opportunità per favorire la crescita
2024-12-23R&D, riserve per utili non distribuiti, visione critica e negativa del fisco che si è intascato gli utili e li vuole anche in anticipo, per poi avere un atteggiamento ostile.
Seduti sull’erba, una tisana tiepida, la vostra visita dopo il mio rinointervento. E mi parlate di lavoro e volete sapere come ho fatto. Sarebbe lungo.
L’inizio è una casa di paese, con un portico, una cucina con stufa, una sala (solo per la forma e mai usata) con il pianoforte verticale, una scala che porta ad una camera dove ci sono i letti dei genitori ed il mio (con libreria incorporata). I miei compiti erano prendere l’acqua alla pompa, svuotare il secchio (acque luride), tagliare la legna in pezzetti piccoli, andare a prendere il litro di latte quotidiano, scuola e compagni di oratorio e strada. Niente riscaldamento, niente gabinetto, niente acqua in casa. A quattro anni mio padre mi insegna le note e solfeggio, a sei anni metto le mani sulla tastiera, a sette il primo valzer le onde del Danubio. A sette anni accolgo la radio bianca che accompagnerà le nostre serate. Il giorno a giocare, oratorio, biglie, figurine, corsa, bicicletta della mamma. Mi piaceva quello che facevo e mi venne insegnata la contemplazione della gioia (senza saperlo). Seminario per cinque anni. Campagna dei rosari, dei crocefissi, il Prof. Vignati che al secondo anno una sera mi fa: Vieni che ti insegno il gioco degli scacchi e così ogni santa sera per tre anni. Le prime cinque sere sono tutte le varianti possibili della mossa del barbiere, e giocava con me ogni sera, anche nelle vacanze estive in quel di Bratto. E dopo due anni la prima vittoria, cercata, voluta, vista in anticipo.
Ma questo cosa ha a che vedere con il lavoro?.
Ecco tutto. Prima la conoscenza (riflessione e metabolizzazione), poi l’applicazione (attenta e osservandoti dal di fuori). Pausa, è Genesi, è Sabato, è il tempo della contemplazione, osserva e medita a quanto hai fatto e osserva e medita al tuo voler voluto l’applicazione, al senso della tua azione. Non al risultato ma allo spirito di aver voluto voler fare: questa è la vita. Ciò che ho fatto è buono, ma posso fare meglio. Sei alla innovazione, creazione, soddisfazione. Sei tu il maestro. Sei tu il tuo padrone, il tuo guadagno (l’innalzamento del tuo skill si direbbe oggi). Il resto viene da sé. Almeno così è stato per me. Non ho fatto altro e lo continuo a fare.
Quale mestiere? Ogni attività: pompare l’acqua, tagliare la legna in piccoli pezzetti, giocare a palla, suonare l’esercizio o la canzone, giocare a scacchi o a ping pong, o a biliardo, vendere, amministrare una attività anche se piccola, aggregarsi ed essere attento ai ruoli di ognuno e che ognuno abbia la ricompensa in funzione dell’impegno, essere geloso del tempo della riflessione, dell’ozio, della curiosità, sentire le endorfine quando vedi come e dove intervenire per migliorare, accudire al gruppo ed alla crescita delle interconnessioni. Ecco tutto.
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