TECNICI

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Ho dato il benvenuto a 6 laureandi che venivano a vedere, accompagnati dall’assistente del prof. universitario, un sito operativo della filiera, sarebbero poi andati in un altro sito produttore di mangimi.

2 avrebbero continuato, come anche tecnici, l’attività di famiglia, 2 volevano fare il nutrizionista professionista mentre 2 intendevano esercitare la loro attività in laboratorio uno per le micotossine e l’altro per i parametri qualitativi del latte. Almeno 25 anni fa conobbi il tecnico veterinario per i suini della Bretagna, mi venne a trovare, allora a Correzzana, e parlammo di come vedevamo noi qualsiasi agente chimico. mi invitò a visitare il suo studio già associato. Si era associato al tecnico di riferimento dei polli, ed insieme avevano aggregato un formulista nutrizionale. 2 signorine (le mogli?) giravano tra le scrivanie. In Francia i veterinari già vendevano i prodotti, quindi giravano con un a furgonetta, vedevano gli animali, prescrivevano, scaricavano i barattoli o i sacchetti, rilasciavano fattura e incassavano. Questa parte burocratica non era permessa in Italia. Previdi, ma era cosa facile a dirsi, che di lì a poco avrebbero fatto degli acquisti centralizzati (lo studio si ingrandiva al ritmo di 2 veterinari al mese). Coglievano solamente qualche novità tra i vari listini, e, come avevamo insieme discusso e previsto, iniziarono a registrare dei prodotti generici per conto loro. Poi litigarono tra loro.

La mia affermazione iniziale era: il tecnico, per essere veramente tale, SE decide di inserire un agente chimico nella filiera (nutrizionale, terapeutico, ambientale) DEVE aver considerato tutte le possibili problematiche ai vari livelli. Ad esempio se l’agente chimico avesse avuto dei possibili rischi per la salute PRIMA di deciderne l’inserimento, avrebbe dovuto sincerarsi che la presentazione avrebbe ridotto ad un misura del tutto accettabile tale rischio. E se non l’avesse fatto? La filiera avrebbe subito la sua decisione senza poter fare alcunchè, ma il livello di qualità totale della filiera sarebbe diminuito. Se invece lo avesse fatto il livello di qualità della filiera sarebbe aumentato ed il suo ruolo e funzione sarebbe divenuta ancora più indispensabile.

La penso ancora così. Non ho raccontato tutto questo ai 6 laureandi perchè era un saluto. Mi sono solo sentito di dire:

sono 30.000 le tonnellate di agenti chimici che si usano per la nutrizione e la terapia negli allevamenti italiani, ad esempio per i micro oligoelementi (fe, cu, mn, zn, i, co, se) sono 8.500 le tonnellate che si impiegano. Occorre tenere presente che tutti coloro che operano sono esposti ogni giorno a + di 20 agenti chimici. Poi altri tecnici hanno fatto toccare loro con mano come fare praticamente per ridurre i vari rischi (salute, sicurezza, sicurezza per gli animali, dispersione, contaminazione, altro).

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ho operato da sempre nel settore dell'alimentazione degli animali da reddito in Europa e nel mondo. Benessere animale, sicurezza dei manipolatori, degli utilizzatori e dei consumatori sono le linee direttrici. Un aspetto importante è lo sviluppo durevole e i ruoli per i giovani nonché l'accessibilità per i meno abbienti a derrate alimentari sicure

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