Il senso
2024-12-03non sempre ciò che capiamo è quanto tratteniamo da quello che ci viene detto e non sempre ciò che campiamo poi lo applichiamo e se lo applichiamo facciamo del nostro meglio.
L’imperatore Valente aveva distrutto e rovinato, come furiosa tempesta che schianta tutti gli alberi fruttiferi dei campi, i cristiani. Aveva scacciato i vescovi cattolici e perseguitato chiunque praticasse la Fede.
Nella Cesarea viveva ed operava Basilio, cristiano, che solo gli faceva resistenza più di ogni altro. Basilio era ritenuto santo.
Valente volle prima portarlo a sé con le promesse, tentarlo con le buone, e gli inviava dei consiglieri o dei camerieri per persuaderlo ché riconoscesse il buon volere dell’imperatore. Altre volte, Valente, inviava a Basilio dei capitani o dei soldati per spaventarlo. Ma tutto era vano.
Valente aveva un prefetto chiamato Modesto. Era costui un uomo fiero e terribile e Valente lo incaricò di mettere a posto Basilio. Modesto ordinò a Basilio di comparirgli davanti.
Basilio venne con il cuore quieto, con la faccia allegra e grave, con la fronte serena, come andasse ad una festa. Modesto, senza fargli alcun segno di riverenza, lo redarguì:
– Non so perché voi mi chiamate presuntuoso, non avendo io fatto cosa che meriti questo nome.
– Mi dolgo perché noi tutti serviamo l’Imperatore e voi solo lo disprezzate.
– Io debbo ubbidire all’Imperatore del Cielo e della terra, che mi comanda quello che devo credere e quello a cui devo essere contrario.
– Io voglio essere ubbidito – disse il prefetto – ed anche voi avrete vantaggi ad avere la mia opinione ed unirvi a noi in quel che professiamo.
– Gran cosa è avervi come compagno – rispose Basilio – ma non come ministro dell’imperatore, ne come ariano, ma come cattolico insieme ad altre pecore che ubbidiscono alla Chiesa; perché il cristiano non si deve stimare per la persona, ne per la nobiltà, ma per la verità della fede e per la purezza della coscienza. Io vi considero un gran ministro dell’imperatore, un uomo illustre e chiaro ma non penso che, per questo, voi siate più gradito a Dio di me.
Modesto si adirò e, per la risposta, andò fortemente in collera e minacciò Basilio di confiscargli i beni, mandarlo in esilio, di torturarlo ed infine ucciderlo.
Basilio, quietamente e severamente, rispose alle minacce:
– Modesto. Non pensiate di spaventarmi, non potete confiscarmi i beni perché non ne ho. L’esilio non mi fa paura perché il mondo intero è per me un esilio e so che l’unica mia patria è il cielo. Non ho paura dei vostri tormenti perché il mio corpo è tanto stanco ed esausto, e non vi è una sola parte del corpo che non può riceverli: al primo colpo verrà la fine. Ed ancora meno temo la morte perché so che mi libererà da questa prigione e mi restituirà alla patria, al cielo dove solo si vive di libertà ed a cui io voglio e desidero andare.
Il prefetto restò attonito e discussero ancora ed alla fine Modesto disse a San Basilio:
– Ti do ancora una notte per pensarci.
– Fate attenzione voi – rispose il santo, con grande costanza – di non mutare parere.
San Basilio restò vincitore. Modesto restò confuso e pieno di rispetto per Basilio. E ritornato dall’imperatore gli riferì che il cercare la conquista di Basilio era tempo perso. L’imperatore mutò l’odio in ammirazione e riverenza ed ordinò che non si facesse a Basilio molestia alcuna.
Leave a comment