Striscia e la copiatura in Canada dei formaggi “italiani”

Striscia e la copiatura in Canada dei formaggi “italiani”

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In Locarno. Ieri sera l’inviato di striscia è stato in un negozio di formaggi in Canada dove si vendevano dei formaggi scopiazzando la specificità italiana (il tricolore, l’immaginario, i sapori illusori, altro). La venditrice ammetteva che tutti i formaggi erano fabbricati in Canada in un grande caseificio, mentre il “parmesan” non era fabbricato in Canada ma veniva importato dalla ….. Danimarca. E quale è la meraviglia? Forse ci basta la frase della venditrice (italiana perché anche lei fa parte della scopiazzatura) “si, ma questi formaggi non hanno niente a che vedere con quelli italiani”. E noi italiani siamo soddisfatti. Ma quando mai! E grazie a dio che ci scopiazzano, e tra un pò non lo faranno neanche più perché i primi a non tenere alla nostra specificità siamo noi. Ed allora è giusto che veniamo scopiazzati.

Perché dico questo? Perché i nostri formaggi sono fabbricati con latte italiano? Latte prodotto da vacche da latte allevate ed alimentate in Italia? E l’alimento che viene dato in quale misura appartiene al territorio dove viene allevata la vacca? Non scrivo questo perché sono un qualunquista ma perché ho vissuto e vivo la miopia dell’industria, da cui consegue la necessità dell’allevatore di barcamenarsi, da cui consegue che …….. dovremmo anche noi eliminare tutti questi allevamenti che puzzano e che spandono letame, e che danno fastidio, perché scoreggiano e ruttano, tutti gli allevamenti, ma proprio tutti, quelle di vacche, di tori, di suini, di polli, di tacchini, di conigli, di scampi, di trote, di orate e branzini, di capre e di pecore, ed importare il tutto già pronto. Ma si! anche con i marchi che ci ricordino che un tempo, ma proprio un tempo, Roma era dominatrice del mondo un pò come ci credeva l’iconografia fascista. La storia si ripete.

Hanno ragione i canadesi, ma sono certo che il canadese avrà già inviato la propria ordinazione via internet al formaggio “romano” (che sa di molto lontano al pecorino) e avrà mosso una delle proprie segreterie per arrivare al fornitore danese di “parmesan”. Comperare da loro è etico, allevare da noi è barbaro. Il nostro apparato industriale che produce formaggi ed insaccati fa lo stesso. Le materie prime vengono da dovunque eccetto che dal nostro territorio: affamiamo gli allevatori nostrani (l’ho vissuto in prima persona e so cosa scrivo), compriamo all’estero, teniamoci lontani dagli allevamenti italiani perché possono portarci solo del danno.

L’alimentare vale 100 volte la moda, e se allevassimo quanto ci necessita in Italia il settore potrebbe dare, da subito, un milione di posti di lavoro, ma il critico alimentare Veronesi è per la lattuga e per il carciofo, anche questi di importazione. Come possiamo difendere il marchio “made in Italy” se di made vi è solo un bluff?

Fin che dura fa verdura, ma dura poco, molto poco. Ricordiamoci che la puzza è quella che ci indica dov’è il gabinetto. Togliete la puzza dell’allevamento e poi mi dite come fate a difendere il formaggio o il salame del territorio?

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ho operato da sempre nel settore dell'alimentazione degli animali da reddito in Europa e nel mondo. Benessere animale, sicurezza dei manipolatori, degli utilizzatori e dei consumatori sono le linee direttrici. Un aspetto importante è lo sviluppo durevole e i ruoli per i giovani nonché l'accessibilità per i meno abbienti a derrate alimentari sicure

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