G.G.
2024-07-26Un ricordo personale di una figura importante
Io ero veramente piccolo, avevo 14 mesi.
Ma, com’è andata? Mio padre mi racconta:
La notte l’avevamo passata a tajà le piante da Curnalba, mi, Maìn e el so fradel.
Tajà? E con cosa?
Rubà. Col seghìn, mi e Mario. So fradel el levava i ram. Fare le piante significava venderle. Angiulìn Maiòc cul car purtava i bici nella curt de Piero.
Ma il 25 aprile? Che tempo c’era.
Bello, normale, eravamo andati a piante e ne avevamo tagliate un bel pò. Sono andato da Piero: a Milàn ghe vo no, sto chi a tajà i bici. A fine mattina arriva una macchina. Eren su en tri, eren partigiani. Per andà a San Basàn s’en fermà a la Madona. Num serem là. Un gruppo indicava Bagàt, Bagàt l’era fasista, ma de quei che valen nient. Ma l’era un fasista. Grida: fascista, fascista e Bagàt domandava di tacere, di non gridare, che non aveva mai fatto male a nessuno e che tutti potevano testimoniarlo.
E allora?
Alura i fermen l’auto.Un tip giuin, con en man la rivultela,el dumanda l’è un fasista?, e tuti: si, le un fasista. Bagatt el piangeva, l’hanno messo vicino al muro, il partigiano gli ha sparato in petto. Bagàt è morto quasi subito. L’hanno tirato nel cortile del Palasòn, gli hanno rivoltato le tasche. In uno c’era un libretto con su 150 lire. Noi partigiani non siamo ladri, chiamate il prevosto al quale darò il libretto. Arriva il prevosto che dice Non si fa così, non si fa così. Prende il libretto che poi darà ai figli del Bagàt.
E poi?
Ascolta. Pugno, tel se chi è Pugno, no?, ecco Pugno va dal morto e el ghe dà una pesada, ma fort.
Pugno, ma ste fè? Sei sposato da dieci anni e sei in affitto nelle case del Bagat e non hai mai pagato l’affitto ne lui ti ha messo alle strette, e adesso te ghe dè una pesada? Bel curagg. Pugno el me dis: l’era un fasista.
E che hanno fatto?
L’hanno sepolto subito, al cimitero, nella tomba, ma senza cerimonia e senza fotografia. Il tutto l’hanno fatto anni dopo.
Quelli sono andati subito via con la macchina, verso Lodi.
E gli altri?
Tonani era l’amministratore dei fasisti, teneva la cassa, dava gli aiuti alle famiglie, era il factotum. Il 26 sera era il factotum dei comunisti che avevano la sede alla bùsa. Tonani era sempre stato un furbo. A militare, alla presa di Mentone, due giorni prima mi fa: Mi turni endrè, te vedarè. Il giorno dopo la prima uscita, lo ricoverano all’ospedale con due dita dei piedi rotte. Giornali, all’ospedale arriva Mussolini e poi il Re. A me mi chiamano per andare all’ospedale perché l’eroe mi aveva indicato quale conoscente. Arrivo e lui è a letto, il Re era passato, avevano detto che una sventagliata di mitra aveva falciato un albero e che il soldato eroe era stato ferito. Le dita dei piedi tutti fasciati. Gli guardo le scarpe nello zaino sotto il letto e sono sporche ma intatte, non avevano fori.
Ste fai?
Me son tiràd un sass, ma fort, e me so spacà du didi.
Mi guarda e capisce l’errore, ma ormai Mussolini ed il Re erano passati, la fotografia per il giornale l’avevano presa e gli avevano dato un permesso, ma lungo, ma lungo, che indietro non ci tornò più.
E gli altri fascisti?
Ma di fascisti non ce n’erano poi molti. Il capo era Bosia. Il 25 aprile nel pomeriggio l’avevano messo in una botte e venne portato a Milano da una sorella. Rientrò al paese dopo sei mesi e riprese a fare il macellaio, come sempre. Il secondo era il farmacista, ma a lui non hanno fatto niente anche perché non c’era niente da fare. Dal 25 il paese fu in mano dei comunisti, che non avevano mai lavorato in vita loro e si misero a vendere tutto quello che si era riusciti a fregare ai tedeschi in fuga: armi comprese.
Armi?
Si, ma tante, ma questa l’è un’altra storia.
E’ per il ricordo, non mio ma una testimonianza diretta di mio padre.
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