Magistratura 2021
2021-02-22magistratura sallustri e palamara e la cupola
Sto sfogliando e leggendo Demain, qui gouvernera le monde? riflessioni didascaliche di Jacques Attali, che ricorda a pag 324 (edizioni Fayard) una profezia di Jean Monnet “La Commumauté n’est qu’une ètape vers les formes d’organisation du monde de demain”.
Ma questa comunità così diversa, con la rigidità per le misure del cetriolo ma nessuna relazione con i criteri fiscali (irlanda, austria, italia, francia, belgio), e con le regole sul lavoro, sulla liberalizzazione dell’impresa e sul mondo del lavoro, ma questa comunità assomiglia più ad una riunione di condominio che a una tappa verso il futuro del mondo. Fermate! voglio scendere.
In Francia, e lo si sapeva già, le imprese come le PMI pagano il 30% di tasse, in italia il 45%, ma vengo a sapere che le grandi (definire, prego, ma i francesi lo hanno definito) pagano il 17% “perché si vuole che restino sul suolo francese”. Ed allora è vero che non esistono i paradisi fiscali ma solo gli inferni. Cos’è questa disparità? Ed anche in Francia le cooperative of course sono esenti dalle tasse, salvo scoprire che la prima cooperative agricola della Francia ha comprata ed inglobato il più grosso concorrente privato ma sempre come cooperativa, con acquisti di ditte e dittarelle anche in Italia, tanto per controllare e per poter garantire uno sbocco alle sue sovradimensionate produzioni di carne e di latte (Michel Rocard). E mi ricordo le ditte americane che si installarono quasi tutte in una regione del Belgio proprio perché erano fiscalmente “neutre”, e del CEO inglese che mi assicurava che il suo posto era da ritenere come fisso, “dato che sono in possesso di tutte le informazioni che hanno permesso a questa ditta di frodare il fisco Usa.”.
In questi giorni discutevo del mio piano B che era poi un ritorno alla lira, anzi alla liretta, alla sana liretta che avrebbe seguito il tracollo finanziario (-40%, – 50%) dei valori ma nel confronto. Nel confronto con le altre monete, lo squinternato euro incluso, e l’irriconoscibile dollaro incluso, ma rispettando gli interessi dell’Italia, svalutando quando occorre per far seppure nel breve periodo respirare una economia impedendogli di acquistare merce estera, pagando magari il 25% di tasso sui prestito, ma dando il 20% sui CCT, già visto, già visto, tanto il debito dovremo alla fine pagarcelo noi italiani, ed allora? ed allora facciamolo. Che cos’è una svalutazione se non una patrimoniale?
Siamo obbligati a rispettare le misure del cetriolo (e tutto il resto) e lì perdiamo di brutto! su tutta la linea. All’interno siamo divisi dal 1200, l’abbiamo nel DNA di volerci del male, quindi mettiamoci nella posizione di farci del male da soli. Cos’era poi la lira? Una moneta che rappresentava una nazione e la sua fragile economia, che aveva bisogno di svalutare di quando in quando. E queste manovre consentivano di dare fiato, nel breve periodo alle esportazioni, che poi ritornavano alla normalità poiché anche le importazioni salivano di valore. Le uniche spese che non avevano alcun potere per mitigare l’effetto delle svalutazioni erano le pensioni (ma erano allora poca cosa) e tutte, ma proprio tutte, le spese per la pubblica amministrazione, e tutta quello che vi rientrava: ed era questa la grande risorsa che permetteva un riequilibrio tra le attività che producevano utile e quelle parassitarie. Era minore la corsa all’impiego pubblico, la panacea di oggi.
Quando poi sento il comunista che invece di tacere (callate, cono) pontifica, pontifica, pontifica capisco che è dura.
Jean Monnet: mi ricordo la riunione a Lodi io giovanissimo e l’illustrazione che 6 Paesi si erano riuniti per creare il mercato comune europeo. Da allora ne è passato del tempo. Oggi ho 67 anni, ma quanto casino è stato fatto sul mercato europeo!
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