Addio Duemilaventi

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L’ho salutato poco prima del brindisi numeroso per duemilaventuno. L’ho voluto salutare perché non è stato amato e quasi unanimamente “Meno male che è finito.”.

Lo saluto e gli sorrido perché mi ha insegnato parecchio. MI ha insegnato che le certezze sono davvero poche e che la fragilità e la precarietà sono nel DNA globale. Un coronavirus, uno dei tanti, che tra l’altro già circolavano l’anno prima, già nei mesi di gennaio e febbraio aveva innescato la scoperta della fragilità, della precarietà, del disorientamento, della mancanza di cultura dell’emergenza, della ridicolaggine della pericolosità e della mancanza di senso nella globalizzazione senza alcuna regola. E’ stato l’anno che ha incoronato le fake news organizzate. Le chiusure affrettate e disordinate, le limitazione dei movimenti, hanno dato luogo a conseguenze particolari: lo scoppio della bolla finanziaria ed il pericolo di un affondamento, la decisione di immettere nel sistema (se poi c’è un sistema) una liquidità mai vista prima, il crollo di attività e di segmenti delle stesse come nel caso dei trasporti aerei, degli autoveicoli, della riduzione dei prezzi delle energie fossili dovuto alla diminuzione drastica dei consumi, atterramento delle attività di compagnie aeree, delle compagnie organizzatrici delle crociere e con il loro indotto, dello spettacolo (il fallimento del Cirque du Soleil) per l’impossibilità di organizzare spettacoli e raduni, sino alle chiusure degli alberghi, ristoranti, bar, ed altre attività. Il Duemila ci ha mostrato come la globalizzazione restava sul fondo e sul davanti diventava importante il locale, di nuovo la nazione con le proprie decisioni, delle regioni o cantoni, delle provincie e dei comuni, delle famiglie. Da una parte le news (ma ci sono delle news che non siano fake?) con i loro numeri per poter controllare gli istinti delle diverse popolazioni. I numeri sono veri? Questo è un misero dettaglio: servono per bovinizzare la popolazione. Al di sotto il prorompente fiorire di nuovi business: mascherine, guanti, disinfettanti, banchi di scuola, paratie in ogni dove, il tutto decretato con ordini perentori del tutto incoerenti e non solo da paese a paese, o da situazione a situazione, ma dettati dalla inebriante possibilità e voglia di irregimentazione di ogni cosa.  Il trionfo della dittatura della burocrazia (burodittatura). La burocrazia non può essere chiara, semplice, di buon senso, e questo vale per ogni posto del globo. La burocrazia deve essere contorta, lasciare chiunque nella impossibilità di essere in regola (qualcosa che non va si trova sempre), chiaroscura per permettere business in ogni direzione. Bottom up and bottom down, e poi da est ad ovest e viceversa. La quantità davvero fuori da ogni previsione di carta moneta immessa da ogni dove ha permesso dapprima i prima i business, poi la popolazione prona alfine di poter raccogliere “almeno qualcosa, di ogni cosa”. I morti hanno incontrato il favore dei diversi enti pensionistici, ed anche l’industria del caro estinto invisibile. L’industria dei colori e della carta avrà avuto un sussulto positivo dalla stampa del nuovo conio in così grande misura.

E tutto questo ha richiesto una pausa di meditazione sul senso: della famiglia, della casa intesa come spazio in cui viverci obbligati alla coabitazione, dell’importanza del territorio intorno, dell’aria pulita, dell’attenuazione del rumore. Dopo la prima euforia per la pasta, il pane, i dolciumi fatti in casa ed in proprio, la sofferenza della convivenza coatta e le conseguenze nelle nostre menti. Personalmente ho visto che ci si è finalmente accorti che la globalizzazione senza regole non è affatto un bene, che mentre venivano chiuse delle attività, altre (con potenti mezzi di convinzione), come la distribuzione a distanza, sono letteralmente esplose, che l’invisibile mano del mercato non è altro che accordi più o meno alla luce del sole, per aumentare le divergenze sociali. Il bisogno di senso ha fatto crollare convivenze ed abitudini leggere, ed ha rinsaldato altre. Il bisogno di senso ha rivalutato la meditazione ed il senso del proprio essere, il non senso di governi assolutamente impreparati nella routine e davvero nefasti nell’emergenza. Caro duemila venti sei stato il trionfo della Nave Peppa: a prua combattevano ed a poppa non lo sapevano.

Vincitori: Amazon e consimili, enti pensionistici, produzioni alimentari locali, proprie, agni addetto alla dominazione della burocrazia, istituti di credito che hanno riciclato le loro nefandezze storiche nelle pieghe dei diversi finanziamenti da collocare.

Vinti: ognuno di noi. Ma anche se vinti possiamo essere vincitori se raccogliamo quanto ci è stato insegnato.

About the author:

ho operato da sempre nel settore dell'alimentazione degli animali da reddito in Europa e nel mondo. Benessere animale, sicurezza dei manipolatori, degli utilizzatori e dei consumatori sono le linee direttrici. Un aspetto importante è lo sviluppo durevole e i ruoli per i giovani nonché l'accessibilità per i meno abbienti a derrate alimentari sicure

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