Nell’ultimo anno ho avuto degli incontri che hanno riguardato, di diritto o di sguincio, il cambio generazionale. Mi sono trovato davanti a 3 categorie:
1 – La nuova generazione che NON vuole assolutamente sapere niente del lavoro, del perchè, delle motivazioni, delle ragioni delle attività dei “padri”. Del tipo “io con questo non voglio avere niente a che fare. se lo conosci lo eviti”. Piuttosto faccio il ballerino di terza fila.
2 – La nuova generazione che è lì, timida o spavalda conta poco, che imita i gesti ed il lessico dei “padri”, ma in effetti NON capisce un acca di cosa stia succedendo e perchè: finchè dura fa verdura.
3 – I giovani che hanno preso in mano il volante e cambiano, e cambiano, e cambiano. Lentamente certo, cum grano salis, certo. Ma cambiano. E guardano a 360°. Chi allarga, chi restringe, chi diversifica nella filiera, ma sono cambiamenti eseguiti da giovani che “sanno”. Hanno studiato il caso, sanno di cosa parlano, sanno che il mercato è cambiato e imparano a cavalcarlo. Hanno abbandonato il “padre” che resta “l’ultimo dei mohicani” quello del “ho sempre fatto così ed anche mio nonno ha sempre fatto così, perchè devo cambiare”. Il giovane si è accorto che è cambiato il mercato, il consumatore.
Sto parlando del settore zootecnico nel quale opero ed è il solo settore di cui abbia un minimo di consocenza. Se parli con la mia generazione, quella dei capelli bianchi, quella che è inziata negli anni ’60, non c’è storia. Non li schiodi. Sono ancora imbambolati a guardare, e stanno sul cavallo con la faccia rivolta alla coda e guardano il paesaggio storico, indietro. Abbiamo avuto la nostra occasione e l’abbiamo mandata a puttane. Abbiamo iniziato in cui tutti i paesi europei dovevano mangiare e creare dal niente il mercato delle derrate alimentari e noi italiani ci siamo fatti fregare: oggi vendono i francesi, gli spagnoli, i tedeschi, i danesi, e ci passano sopra le orecchie e noi ci siamo costruiti un marchingegno tra asl, nas, repressioni frodi, capitanerie di porto, vigili comunali, provinciali e regionali, che sono più numerosi degli addetti al settore.
Ma ecco i giovani. E nella loro preparazione c’è anche il rapporto con i controllori del territorio.
“Sono dell’asl per un controllo della 626, lei dov’è perchè non è in azienda?”
“A che titolo e per quale disposizione lei afferma che sono obbligato ad esserci?”. Questo è il giovane che guarda avanti, sta in sella, anche se ancora non galoppa, ma c’è, e io ho avuto la fortuna di assistere. Il padre avrebbe smozzicato delle scuse ed avrebbe pietosamente elemosinato comprensione da un qualsiasi funzionario.
Meno male che ci sono i giovani. Sono pochi? Boh, speriamo che crescano di numero.
E io? ho 67 anni. Beh, io speriamo che me la cavo.
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