cultura – le persone passano ma il settore resta.
2024-12-23La cultura del settore è importante.
Nella GU europea vengono riportate tutte le notizie relative al mercato mondiale per ciascun prodotto, con le quantità, viene altresì ricostruita nei dettagli la storia. La lettura è molto istruttiva e consigliabile. Ma a noi interessa una considerazione: come mai in Italia abbiamo avuto questi consumi del tutto esagerati rispetto a due paesi ad alta produttività come Olanda, maestra e prima della classe, e Spagna, che ha potuto arrivare dove noi italiani non siamo stati capaci d’arrivare?
La mia ricostruzione è del tutto personale. Personalmente ritengo che l’Italia sia stato il laboratorio: non esiste un altro paese in europa dove i tre basici principali avessero una propria fabbrica di premiscele. Non esiste per l’Olanda ne per la Spagna. Ed in Francia, ai tempi di Euronutrition, vi è stato un vero e proprio pronunciamento per impedire che un basico avesse un proprio stabilimento per produrre premiscele, per fare concorrenza ai propri clienti, il comportamento dei fabbricanti di premiscele e mangimi francesi contro la produzione di basici è riportato anche nella GU europa. Ma questo com’è potuto succedere? Io c’ero.
Negli anni 80 la concorrenza sulle premiscele era davvero strana. Normalmente un concorrente fa al cliente uno sconto sul prezzo che paga per una merce identica o ritenuta tale. Con questo meccanismo la concorrenza porta ad un prezzo più basso. La concorrenza era strana perché la concorrenza del basico e dei basici era: “Tu compri a 100 questa premiscela? Bene io a 100 te la fornisco con il 10% o il 15% in più di vitamine e degli altri componenti.”. Erano tempi in cui il tanto ed il troppo erano graditi. Cosa successe?Che non vi era più nessuno che comperasse le vitamine. Quindi gli altri basici hanno dovuto avere un proprio impianto di produzione. E lo hanno fatto, sono parole della GU europea, per costringere i loro clienti-concorrenti a chiudere. Ma il meccanismo per alzare le quantità all’interno della premiscela è continuato anche tra basici! Come?
– chi voleva fare il produttore di premiscele doveva richiedere la “protezione”.
– a furia di aumentare allo stesso prezzo la formula della premiscela si è riempita di 0, di tanti 0,
–i tecnici di riferimento non avevano niente da dire e non hanno detto niente, perdendo al di fuori dei confini nazionali anche quel minimo di credibilità che avrebbero potuto avere, se legati alle esigenze specifiche dei territori e delle produzioni di territorio.
– questo modus operandi è stato svolto anche con l’associazione di categoria d’accordo.
–non ci si è resi conto che tutti questi zeri riguardavano ogni componente della formula della premiscela, e non solo le vitamine.
–tutta questa quantità in più da qualche parte doveva pur andare, dato che l’organismo non ne aveva assolutamente bisogno.
–tutta questa quantità in più la si pagava, ed era il sistema italia che la pagava, con l’accordo delle associazioni di categoria
E cosa è successo dopo il 2003 quando il tutto venne svelato? Assolutamente niente!
Si è continuato come prima. E chi, come me, considerava la premiscela come un cuore, come qualcosa da proteggere, da stabilizzare, da portare alla bocca dell’animale l’essenziale che serviva, senza alcuna altra implicazione negativa, veniva zittito. Zitto tu che non capisci niente. Ma guarda che in Olanda, in Danimarca, in Spagna i contenuti sono nettamente inferiori. Zitto tu che non capisci niente.
Ma chi come me ha l’abitudine dello svolgimento di una parte della propria attività in progetti e programmi di ricerca e sviluppo, non poteva stare bene di discutere di omega 3 o 6, di stabilizzazione e protezione di acidi, e di qualsiasi altro argomento, quando per il prodotto di base, quello che si utilizza ogni santo giorno valeva la frase “Tanto quello che non prendono oggi lo prendono domani.”. Ma l’omogeneità? Balle. La contaminazione? Balle. La sicurezza dei manipolatori, sapete sono un mucchio di agenti chimici? Balle! Eppure si parla di omega 6. Ma dov’è la coerenza la credibilità?
Associazioni
Poteva succedere tutto questo senza la complicità e l’aiuto delle associazioni?
Marchi e industrie di trasformazione
–nella produzione di uova e carne di pollame abbiamo raggiunto la produzione che copre il consumo. Grazie alla professionalità ed alla capacità di imprenditori che hanno avuto atteggiamenti e comportamenti utili all’obiettivo finale. Grazie solo alla loro capacità.
–Nella produzione di carne di coniglio siamo arrivati a dei traguardi unici (l’Italia ha la produzione industriale di conigli con più animali al mondo: 80 milioni), ma non abbiamo saputo organizzare e non abbiamo la forza di mantenere il tutto se volessero prendere il nostro risultato. Ma è una nicchia e questo fatto è molto importante.
–Nella produzione di formaggio e di insaccati di maiale l’industria di trasformazione è andata oltre ogni rosea previsione. Il marchio Italia ha un valore riconosciuto da noi italiani, dagli europei ed anche dal resto del mondo. Ma queste produzioni poco hanno a che vedere con le produzioni di territorio. Quello che noi identifichiamo nel 3° scenario. Gli industriali alimentari non vogliono assolutamente nessun coinvolgimento con la pratica dell’allevamento. E questo è un vero grande problema, e lo sarà nel futuro.
–L’industria di trasformazione (latterie, macelli, marchi di carne) ha interessi contrari a quelli delle produzioni di territorio. Per il latte non ha alcun interesse a preferire le produzioni nostrane, anzi il contrario. Lo stesso dicasi per l’industria di trasformazione degli insaccati. E questa è la miopia di seconda generazione. La prima è stata la miopia dell’organizzazione degli allevamenti che non ha saputo, negli anni 70 e 80, costituire filiera, come invece è successo, grazie alla professionalità di pochi, per la carne di pollame. Oggi la filiera non si costituisce perché l’industria non è interessata. Ma potrà continuare a mantenere le vendite basate sul marchio italia, variegatamente utilizzato, senza alcun riferimento al territorio delle produzioni di materia prima?
Personalmente ritengo di no. Ma questa sarà l’analisi prospettica dopo Scenari, che immaginavano, nel 2000, il settore nel 2015.
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