Paris

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Rilettura per approfondimento della nostra discussione. Intorno ad un caffè nella biblioteca di Locarno. Archivio Prezzolini.

Ogni francese ha un debito di 16.000 euro, sul quale deve ogni anno 480 euro di interessi. Ma non finisce qui. La piazza chiede, esige nuove spese e quindi si andrà oltre il 67% del PIL, che è la % attuale.

Nel 1980, con Mitterand, il debito era al 39%.

Nel 1968, con De Gaulle, era in equilibrio: niente debito con l’estero ed una riserva aurea seconda solo agli USA: per essere liberi.

Alfred Sauvy, lo devo ricordare per la sua frase “C’est le travail qui crée l’emploi.”.

La tendenza attuale è il contrario: “ho il posto, ditemi cosa debbo fare.”.

Charles Gave su Le Figaro (avril 2004) propone una riflessione che trovo interessante:

Settore pubblico: 40% del totale con una crescita annua del 3%.

Settore concorrenziale (privato) 60% del totale con una crescita di 1%.

Per il settore pubblico:

Il costo del capitale? = non esiste.

Il profitto? = non esiste.

La redditività (ROI)? = non esiste.

Il lavoro, come attività e responsabilità, deve essere

• sempre più minimizzato per essere sicuri di averlo per sé e per gli altri: il lavoro è solamente occupazione,

• è scambievole (“siamo tutti uguali”),

• è a vita: legame stretto con sindacati, prezzo è politico, non in funzione dei costi,

  • è monopolio per decreto.

Mala tempora currunt. Anche in Francia si sentono venti freddi.

About the author:

ho operato da sempre nel settore dell'alimentazione degli animali da reddito in Europa e nel mondo. Benessere animale, sicurezza dei manipolatori, degli utilizzatori e dei consumatori sono le linee direttrici. Un aspetto importante è lo sviluppo durevole e i ruoli per i giovani nonché l'accessibilità per i meno abbienti a derrate alimentari sicure

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