diossina e alimenti per animali

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Ascona – avevo scritto alcuni giorni fa le riflessioni relative alla diossina ritrovata nelle uova in Germania. Anni fa era stata ritrovata diossina in alimenti per animali in Belgio. La causa è sempre l’utilizzo di materiale di riciclo da altre lavorazioni industriali principalmente olii e residui di biocombustibili quali fonte di grasso. Certamente la pratica è diffusa in tutti i Paesi forti esportatori che debbono mantenere produzioni ben al di sopra dei propri autoconsumi e quindi sono sempre alla ricerca disperata di qualsiasi mezzo per diminuire i costi di produzioni. Era abbastanza facile, per uno che opera nel settore zootecnico, arrivare alla conclusione che se avevano ritrovato dei mangimi per galline ovaiole,diossina proveniente dall’utilizzo di materie prime seconde, a maggior ragione, continuando l’indagine, si sarebbe ritrovato un contenuto di diossina anche in altri animali molto più consumatore di mangime industriale: suini, polli, bovini da latte.
Da qui le perplessità per i prodotti di trasformazione che utilizzano materie prime zooteniche (carne, uova, latte) non di provenienza nazionale.
Ma se questa pratica è stata ed è utilizzata nella UE possiamo forse pensare o ritenere che NON sia utilizzata in paesi extra UE forti produttori di derrate alimentare animali? Brasile, Cina, India, ad esempio?
Da una parte sta all’industria di trasformazione di assicurarsi della qualità delle materie prime, ma sta alla dichiarazione chiara in etichetta quella di esplicitare il paese produttore della derrata alimentare per giudicare la credibilità di un timbro veterinario. In Ticino, ad esempio vi è l’indicazione del Paese di provenienza di ogni derrate, ed anche sul menù dei ristoranti.
Tutto quello che sta dietro al timbro veterinario, che non può che essere una dichiarazione su delle analisi a campione, è nella credibilità del sistema sanitario del Paese. Ora il consumatore DEVE, su questo punto è miopia la NON considerazione, venire informato, in maniera esaustiva, proprio per dare un senso all’informazione. Dire che la bresaola della valtellina è prodotto si in stabilimenti della provincia di sondrio, ma che la carne è di zebù o bovini provenienti da brasile, argentina, etiopia o eritrea, è un dovere ed una esigenza per il consumatore il quale poi deciderà in maniera autonoma se comprare o no. Lo stesso dicasi per qualsiasi torta, maionese, salumi vari. E’ il consumatore che dovrà affrontare strane allergie o altro.
La sicurezza alimentare ha come pilastro fondamentale l’informazione al consumatore. Noi come italiani dobbiamo esigere fortemente questo punto. Dire che il prodotto viene fabbricato nella UE non ci può stare bene, va contro gli interessi nazionali perchè produrre in italia significa produrre soddisfacendo le esigenze della struttura di controllo sanitaria. Se non esigiamo questa differenziazione stiamo svalorizzando il sistema di controllo sanitario nazionale. Abbiamo 5000 veterinari in più rispetto alla Francia? ed allora diamogli un senso, altrimenti ci resta solo un costo.
Il prezzo della carne di maiale da noi crolla a 1.21 €/kg e gli allevamenti sono alla canna del gas, anche perchè sostengono dei costi che altrove sono nettamente inferiori.

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ho operato da sempre nel settore dell'alimentazione degli animali da reddito in Europa e nel mondo. Benessere animale, sicurezza dei manipolatori, degli utilizzatori e dei consumatori sono le linee direttrici. Un aspetto importante è lo sviluppo durevole e i ruoli per i giovani nonché l'accessibilità per i meno abbienti a derrate alimentari sicure

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