~~Ho incontrato un tecnico professionista responsabile della conduzione e gestione di un impianto per la produzione di alimenti. E’ un tecnico illuminato in quanto ha un approccio professionale di alto livello. Ci siamo incontrati ed abbiamo discusso di alcuni argomenti, esprimendo le nostre opinioni argomentandole e portando degli esempi vissuti, seppure su alcuni aspetti non avevamo opinioni concordi. Tutti e due abbiamo condiviso che ogni impianto ed ogni sito sono un unicum, e che è necessario sporcarsi le mani andando a verificare, misurare e convalidare passo per passo. Mi ha quindi meravigliato una sua diretta domanda: “Lei ritiene che vi sarà un futuro per la produzione di alimenti per animali per la vendita oppure risulteranno vincenti le produzioni per autoconsumo. Le dico questo poiché anni fa un tecnico usa mi aveva detto che nello stato del texas operavano più di 20 impianti poi ridotti solo a due.”. Ho risposto precisando: – non sono un tecnico, anche se ho una limitata esperienza su specifici interventi, sempre legati all’impiego di premiscele nutrizionali e/o terapeutiche, in impianti di produzione, anche multi specie, di alimenti in diversi paesi: italia e francia in particolare, – Non conosco la situazione del texas ma sarei interessato a conoscere le quantità di produzione dei 20 impianti storici ed ora dei 2 soli rimasti. Dico questo poiché la concentrazione delle produzioni è un fatto naturale. Se gli impianti sono diminuiti del 90% non ritengo che la popolazione animale abbia registrato un crollo di tale entità. E se gli animali vengono allevati vengono anche alimentati. – Non conosco il futuro anche se mi impegno nelle previsioni, – Per ragioni di età sono meno impegnato ed aggiornato. Di una cosa però ho diretta conoscenza. Della volontà dei produttori di alimenti per animali, in italia, nel non aver voluto l’esclusivo utilizzo delle premiscele. Mi ha guardato con occhio dubbioso, alzando le sopracciglia, incredulo, quasi sconcertato. Ho chiarito: La filiera naturale parte dalla produzione di agenti chimici, per sintesi o per fermentazione, ogni agente chimico ha le proprie caratteristiche, gradi di purezza, incompatibilità, pericolosità, altro. Gli agenti chimici sono stati nel tempo suddivisi tra nutrizionali e terapeutici, ma per la mia personale prospettiva NON hanno alcuna differenza sotto questo profilo: restano degli agenti chimici da trattare con alta precauzione, poiché il tanto che non si sa supera il poco che si ritiene di conoscere. In particolare ciò è valido per un utilizzo nella produzione di alimenti per animali da reddito dove gli agenti chimici vengono immessi, in minime dosi in una grande massa, contemporaneamente ed entrano in contatto con altri materiali e metodi di produzione che prevedono delta di temperature, di compressone, di umidità, di vapore, di movimentazione, di tempo.. La filiera continua nella figura di ciò che era chiamato integratorista, ruolo e funzione che deve fare da barriera principale per il proseguimento della filiera, che chiameremo filiera a valle. Il produttore di integratori, ora chiamati premiscele, deve assemblare degli agenti chimici togliendo loro le caratteristiche non correlate alle specifiche che i prodotti a valle debbono avere. Deve cioè tenere in considerazione tutti gli aspetti per rendere ciascun agente chimico e l’insieme neutri, non sensibili alle variazioni del ciclo tecnologico a valle. Se ciò avviene la premiscela (nutrizionale e/o medicata) è un prodotto tecnologico fragile e ad alto rischio , che doveva necessariamente essere manipolato da specialisti, da professionisti, che non potevano che essere i produttori di alimenti per la vendita, quelli che chiamiamo mangimisti industriali. – perché mi dice che sono stati i mangimisti industriali a non volere l’esclusiva nell’utilizzo delle premiscele? – Perché hanno banalizzato la premiscela stessa e banalizzandola hanno convinto tutti che tutti potevano essere autorizzati ad utilizzarla. L’ho vissuto in prima persona, l’ho fatto presente nel momento e nel luogo appropriato e sono stato ritenuto, quello che si direbbe oggi, un talebano. La premiscela, nutrizionale e/o medicata doveva arrivare all’allevamento sotto forma di mangime finito o complementare, proprio perché la premiscela era ed è una bomba (anche se amica) con la compresenza di 15-20 agenti chimici, e con le variabili che riguardano: – l’inclusione della premiscela (di 15-20 agenti chimici) in una dose che varia da 100 a 200 grammi per quintale di alimento. Quindi poche particelle di prodotti chimici che debbono convivere con moltissime particelle di macroingredienti, ognuno dei quali con delle proprie caratteristiche fisico-chimiche ed in grande numero. – Le criticità del percorso tecnologico dell’alimento: o Percorso per trasportare e movimentare l’alimento nelle varie fasi non totalmente visibile e pulibile, costituito da vari materiali da lamiera più o meno trattate a vetroresina, a parti in acciaio, o Delta di temperature che possono variare da quella ambientale a > 100°C, o Delta di umidità, pH, o Delta di stress fisici quali compressione, vibrazione, segregazione ed altro. – La pericolosità delle emissioni del tutto sconosciute se relative all’esposizione contemporanea di più agenti chimici. Vi fu uno specifico periodo in cui queste considerazione avevano il valore, se condivise, per poter seguire un iter di utilizzazione. Non venne colto. Non so quindi risponderle. So che l’alimentazione degli animali è uno dei fattori importanti per la sicurezza alimentare. So che tutti gli aspetti, anche i dettagli, sono importanti nella preparazione di un alimento per animali, altrimenti la sicurezza alimentare, anche per questo, resta un concetto forte ma vuoto di senso. E ci mettemo a parlare di Cobalto e dell’opportunità di scappare oppure di tuffarsi. I corsi ed i ricorsi storici…..
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