Poco prima della partenza per il periodo di relax mi hanno chiesto di dimostrare, con dei dati, quello che sostengo: che noi zootecnici italiani ci siamo comportati, così come per la produzione del latte, molto male avendo scelto d’essere colonizzati. Siamo noi zootecnici che lo abbiamo voluto con il nostro comportamento.
Come posso provare questa affermazione che ci riempie di vergogna? Vergogna perché se abbiamo noi voluto essere colonizzati ardua è la fatica dei nuovi entranti (i giovani) che debbono farsi carico, volenti o nolenti, di quanto da noi stupidamente permesso negli anni trascorsi.
Lo provo portando ad esempio i dati pubblicati nella GU della UE. Nella sentenza per i prezzi gonfiati di diversi ingredienti, da cui sono scaturite copiose multe ( e quindi un fatto incontrovertibile) vengono pubblicate le quantità dei principi attivi consumati in ciascun paese della comunità, quantità che sono servite per il calcolo delle multe.
Prendo come esempio la produzione di alimenti per animali dell’Italia e dell’Olanda. Perché dell’Olanda? Perché era ed è la prima della classe, perché ci invade dei suoi surplus di produzione, della sua genetica, dei suoi consigli tecnici.
Ho preso il primo anno riportato nella sentenza: il 1994.
Nel 1994 l’Italia ha prodotto 11,691 milioni di tonnellate di mangimi mentre l’Olanda ne ha prodotte 16,768.
Ho confrontato le quantità utilizzate dall’Italia e dall’Olanda nel 1994 per i principi attivi: Vitamina E, Vitamina B2, Vitamina B1, Vitamina B6 e Biotina.
Come avevo consigliato di fare per le quote latte ho rifatto il calcolo:
(quantità di principio attivo utilizzato NL/produzione mangime NL)* produzione mangime I
Il risultato è stato che l’Italia ha utilizzato le seguenti percentuali in più rispetto all’Olanda:
Vitamina E = +154%
Vitamina B2 = + 77%
Vitamina B1= +136%
Vitamina B6= +379%
Biotina = +174%
Queste quantità in più sono la sudditanza psicologica. Le abbiamo male usate. Abbiamo creato del disvalore. E questo divario continua ancora oggi. Come pensiamo di poter competere? Come pensiamo che possano i nuovi entranti liberarsi da queste valigie stra pesanti?
Va bene come dimostrazione?
Ma voglio continuare sempre sul tasto dell’utilizzo dei dati.
Formaggi: si sa che vengono fatti partendo dalla materia prima latte. Ebbene dato che per 20 anni, tanto sono durate le quote latte, potevano e abbiamo prodotto solo il 50% del nostro fabbisogno, mi dite che valenza poteva avere nel mercato internazionale il Grana padano, o Reggiano, il Gorgonzola, o altri preziosi marchi di formaggi? I nostri concorrenti sul mercato internazionale sbandieravano che eravamo importatori netti di latte e che quindi i nostri formaggi erano fuffa, perché la materia prima, il latte, era roba loro.
Salumi: altro gioiello dell’alimentare italiano. Gli spagnoli passano da 10 milioni di suini a 40 milioni. L’Italia passa da 1.200.000 scrofe a meno di 500.000. Che impatto possono avere queste semplici cifre sul prosciutto di parma, sul s. daniele, sulla mortadella, e che impatto hanno su hamon serrano, iberico, o patanegra? I nostri parlano ma gli altri, cifre alla mano, dimostrano che dove vi è diminuzione di scrofe, diminuiscono i suini, i prosciutti, gli ingredienti di base. Quindi mettono la pulce: “Questi italiani si fanno belli, ma le materie prime sono le nostre”.
Questa è l’eredità che lasciamo ai nuovi entranti, ai giovani. Dobbiamo vergognarci.
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