la notizia è da rilevare. negli usa per la prima volta il mais utilizzato per la produzione di etanolo ha superato la quantità utilizzata per l’alimentazione animale: 5,1 miliardi di bushel (142.000 tons) per etanolo contro 4,9 miliardi di bushel per l’alimentazione animale.
Agricoltori contenti perchè c’è più richiesta. Gli aiuti a pioggia per diminuire la dipendenza dal petrolio. Ma che ha a che fare il km 0?
I sottoprodotti della lavorazione di etanolo sono utilizzabili per l’alimentazione animale. L’alternativa è utilizzarli come combustibile. Negli usa e nell’america latina, anzi, in tutto il mondo salvo la UE, possono essere tranquillamente utilizzati anche al fine di diminuire la massa rifiuti. Ma per ottenere etanolo è necessario far crescere sul mais batteri specializzati alla produzione di etanolo e questi vengono condizionati con l’utilizzo di antibiotici quali penicillina e virginiomicina. I sottoprodotti hanno un residuo contenuto degli antibiotici utilizzati. In tutto il mondo si possono legalmente utilizzare in quanto è previsto l’impiego di antibiotici auxinici (non utilizzabili a fini curativi ma solo per favorire la crescita), mentre nella UE tali sostanza sono state proibite sin dagli anni ’90.
Ecco l’importanza del km 0.
Se il consumatore non lo sa non riesce a fare la doverosa comparazione. Anche da questo l’importanza delle dichiarazioni in etichetta.
Il commercio è globalizzato le regole sono locali, va beh che poi ci sono paesi e paesi (olanda, spagna? e sono delle supposizioni). Ma noi italiani con i nostri 5.500 veterinari delle asl, rispetto ai 400 della francia ed ai 200 di UK non possiamo che ottemperare a quanto deciso dalle norme locali.
Per questo che l’etichetta DEVE chiaramente indicare la provenienza di qualsiasi ingrediente: poi il consumatore è re e può decidere come meglio crede, ma da informato. Così come si opera attualmente il consumatore viene turlupinato.
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