G.G.
2024-07-26Un ricordo personale di una figura importante
La banchisa polare : un uomo vestito con pantaloni color grigio-ferro, camicia a quadretti e blaiser blu si gira e dice : “Su, Erminia, andiamo ad aprire il nuovo ufficio Duphar/Doxal al Polo Nord”.
Ed io che detesto il freddo, che odio il ghiaccio e la neve e che mi raffiguro solo come una lucertola che ama crogiolarsi al sole rimirando un mare caldo e tropicale, gli rispondo “ok, vengo”.
E’ con questa similitudine che ho spiegato ai miei figli chi era Mr. B.C . Wijga. Di capi, nella mia vita lavorativa, ne ho avuti parecchi : Giuseppe Tramontana, Flavio Veneroni ed anche mio marito – Disegni Mario – , ma solo Bartholomeus Cornelius Wijga è stato il capo con la C maiuscola. L’unico che avrei seguito in capo al mondo.
Pertanto quando la telefonata totalmente inaspettata di Franca e Flavio Veneroni, mi ha riportato indietro nel tempo e fatto riaffiorare alla memoria certi spezzoni di vita assopiti, ho pensato che era probabilmente giusto riaprire la finestra del passato lasciandomi sommergere nelle emozioni dei ricordi .
Ho un brutto carattere: quando decido di tagliare i ponti, stacco la spina
e cancello l’hard-disc, ma talvolta è giusto ricordare.
Così questa diventa una sera speciale : davanti al camino acceso vedo tra le lingue della fiamma proiettarsi i flash back di quel periodo :
–l’incontro in ufficio con questo signore olandese che non parlava e capiva l’italiano
–la scherzosità di Roberto Amosso
–la risata “tuonante” di Biki
–il mitico “regolo” di Mioli
–le lezioni di pesca e di economia domestica di Mondini
–le partite a carte
–le mattinate assonnate che dividevo con Sciolette per le nottate in bianco
che entrambi i nostri figli “eternamente insonni“ ci facevano fare
–lo schnauzer nero di Franca di cui non ricordo il nome
–la mia “famosa parrucca bionda” e Wijga che entrava in ufficio, non mi riconosceva e diceva “scusi, ho sbagliato stanza“
–lo stabilimento Vitfrance a Melegnano, il negozio Sintex in via Lazio, gli
–uffici di via Val Camonica con la “puzza” di integratori che ti impregnava anche l’armadio di casa.
Una montagna di ricordi, perché in effetti sono stati tanti anni di vita.
Ma a parte i singoli fatti di quel periodo, più o meno piacevoli, ritengo che la mia formazione professionale sia stata plasmata, forse inconsciamente e più con l’esempio, da Mr. Wijga.
Un Capo è colui che ti da fiducia, colui che ti fa crescere con indipendenza, colui che si addossa le responsabilità di tutti i suoi collaboratori : come potrei dimenticare la famosa frase “quello che ha fatto la Sig.na Corti è come se lo avessi fatto io” che disse Wijga in occasione del famoso contratto vitamina D concluso da me in assenza della direzione.
Un Capo è colui che sa che le gratificazioni morali sono importanti tanto quanto quelle materiali e le usa da sprone sul lavoro (“poco ma spesso” è stato l’insegnamento avuto sugli aumenti di stipendio).
Un Capo è tanto carismatico da farti sentire un “marine” all’attacco del mondo esterno e pronto a difendere la propria società.
Un Capo è tale nel vero senso della parola quando è pronto a sacrificarsi : ero ancora immatura e allora non capii la sua scelta di lasciare l’Italia – ricordo che quando seppi di questa decisione, entrai nel suo ufficio e dissi: “sig. Wijga adesso le dico esattamente il mio pensiero …..”
Questo esempio ed insegnamento di Mr. Wijga che ha dato un’impronta alla mia formazione etico-morale-professionale, mi ha sempre accompagnato ed ho cercato di trasmetterlo ai miei collaboratori raccontando loro del mio “Capo olandese”. Se come spero, uno solo dei miei collaboratori avrà appreso e messo in pratica questi principi, sarò contenta per averne continuato e tramandato il patrimonio di valori morali.
Valori morali che sono la forza di “un Capo” perché lasciando spazio alla personalità, all’individualità, alla fantasia, formano il collante di un vero “team” che non può che emergere in questo mondo ormai globalizzato, meccanizzato, computerizzato nonché troppo standardizzato.
Grazie, Mr. Wijga, Lei non ha idea di come ha influenzato la mia vita lavorativa e come oggi apprezzo tutto ciò.
Anch’io in questo momento sento la necessità di ritrovare il mio passato, di rivedere e di rivivere le situazioni, di riscoprire i vecchi legami e radici. E’ vita.
Questa è la foto dell’incontro del 2018 di mio fratello ed io. Riunione alla DSM, ma per noi era l’occasione di andare scambiare due parole con un uomo che fa parte della nostra storia.
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