Sicurezza, malgrado tutto una opportunità. mar. ’10

Sicurezza, malgrado tutto una opportunità. mar. ’10

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Sono 30.000 le tonnellate di agenti chimici che vengono acquistate, lavorate e consumate per le esigenze nutrizionali e terapeutiche degli animali allevati sul territorio italiano.

Ed occorre sempre tener presente che NON produciamo sul territorio il 50% delle carni suine ed il 50% del latte che consumiamo.

Relativamente alle 30.000 tonnellate è necessario notare:

vengono assemblate ed utilizzate quasi sempre insieme e contemporaneamente,

nei mangimi venduti e/o autoprodotti questi miscugli di agenti chimici vengono continuamente e variamente movimentati e manipolati,

Le deiezioni animali possono contenere agenti chimici non assimilati dall’organismo animale e contaminare l’ambiente e le acque.

Le attività del settore zootecnico rientrano nella Direttiva 98/24 “ogni attività lavorativa in cui sono utilizzati agenti chimici, o se ne prevede l’utilizzazione, in ogni tipo di procedimento, compresi la produzione, la manipolazione, l’immagazzinamento, e il trasporto o l’eliminazione ed il trattamento, o che risultino da tale attività lavorativa.”. E ancora abbiamo organismi che affermano “NO, questo non vale per il nostro settore”.

La sottile discussione “Ma quali agenti chimici?” è del tutto fuori luogo poiché la Direttiva all’art. 60 ter – b) 3) è chiara.”agenti chimici che, pur non essendo classificabili come pericolosi, in base ai punti 1) e 2) possono comportare un rischio per la sicurezza e la salute dei lavoratori a causa di loro proprietà chimico-fisiche, chimiche o tossicologiche e del modo in cui sono utilizzati o presenti sul luogo del lavoro, compresi gli agenti chimici cui è stato assegnato un valore limite di esposizione professionale.”. Inutile distinguere la Vitamina D, il Selenio, il Manganese, basta una semplice parola: TUTTI.

L’art. 60 quater – punto 3 riporta quello che può essere inteso come oneroso obbligo o buona opportunità:

Nel caso di attività lavorative che comportano l’esposizione a più agenti chimici i rischi sono valutati in base al rischio che comporta la combinazione di tutti i sudetti agenti chimici.”. Orpo! La faccenda si fa ingarbugliata dato che gli specialisti dichiarano, apertis verbis, “Nessuno conosce i rischi di una combinazione di più agenti chimici per una risorsa ad esposizione prolungata.”. Ed è il nostro specifico caso! Questa è manna!

Nel settore zootecnico l’esposizione è giornaliera e la combinazione è relativa ad almeno 15 agenti chimici. Che fare?

Inutile dire, in quanto lo sapevamo già, che la stragrande maggioranza non ha fatto ne fa niente, e niente hanno avuto da dire coloro a cui compete a vario titolo il controllo del territorio e/o l’emanazione di buone norme di produzione. Tutto va bene sino a quando non accade l’emergenza. Vediamo le possibili azioni:

a. Non allevare animali ma importare il 100% del nostro fabbisogno, eliminiamo il puzzo e li pagheremo in bellezza, in moda,

b. Non usare agenti chimici, nemmeno l’ombra,

c. Esigere che gli agenti chimici utilizzati in zootecnia non abbiano, al’uscita dell’impianto di produzione di detti agenti, particelle inferiori a 50 µ (per evitare qualsiasi rischio di inalazione) e particelle inferiori a 100 µ (per evitare che tali particelle vengano aspirate e costituire un pericolo per le risorse impiegate in attività manutentive – articolo 4 – punto 3).

d. Verificare che le specifiche, del tutto NON onerose, del punto c) non vengano modificate da “stress” in ogni step della filiera.

Queste possono essere giudicate attività di prevenzione.

Certamente quella riportata al punto A) non è di nostro interesse poiché la nostra esistenza è legata esclusivamente alla presenza di animali in allevamento sul territorio italiano. Ma se palesemente questo obbligo (la valutazione del rischio e le misure preventive) viene bellamente disatteso, quale previsione fare sul reale interesse delle categorie di mantenere in attività l’allevamento italiano? Da qui a 15-20 anni potremo ancora permettercelo?

“Ma anche negli altri paesi che si fa? Dobbiamo farlo solo noi italiani?.”. Perché?

1 – perché è un obbligo

2 – perché stiamo importando e l’unica difesa, almeno dello status quo, è l’innalzamento delle barriere all’entrata,

3 – perché se attiviamo le misure preventive eseguiamo l’obbligo SENZA avere l’onere economico.

Cosa mi aspetto da questa nota? Niente salvo un voler testimoniare, ancora una volta e caparbiamente, che stiamo, come settore, perdendo una opportunità. Sento tanto parlare di Progetti R&D, ma se su un tema importante ed obbligatorio come quello della sicurezza non abbiamo e continuiamo a non fare alcunché che credibilità possiamo avere come settore?

Molto meglio fare Progetti R&D per NON impiegare neanche l’ombra di un agente chimico, oppure di ricercare come alimentare la popolazione solo comprando il 100% delle proteine animali dall’estero.

About the author:

ho operato da sempre nel settore dell'alimentazione degli animali da reddito in Europa e nel mondo. Benessere animale, sicurezza dei manipolatori, degli utilizzatori e dei consumatori sono le linee direttrici. Un aspetto importante è lo sviluppo durevole e i ruoli per i giovani nonché l'accessibilità per i meno abbienti a derrate alimentari sicure

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