1 – PECCATO!
E’ sempre una sciagura quando uno scandalo tocca il settore che ci interessa dovunque esso avvenga. Il consumatore è portato alla riduzione dei suoi acquisti della derrata alimentare oggetto di scandalo. Le uova in questo caso erano tedesche e parte delle uova sono state esportate dalla Germania in Inghilterra e, se non ricordo male, in Olanda.
2 – MENO MALE NON IN ITALIA – Qui dobbiamo tenere in considerazione la struttura di controllo con 5.500 veterinari e tutti gli altri. Forse è il caso di dare valore a questa struttura ritenuta sovente come soffocante.
3 – Riflessione A. I giornali hanno riportato (ho in mano il Giornale pag 13 – 9/1/2011) come leggere la stampa su ogni uovo che riporta:
– il tipo di allevamento
– il paese di produzione
– il comune di allevamento
– la provincia dell’allevamento
– il numero identificativo dell’allevamento.
Ma la stessa indicazione dove la trovo su una torta che contiene a sua volta delle uova? Su di una maionese, su altro a base di uova? Ma non ci sono solo le uova.
Come trovare l’informazione, a tutela del consumatore e per dare a questi tutta l’informazione fondamentale, per dare un senso al suo acquisto di sicurezza alimentare, in un salume?
Ad esempio perchè non esigere che sull’etichetta della bresaola della valtellina non vi sia, per l’informazione al consumatore, prodotta con carne di zebù allevati in brasile, macellati in argentina o in brasile?
E’ un dovere. E come settore è una necessità. Poi il consumatore decida come meglio crede.