Il Regolamento di esecuzione UE n. 601/2013 ha riesaminato i sali di cobalto che possono essere utilizzati. Ha escluso la somministrazione dell’oligoelemento cobalto per suini e volatili ed ha ammesso l’impiego per i poligastrici ed i conigli, facendo una discriminazione tra alcuni sali di cobalto che possono essere utilizzati solo per gli alimenti in pellet (al fine di limitare il rischio dell’inalazione) ed altri le cui caratteristiche consentono di essere impiegati anche per gli alimenti in farina. In questo script si sottolinea quanto riportato nel regolamento stesso al punto (4), e si sta parlando della produzione eseguita anche con la mia tecnologia, dei consideranda: ….omissis … [i sali considerati ] non hanno effetti dannosi sulla salute animale, sulla salute umana o sull’ambiente, e che costituiscono fonti efficaci di cobalto nelle rispettive specie bersaglio. L’Autorità ha inoltre concluso che non si sono rischi per la sicurezza degli utilizzatori, purché si adottino misure di protezione adeguate per evitare l’inalazione, e ritiene che non siano necessarie prescrizioni specifiche per il monitoraggio successivo all’immissione sul mercato..

Il purché pesa, eccome se pesa. Di Cobalto nel mondo se ne producono e si consumano nel mondo 63.000 tonnellate. Circa 3.000 tonnellate sono utilizzate dal settore dell’alimentazione animale. Per i produttori di cobalto il settore dell’alimentazione è una insignificante nicchia. Per noi operatori del settore l’importanza è davvero grande. Il purché qui vale per il cobalto ma per noi operatori deve valere per tutto l’insieme degli agenti chimici utilizzati nell’alimentazione animale. Perché? Perché non sono conosciute le implicazioni che possono esserci all’esposizione multipla e continua di più agenti chimici: qualsiasi alimento per animali (basta verificare sull’etichetta) ne contiene almeno quindici, e l’alimento si dà ogni santo giorno!