Un giovane proveniente dal Sud della Libia.
Alla domanda sul perché ha corso il rischio di imbarcarsi su di una carretta che ha poi fatto naufragio, dove alcuni sono morti, ha risposto:
“Cerchiamo salvezza, futuro, cerchiamo di sopravvivere. Noi non siamo stupidi né pazzi. Siamo disperati e perseguitati. Restare vuol dire “morte certa”, partire vuol dire “morte probabile”. Tu cosa sceglieresti? Noi non abbiamo colpe se siamo nati dalla parte sbagliata, e soprattutto voi non avete alcun merito di essere nati dalla parte giusta.”. (Migranti n. 7-8 luglio/agosto 2014; editoriale Civiltà Cattolica n. 3982 – maggio 2016).
Questo è un concetto vecchio di due anni, ma resta. Quindi dobbiamo renderci conto che:
 L’arrivo di migranti continuerà a ritmo serrato.
 I migranti fuggono da situazioni di “morte certa”.
 I migranti vengono per prendere possesso di qualcosa che ritengono gli sia stato negato, e il possesso è possibile solo togliendolo a noi che lo abbiamo avuto in regalo, senza alcun merito.
L’incertezza e l’insicurezza in questa situazione sono un problema ENORME. Da qui la necessità di programmare dettagliatamente i richiedenti asilo, di poterli accogliere soltanto quando è possibile garantire per loro l’inserimento nella società. Mi ricordo nei primi anni ’90 l’invasione di slavi che scappavano da una situazione che era implosa: albanesi, rumeni, bulgari, polacchi. Ora la maggior parte di queste persone sono state integrate. Ora ci vuole maggior attenzione poiché i migranti sono di un altro livello rispetto a quelli degli anni ’90. Ma resta la possibilità di farne una opportunità. Ma si deve avere la consapevolezza e la maestria di saper programmare. Le parole o la faciloneria non bastano. Se resta la faciloneria vi saranno delle ripercussioni negative, da qui la necessità della consapevolezza del discernimento. Mica facile!