Il senso
2024-12-03non sempre ciò che capiamo è quanto tratteniamo da quello che ci viene detto e non sempre ciò che campiamo poi lo applichiamo e se lo applichiamo facciamo del nostro meglio.
Con la lettura di libri gli straricchi li cominciavo a conoscere. La gioia di quando mio padre aveva rubato un tronco ai Mantovani, i padroni anche delle case che c’erano intorno al cortile, la sento ancora adesso. I Mantovani si erano fatti scaricare un carro di tronchi, per la legna da bruciare, nel cortile. Mentre scaricavano i tronchi il grande cavallo mangiava con il muso in un sacco. Mio padre aveva rubato il tronco e lo aveva nascosto sotto il portico, dietro una tramezza con dei vetri che era lì per essere venduta. Sapeva che il padrone di casa, el sciùr Mantovani, claudicante e con bastone, e le sue tre sorelle, avevano, come sempre, contato e ricontato i tronchi e sapeva che si sarebbero accorti che ne mancava almeno uno. Mio padre mi prese per un braccio e mi alzò per farmi vedere il tronco rubato. Non mi disse quando lo aveva rubato e come lo aveva portato sotto il nostro portico nascondendolo dietro la tramezza. Lo tagliò di sera, mia madre ansiosa aspettandosi di già i carabinieri. I pezzi furono trasformati in pezzi più piccoli, io volli tagliare i pezzi ancora più piccoli, e li mischiammo con gli altri. Anch’io avevo partecipato: ero complice.
I Mantovani erano tre sorelle ed un fratello, un marél, che vivevano nella casa più grande del cortile ed avevano anche l’orto ed un prato dietro il cortile. Davanti alla casa avevano due piante piccole di pere. Ogni giorno uno delle sorelle le contava, ogni pianta avendone una decina. Avevo tre amici e si giocava nel cortile, una Mantovani lavorava di cucito sull’uscio. Inventai un gioco tipo “a prendersi” e saltellando passai sotto la pianta rubando una pera. La padrona di casa non si accorse di niente. La mangiammo nascosti dietro la tromba dell’acqua. Era buona.
Mi sentivo come mio padre.
Mi sentivo come nei libri.
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