grano e fame e anche nostri costi

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Da World Grain – 3/2011

Il titolo di un quotidiano che annunciava “code per il pane” nella tormentata Libia mi ha indotto ad evitare dei commenti di politica globale o questioni militari, per interessarmi, invece, sugli effetti, enormi e diretti, che le rivoluzioni arabe del 2011 avranno sul mondo cerealicolo. Dopo tutto, i paesi dove sono scoppiate le rivolte registrano il consumo pro-capite di pane tra i più elevati del mondo. E, allo stesso tempo, queste stesse nazioni contano esclusivamente sull’importazione per fornire le industrie locali di produzione di farina. In molti casi, tali industrie hanno raggiunto la capacità attuale di produzione di farina solo negli ultimi dieci anni, ponendo fine all’era in cui questi paesi erano i maggiori importatori al mondo di farina.

L’Egitto, per esempio, uno delle prime nazioni nelle quali il dittatore di turno ha abbandonato sotto la pressione popolare, è il maggior importatore mondiale di grano. E’ troppo presto per dire come il nuovo governo si comporterà, nel comprare il grano necessario all’industria molitoria pubblica e/o privata. Prima della caduta di Hosni Mubarak le importazioni di grano per questa stagione erano stimate in circa 10 milioni di tonnellate, il doppio del secondo importatore mondiale.

Nell’esaminare la situazione, è grande la tentazione di fare una comparazione tra grano e petrolio.

La rivolta in Libia, un paese che è un fornitore di petrolio all’Europa piuttosto piccolo, ha immediatamente causato un aumento importante nel prezzo del petrolio, che ha innescato poi il periodo attuale di grande volatilità. La Libia è stata un massiccio importatore di farina già da qualche anno.

Il disastrato Iraq è stato un altro grande “competitore” nelle quantità di farina da importare. E lo stesso vale per lo Yemen, un altro paese dove le rivolte sono velocemente scoppiate.

Dobbiamo prevedere grandi cambiamenti, che avranno sicuramente effetti diretti, sulle politiche che questi paesi adotteranno in campo cerealicolo.

L’Arabia Saudita, anche se solo formalmente sfiorata dalle proteste, rappresenta un caso unico, nella regione, quando si parla di grano, farina e pane.

Mentre qualche anno fa il paese era totalmente dipendente dall’importazione di farina, da non molto il reame si è dotato di un sistema molitorio che copre la domanda interna.

Ma, invece di importare il grano, dieci anni fa il governo decise di tentare l’esperimento di produrre grano in Arabia (estremamente improbabile) e, per supportare tale esperimento, garantirono ai produttori locali un prezzo triplo di quello internazionale. Due anni fa, dopo aver speso una fortuna in acquisti di tecnologia e di impianti (per non parlare dell’energia necessaria all’irrigazione) i sauditi hanno cambiato idea, stoppando l’esperimento e tornando unicamente all’importazione. Il ritorno dell’Arabia Saudita nel mercato del grano ha coinciso con un innalzamento dei prezzi internazionali, preoccupati sulla disponibilità globale. A causa di questo, i Sauditi hanno preso due nuove decisioni: fortissimi investimenti nelle capacità di stoccaggio presso i loro porti d’arrivo; e l’acquisto di terreni (Indonesia e Brasile, lotti di terreno grandi il doppio della Lombardia) dove coltivare il grano destinato all’Arabia.

E’ vero che il cuore pulsante delle rivoluzioni arabe è la richiesta di libertà e di lavoro, non tanto le code per il pane, la scarsità di cibo o i suoi prezzi. Tuttavia i nuovi leader di ognuna di queste nazioni sanno dell’importanza di una disponibilità adeguata di grano, per costruire le nuove nazioni ed i nuovi governi per i quali si è combattuto. A differenza dei dittatori od autocrati precedenti, guidati unicamente dal proprio ego e dall’avidità, i nuovi leader prenderanno nuovi indirizzi che guideranno le loro strategie alimentari. E ciò influirà direttamente sul business cerealicolo globale.

Morton I. Sosland

About the author:

ho operato da sempre nel settore dell'alimentazione degli animali da reddito in Europa e nel mondo. Benessere animale, sicurezza dei manipolatori, degli utilizzatori e dei consumatori sono le linee direttrici. Un aspetto importante è lo sviluppo durevole e i ruoli per i giovani nonché l'accessibilità per i meno abbienti a derrate alimentari sicure

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