nullo die sine linea
2025-02-24scrivere e leggere sono legate alla riflessione profonda. diversamente dovremmo trovare altri verbi. Balbettare, mormorare, altro
In Ascona, sotto il mio portico.
Ho letto della lettura che da sinistra si dà alla prigionia di guareschi nel lager: “strana prigionia, tornò ingrassato e guarito dall’ulcera”. D’altra parte che dire di coloro (trentenni!!, quindi non con il Parkinson) che scrissero dei carri armati russi (1956) e che rappresentavano la liberazione di Budapest e di tutti gli ungheresi, dal male e a tutto il mondo portavano la pace, per poi vestire il doppio petto di presidente, e mollarlo a fatica?
A proposito di lager: Ho incontrato Pino Piller Hofer che non avevo ancora 20 anni, quindi nel 1964. Dopo l’8 settembre Pino, è lui che racconta, si trovava a torino ed andò a dormire con una donna che per una notte di scopate pagate, lo vendette al pomeriggio dopo, ai militari tedeschi che lo deportarono, dopo una sosta nelle prigioni torinesi a mathausen. Non aveva ancora 21 anni, ci restò diciotto mesi. Quando venne liberato pesava 37 kg. Era di sappada ed era forte, abituato con gli sci ai piedi da ottobre a marzo e quindi alle salite ed alle discese con pesi, per lavoro.
– ma che facevate nel lager?
– era un campo di lavoro. dovevi lavorare. Io ero in coppia con un russo. dovevamo fare 3 fori al giorno da 1,5 metri di profondità. il buco era nella roccia in un tunnel. prima a terra poi a metà e poi all’altezza della spalla. con un martello perforatore uno teneva il martello e l’altro spingeva, a turno.
– ogni giorno?
– si, sette su sette.
– com’era la vita?
– prima la paga. la paga era il mangiare. una volta alla settimana un pezzo di osso con poca carne. poi pane, e burro. io scambiavo il mio burro con sigarette. le sigarette mi hanno salvato la vita.
– si, ma adesso che ne fumi 80 al giorno te la tolgono.
– la vita mi è già stata tolta, quello che ho avuto dopo è tutto un di più. le sigarette mi hanno salvato la vita.
– come vivevate?
– cosa ti posso dire? si viveva al momento. Stavi parlando con uno e lo vedevi che tra poco moriva. Appena morto gli si tagliava quel poco di grasso che ancora era presente nelle chiappe.
– e che ne facevate?
– le mangiavamo. io non ho mai tagliato ma almeno tre o quattro volte ho mangiato anch’io.
– e poi?
– e poi parlavamo in circolo, seduti per terra mentre si riposava.
– e di cosa?
– quasi sempre del mangiare. di piatti, di minestre calde e fumanti, di pasta, e di carne, carne, carne.
– e se ti ammalavi?
– a me un incidente che mi prese il ginocchio, che faceva pus, ma non ho mai smesso neanche un giorno di fare i miei tre buchi. al mattino toglievo il pus dal ginocchio con l’acqua fredda della pompa, me la toglievo con le mani, faceva male, ma sopportavo.
pino piller hofer è morto, l’ho visto a bologna due giorni prima che morisse di cancro ai polmoni a 83 anni. Ma perché questi rossi poi parlano? Se ne stiano zitti, zitti.
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