il libro è un amico che si deve far ascoltare e quindi mi devo obbligare ad ascoltarlo, farmi tirare all’interno, superare la soglia per poi trovarmi in un’altra dimensione. Dimensione diversa dal mio quotidiano. Sono pronto a ritrovarmi le file all’aereoporto, a mendicare un’autovettura in un luridissimo ufficietto, a ritrovarmi in un posto normalmente gestito da venti persone che ne deve smaltire tremila, a dire e ridire le solite frasi “ma questi sono sporchi, non sono professionisti, devono morire” ed essere io tra quelli che tiene l’ossigeno acceso. Sono pronto a ridere di me, della mia scarsa coerenza. Potrei starmene a casa, godermi l’erba, la quercia, i faggi penduli, l’acqua della piscina, la musica brasilera, ray, i classici, il pc con gli scacchi al settimo livello, pane, salame, formaggio ed acqua, il cane vicino che mi sbuffa il suo caldo alito, zanzare quanto basta, 3243 volumi per qualsiasi voglia e vogliuzza, e fare robinson crosue per quindici giorni. ma sono pavido e quindi vado a bruciare.
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