Sono le 23,45  e mia nipote quindicenne mi dice che ha perso la carta d’identità. Il mattino dopo dobbiamo ritornare in aereo ed il documento è necessario. Panico!
Amici mi dicono che posso fare la denuncia. Strapanico!!!!
Mi dicono che posso fare la denuncia telefonando e mi forniscono il numero telefonico. Numero telefonico? Alle 24? E che me ne faccio? Ma provo.
– Senta, tento di spiegare nella lingua locale, mia nipote (madonna! ma come mai si dirà: nipote???)…

– vuole fare la denuncia in lingua locale o in italiano?

– In italiano.

– in questo caso le verrà addebitato il costo della chiamata.

– va bene. Il mio carattere lodigiano già sente in questo odore di…. fregatura. Passano 30 secondi.
– Buona sera e mi dica.
Tento di spiegare l’accaduto. Vengo cortesemente fermato dalla voce femminile che mi chiede di rispondere a precise domande:
– Sono Flavio Veneroni di Enrico Romolo e fu (ma in quel paese resta sempre di) Pedrazzini Delfina. Sono citadino italiano. Si posso fornire il numero della mia carta d’identità. Fornisco il nome e cognome di mia nipote e confermo che lei, la quindicenne svampita seppure tanto amata, crede di aver perso la propria carta d’identità al porto.

– Fatto. Mi sento rispondere. Può andare alla Polizia e ritirare la denuncia che porterà con sè domani al check in.
– Quando devo andare dalla Polizia? e sono le 24,15.
– Anche subito, vedo da dove telefona e quindi le fornisco l’indirizzo del posto di polizia più vicino.
Non ci credo. Mentre tutti gli altri vanno al ristorante per la cena, con mia nipote vado alla polizia, a piedi.
Aperto! Mi dicono di attendere e dopo 5 minuti mi dicono di entrare.
– Sono Flavio Veneroni……
– Di Enrico Romolo e di Pedrazzini Delfina, mi leggono quanto vedono su di un pc, conferma?
– Si.
Stampano tre copie e prendono la fotocopia della mia carta d’identità. Esco e sono passati 12 minuti.
Vado al Ristorante La Bella Napoli ad Ibiza. Si sono in Spagna. Il tutto è successo il 30 giugno del 2008.