cultura – le persone passano ma il settore resta.
2024-12-23La cultura del settore è importante.
Carne suina
Le statistiche, lo abbiamo recentemente scoperto, non sono poi una scienza esatta. Abbiamo tutti ascoltato il Ministro Tremonti per le rilevazioni ISTAT e letto in Orwell le quantità di produzione del cioccolato. Quindi utilizziamo le statistiche con il buon senso.
Il nostro obiettivo è quello di ottenere un miglioramento dell’atteggiamento e comportamento dei differenti attori/decisori della filiera.
Premesse
Operiamo in Italia che fa parte della UE la quale dal 1990 al 2008 ha aumentato la produzione di carne suina da 15 a poco meno di 23 milioni di tonnellate, con un aumento del 13%.
Tutti noi sappiamo quanto sia buona e salutare la carne di maiale, e, attraverso la produzione di salumi, quanto sia anche pratica, moderna da conservare in casa e consumare.
Consumo
Il consumo di carne suina nella UE è stato, nel 2007, di 20.9 milioni di tonellate e quindi siamo eccedentari. E questa è una notizia positiva. Guardiamo fiduciosi al futuro, certamente non ci mancherà della salsiccia o una buona arista da mettere sulla griglia e potremo sempre scegliere fra i vari tipi di salumi.
Sappiamo che per produrre carne suina servono i maiali, un allevatore che dovrà assicurare loro un territorio, chiamato allevamento, e dovrà procurare loro il necessario alimento. Dovrà anche fare in modo di osservare tutto quanto concerne il benessere animale e la sicurezza alimentare.
Il consumo individuale di carne suina non è variato molto negli ultimi 5 anni. Era nel 2004 di 43.5 Kg pro capite, è di poco più di 42 kg pro capite nel 2008 (Eurostat)
La tabella seguente riporta il consumo pro capite dei diversi Paesi. Il consumo pro capite è una esigenza fondamentale una ragione per sentirci aggregati. A molti di noi cittadini UE piace la carne di maiale e vivere in una parte del pianeta dove se ne produce un pò più di quanto ce ne serve, ci tranquillizza.
Manca davvero poco per proporre un bel muso di maiale tra le 27 stelle della bandiera blu.
Beh, non proprio a tutti piace nello stesso modo.
Noi italiani siamo un po’ sotto la media. Molto distanziati da altri Paesi, ma di gusti non è bene discutere. Inutile tentare una omologazione non è il nostro obiettivo.
Il nostro obiettivo è: essere consapevoli che come filiera abbiamo il DOVERE di assicurare la produzione che viene consumata sul nostro territorio.
Produzione
Quante ne ho sentite!
I maiali puzzano! Noi manchiamo di territorio e di cereali (mi ricordo i vari prof uno per uno).
Ma per noi che abbiamo le attività in questo segmento è vitale che come FILIERA si pretenda/esiga di produrre, con il SISTEMA ITALIA, quanto in Italia si consuma.
La produzione italiana si confronta con quella degli altri Paesi.
Vediamo prima i dati che riguardano l’UE.
In 5 anni la UE è passata da 243 a 257 milioni di capi, con aumento del 5.78%: Ottime notizie per noi?
Quando si parla di produzione si incomincia a confrontarsi con i diversi sistemi politici, sociali, con i diversi atteggiamenti e comportamenti nell’applicazione delle regole.
Vengo subito stoppato da un perentorio “Le regole UE sono uguali per tutti; non vi sono differenze”.
Boh! Andiamo a vedere.
La tabella riporta i saldi nazionali tra Paesi deficitari ed eccedentari.
Cosa significa? Che ci sono dei Paesi che producono di più di quanto consumano e dei Paesi che producono meno di quanto consumano.
Se in un territorio si produce di più di quanto si consuma ed il consumo non è aumentabile con la caduta del prezzo, la produzione si ridimensiona, specie se si tratta di merce deperibile o che debba essere immagazzinata con elevati costi (quale è il caso della carne).
Se in un territorio si produce di meno di quanto si consuma ci si pone la domanda: “Posso aumentare la produzione?”. La risposta a questa domanda deve anche tenere in considerazione di che produzione si stia parlando. Nel nostro caso stiamo trattando una componente strategica in quanto entra a far parte delle abitudini e costumi alimentari di un popolo e perché non è una produzione meccanizzata e/o standardizzata: creare la produzione richiede tempo.
Vediamo la tabella:
Paesi |
ECCENDENTARI in 1.000 tons |
DEFICITARI in 1.000 tons |
Danimarca |
1.623 |
0 |
Olanda |
819 |
0 |
Spagna |
691 |
0 |
Belgio |
549 |
0 |
Polonia |
181 |
0 |
Francia |
122 |
0 |
Germania |
30 |
0 |
Irlanda |
64 |
0 |
Austria |
14 |
0 |
Italia |
0 |
893 |
UK |
0 |
660 |
Ceca |
0 |
29 |
Ungheria |
0 |
6 |
L’Italia ha un record! Avere un record fa sempre piacere. L’Italia è il Paese della UE con la più alta quota deficitaria in carne suina.
Beh, questa per noi che facciamo parte della filiera di carne suina del SISTEMA ITALIA è una gran brutta notizia.
Ma perché è così brutta?
Se fosse il caso di un singolo anno passi, ma la situazione è così e NON cambia.
Come filiera abbiamo un consumo che NON riusciamo a soddisfare ed in più il segmento dei salumi rappresenta la 4a voce (7.58 milioni di €) dell’intero settore agroalimentare che è poi il secondo settore, dopo la meccanica, e noi non ci preoccupiamo?
Ma come, ci sono Paesi eccedentari e questi continuano a mantenere le loro produzioni in sovrappiù?
Produrre scientemente più di quanto si consuma significa o avere una specie di patente (vedi il petrolio che lì c’è mentre qua, anche a pregare non c’è), oppure essere certo che l’eccedenza io la piazzo, altrimenti sarei nella situazione di produrre un rifiuto.
Ma vediamo altri dati:
Main Italian import partners for pig meat
Paesi |
IMPORT 2008 (milione €) |
% var. 2008/2003 |
Germany |
491.1 |
+ 36% |
Netherlands |
297.9 |
+ 10.5% |
Denmark |
213.1 |
+ 5.8% |
France |
233.5 |
– 2.2% |
Spain |
173.7 |
+ 133.9% |
(fonte Istat 2008 – De Castro)
Ma come la Spagna? A me che opero nella filiera quella definizione di “partners” proprio mi va di traverso. Ma subito vado in Spagna. (Cari prof del menga, la spagna ha più pianura, acqua, alimenti che Italia? e allora le Vs. considerazioni perché le avete fatte? Quando avete preso?)
Il consumo pro capitedella Spagna
2004: 65.0 Kg/abitante
2008: 65.1 Kg/abitante
Il numero di maiali:
2004 : 31.180.099
2008 : 42.151.023
La Spagna che era partita con meno maiali dell’Italia!
La Spagna che ha condizioni climatiche, ambientali, non superiori all’Italia. La Spagna che ha avuto un suo campione di ciclismo trovato positivo al Clenbuterolo che, nei diciotto mesi di inchiesta, si è difeso dicendo che lui si era contaminato mangiando la carne? Anche i francesi ci hanno ricamato sopra. Perché la difesa aveva un senso!
Vuoi vedere che siamo noi FILIERA che non ci stiamo capendo un bel niente?
Alcuni spunti di osservazione:
L’industria di trasformazione dei salumi vanta dei marchi prestigiosi (Vismara, Citterio, Negroni, Rovagnati, Beretta e molti altri);
Vi sono più di 700 diversi tipi di salame nel territorio italiano
L’industria di trasformazione vende fuori dall’Italia (in Europa principalmente: prosciutto crudo, salame e mortadella) in quanto il “Made in Italy” dei salumi viene percepito come qualità superiore alla media nei valori principali Paesi Europei.
Il tricolore compare in numerose etichette che vanno verso i mercati esteri.
E qui si innesca la diversità nell’applicazione dei regolamenti.
Come posso sostenere questo?
Basta il dato relativo ai Veterinari impiegati nelle strutture di controllo del territorio (Asl in Italia)
Italia |
5.500 |
Francia |
400 |
UK |
200 |
fonte dr. Belloli: aAl Lodi
Da una prima lettura dei dati l’assassino appare evidente:
Soluzione
L’Italia potrebbe arrivare alla produzione di quanto consuma?
Si, lo ha fatto la Spagna con i maiali, l’Italia lo ha fatto con i polli e tacchini. Lo dimostrano le quote latte che hanno ingabbiato per troppi anni delle potenzialità produttive e qualitative della filiera Italia.
Per l’Italia è strategica la produzione di carne suina?
Si perché ha un consumo superiore alla produzione ed ha una industria di trasformazione che vende rivendicando la qualità del sistema Italia.
Perché non arriviamo a produrci in Italia tutta la carne di maiale che ci serve?
Perché se l’Italia arrivasse alla produzione di quanto consuma dove se le picchierebbero le quantità in più i Paesi eccedentari?
Ma allora che succede?
Succede che non appena il prezzo di vendita del maiale vivo arriva a coprire, anche di poco i costi, arriva una cinquantina di convogli d’oltralpe , organizzati da Assica, l’associazione dei trasformatori, che riporta la quotazione sotto la linea di sopravvivenza. E succede che vengano sovvenzionati quelli che sentono la puzza (Michel Rocard)
Ecco scoperto il trucchetto, che poi tanto trucco non è perché è stranoto a tutti. E se arrivassimo all’autoapprovvigionamento creeremmo 1 milioni di posti di lavoro con il loro ruolo e funzione. Ma lo toglieremmo agli Spagnoli, ai Tedeschi, ai Francesi, ai Danesi. Ma non sarebbe l’ora?
Vogliamo parlarne?
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