Il nostro interesse sul suino

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Lombardia Imprese alimentari

Lettura marzo 2010

Le imprese alimentari registrate in Lombardia nei periodi considerati hanno presentato un andamento in crescita:

Tabella 01

2000

2005

2008

a) Imprese alimentari

10.394

12.209

13.076

b) Tabelle imprese manifatturiere

151.031

148.196

141.722

a) / b)*100

6.88%

8.23%

9.2%

Le tipologie giuridiche nel 2008 erano:

Soc. di capitali

13.68%

Soc. di persone

35.50%

Soc. individuali

49.18%

Altro

1.64%

totale

100%

Gli addetti nel 2008 sono:

Industria alimentare

100.159

Artigianato alimentare

18.981

In particolare siamo andati a vedere l’evoluzione del patrimonio suinicolo confrontandolo con l’attività industriale di trasformazione dei prodotti derivati dal suino.

Riteniamo che in questo comparto vi sia la infausta possibilità di realizzazione del 2° scenario (mercati globale – concorrenza spietata) stante la non presenza di aggregazioni di filiera.

I nostri interessi sono legati alla filiera (industria – territorio – consorzio) e quindi contrari al 2° scenario.

Patrimonio suinicolo in Lombardia

Buone notizie.

Nel 1990 i capi erano 2.879 (milioni). L’evoluzione negli anni e nella nelle province è stata:

Prov.

2000

2005

2008

BG

256

270

388

BS

1012

1150

1261

CO

1

3

2

CR

670

895

1032

LC

5

4

2

LO

421

498

491

MN

1106

1256

1210

MI

112

98

103

PV

252

260

328

SO

2

6

2

VA

3

1

1

totali

3843

4715

4820

Siamo vicini ai 5 milioni di capi suini. In particolare il Triangolo Rosa è formato da BS-CR-MN.

Gli scambi import/export denotano il punto di frattura.

Scambi con estero 2008:

Da dove importa la Lombardia:

Francia

19%

Spagna

9%

Olanda

8.5%

Germania

4.6%

Ungheria

3.6%

Grecia

3.4%

Dove esporta la Lombardia:

Svizzera

19%

Grecia

14.4%

Francia

13%

Germania

12.6%

Romania

4.5%

Slovenia

3.9%

I Paesi che esportano la carne da noi hanno tutto l’interesse che l’allevamento nazionale NON aumenti. La capacità di aver fatto filiera nei polli ha portato l’industria nazionale al 100% di produzione di quanto consumiamo. Se succedesse nei suini dove metterebbero la carne in eccedenza? Questi surplus di produzione possono essere venduti sul nostro mercato con la logica del mantenimento della posizione e non con la logica del prezzo? Questo è 2° scenario che consideriamo infausto. E se i nostri interessi sono contrari dobbiamo avere l’atteggiamento e comportamento consono alla difese, ovunque e dovunque, dei nostri interessi.

Considerazione:

Il focus è sul suino. L’industria di trasformazione vende sul mercato italiano con marchi legati alle specialità del territorio ed esporta utilizzando alla grande l’immagine del Paese ed il tricolore.

Ma l’industria di trasformazione NON vuole il legame con il territorio, pretende solo il legame virtuale.

E ciò viene giudicato un fatto che può comportare delle implicazioni negative.

Gli allevamenti di suini che impiegano, a qualunque titolo, tecnologia che provenga dai Paesi da cui importiamo, spalancano la porta all’importazione delle derrate di carne.

Il nostro interesse è che sempre più suini vengano allevati sul e nel territorio nazionale.

A noi spiace quando l’allevatore recrimina nei confronti delle importazioni di carne dell’industria e nel contempo utilizza tecnologia di Paesi che esportano carne in Italia.

Ma come faranno gli industriali della carne a mantenere la credibilità delle loro produzioni ed esportazioni quando il numero di animali sul territorio diminuisce? Non si accorgono che di fronte ad una Spagna che passa da 10 a 40 milioni di suini il prosciutto di parma o s.daniele PERDE, per evidenza, noi confronti dell’hamon serrano, iberico o patanegra? Da un milione di scrofe siamo scesi a 500.000? Ma il prosciutto proviene dalla coscia di maiale, e se questa non è del territorio come lo può essere il prosciutto nella mente e nell’immaginario del consumatore. Stiamo facendo proprio di tutto per tagliare il ramo sul quale siamo seduti.

About the author:

ho operato da sempre nel settore dell'alimentazione degli animali da reddito in Europa e nel mondo. Benessere animale, sicurezza dei manipolatori, degli utilizzatori e dei consumatori sono le linee direttrici. Un aspetto importante è lo sviluppo durevole e i ruoli per i giovani nonché l'accessibilità per i meno abbienti a derrate alimentari sicure

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