cultura – le persone passano ma il settore resta.
2024-12-23La cultura del settore è importante.
Lombardia Imprese alimentari
Lettura marzo 2010
Le imprese alimentari registrate in Lombardia nei periodi considerati hanno presentato un andamento in crescita:
Tabella 01
|
2000 |
2005 |
2008 |
a) Imprese alimentari |
10.394 |
12.209 |
13.076 |
b) Tabelle imprese manifatturiere |
151.031 |
148.196 |
141.722 |
a) / b)*100 |
6.88% |
8.23% |
9.2% |
Le tipologie giuridiche nel 2008 erano:
Soc. di capitali |
13.68% |
Soc. di persone |
35.50% |
Soc. individuali |
49.18% |
Altro |
1.64% |
totale |
100% |
Gli addetti nel 2008 sono:
Industria alimentare |
100.159 |
Artigianato alimentare |
18.981 |
In particolare siamo andati a vedere l’evoluzione del patrimonio suinicolo confrontandolo con l’attività industriale di trasformazione dei prodotti derivati dal suino.
Riteniamo che in questo comparto vi sia la infausta possibilità di realizzazione del 2° scenario (mercati globale – concorrenza spietata) stante la non presenza di aggregazioni di filiera.
I nostri interessi sono legati alla filiera (industria – territorio – consorzio) e quindi contrari al 2° scenario.
Patrimonio suinicolo in Lombardia
Buone notizie.
Nel 1990 i capi erano 2.879 (milioni). L’evoluzione negli anni e nella nelle province è stata:
Prov. |
2000 |
2005 |
2008 |
BG |
256 |
270 |
388 |
BS |
1012 |
1150 |
1261 |
CO |
1 |
3 |
2 |
CR |
670 |
895 |
1032 |
LC |
5 |
4 |
2 |
LO |
421 |
498 |
491 |
MN |
1106 |
1256 |
1210 |
MI |
112 |
98 |
103 |
PV |
252 |
260 |
328 |
SO |
2 |
6 |
2 |
VA |
3 |
1 |
1 |
totali |
3843 |
4715 |
4820 |
Siamo vicini ai 5 milioni di capi suini. In particolare il Triangolo Rosa è formato da BS-CR-MN.
Gli scambi import/export denotano il punto di frattura.
Scambi con estero 2008:
Da dove importa la Lombardia:
Francia |
19% |
Spagna |
9% |
Olanda |
8.5% |
Germania |
4.6% |
Ungheria |
3.6% |
Grecia |
3.4% |
Dove esporta la Lombardia:
Svizzera |
19% |
Grecia |
14.4% |
Francia |
13% |
Germania |
12.6% |
Romania |
4.5% |
Slovenia |
3.9% |
I Paesi che esportano la carne da noi hanno tutto l’interesse che l’allevamento nazionale NON aumenti. La capacità di aver fatto filiera nei polli ha portato l’industria nazionale al 100% di produzione di quanto consumiamo. Se succedesse nei suini dove metterebbero la carne in eccedenza? Questi surplus di produzione possono essere venduti sul nostro mercato con la logica del mantenimento della posizione e non con la logica del prezzo? Questo è 2° scenario che consideriamo infausto. E se i nostri interessi sono contrari dobbiamo avere l’atteggiamento e comportamento consono alla difese, ovunque e dovunque, dei nostri interessi.
Considerazione:
Il focus è sul suino. L’industria di trasformazione vende sul mercato italiano con marchi legati alle specialità del territorio ed esporta utilizzando alla grande l’immagine del Paese ed il tricolore.
Ma l’industria di trasformazione NON vuole il legame con il territorio, pretende solo il legame virtuale.
E ciò viene giudicato un fatto che può comportare delle implicazioni negative.
Gli allevamenti di suini che impiegano, a qualunque titolo, tecnologia che provenga dai Paesi da cui importiamo, spalancano la porta all’importazione delle derrate di carne.
Il nostro interesse è che sempre più suini vengano allevati sul e nel territorio nazionale.
A noi spiace quando l’allevatore recrimina nei confronti delle importazioni di carne dell’industria e nel contempo utilizza tecnologia di Paesi che esportano carne in Italia.
Ma come faranno gli industriali della carne a mantenere la credibilità delle loro produzioni ed esportazioni quando il numero di animali sul territorio diminuisce? Non si accorgono che di fronte ad una Spagna che passa da 10 a 40 milioni di suini il prosciutto di parma o s.daniele PERDE, per evidenza, noi confronti dell’hamon serrano, iberico o patanegra? Da un milione di scrofe siamo scesi a 500.000? Ma il prosciutto proviene dalla coscia di maiale, e se questa non è del territorio come lo può essere il prosciutto nella mente e nell’immaginario del consumatore. Stiamo facendo proprio di tutto per tagliare il ramo sul quale siamo seduti.
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