caporetto: suinicoltura made in italy

caporetto: suinicoltura made in italy

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L’industria di trasformazione della carne suina è una delle GEMME, con l’alta moda ed i monumenti dell’epoca romana e rinasimentale: il culatello ed il sorriso di monna lisa.

L’industria di trasformazione lo sa di essere GEMMA tant’è che riempie ogni spazio di tricolore e di territorialità made in italy. Ma commette, ahimè, un errore: non impiega neanche il 50% di carne di suini allevati e macellati in Italia, alla faccia del made in italy.

Molti di noi si ricordano, anche se maggiormanete si tratta di prodotti lattiero caseari, i marchi Invernizzi, Galbani, Locatelli, Cademartori. Ci sono ancora come marchi, la pagina web è stracolma di tricolore, MA vengaono FATTI altrove. E? il destino della nostra splendente GEMMA maialara.

I capi allevati in Italia nel 2010 sono stati 9,3 milioni. Quelli allevati in Germania 26,9, in Spagna 25,8, in Danimarca 12,2, come in Olanda.

Per produrre la carne di maiale abbiamo tutto, ma proprio tutto: know-how, spazio, necessità di buon concime naturale, competenze. Se lavorassimo come in Spagna alleveremmo 34 milioni di maiali. Se lavorassimo come in Danimarca 134 milioni.In questo ultimo caso creeremmo oltre 500.000 posti di lavoro e metteremmo in cassaforte la italica GEMMA.

Purtroppo siamo alla rotta di caporetto. Rien va plus.

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ho operato da sempre nel settore dell'alimentazione degli animali da reddito in Europa e nel mondo. Benessere animale, sicurezza dei manipolatori, degli utilizzatori e dei consumatori sono le linee direttrici. Un aspetto importante è lo sviluppo durevole e i ruoli per i giovani nonché l'accessibilità per i meno abbienti a derrate alimentari sicure

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