lupi solitari, a volte ritornano.

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Ci ritroviamo a Melide e volete sapere cosa ho letto. Diversi libri, riletture. Ma vi è stato un filo rosso che mi ha condotto per circa dieci giorni ed ancora mi sta obbligando a seguirlo. La partenza del filo rosso credo sia iniziata con la rilettura del Codice Rebecca di Ludlum e la contemporanea visione dei documenti relativi al processo Eichmann, che ho seguito in un programma televisivo continuamente interrotto da spot pubblicitari. Nel Codice Rebecca, un romanzo, viene descritto come i nazisti, ed in particolare i componenti del comando e delle SS, si fossero mantenuti nell’amministrazione tedesca, seppure frammentata, oppure fossero fuggiti, anche in Argentina, e presenti anche in Europa sotto forme ed identità differenti. Il caso volle che andando a ricercare un altro romanzo di Ludlum mi sono trovato nelle mani Il Tunnel di Andre Lacaze, scritto nel 1978 che tratta il periodo trascorso a Mathausen da Paul Chastagnier, non so se è un nome di fantasia, il libro è dedicata a André Ménard anche lui a Mathausen e morto a 23 anni, dopo la liberazione quando militò tra i partigiani jugoslavi. Vengono descritte le crudeltà e le umiliazioni, le morti e le cremazioni istantanee. Il saggio di Lacaze mi portò immediatamente a Pino Piller, vi sono, mi pare, dei posto nella categoria personale. P21 anni ino Piller venne catturato a 21 anni a Torino a passò 18 mesi a Mathausen, collaborò con me, ebbe una partecipazione societaria e fu dipendente sino alla pensione. Ebbi modo, da solo e con altri colleghi di farci raccontare i particolari che ritrovai in parte nel libro di Lacaze. Piller faceva coppia con un russo, talvolta con altri, e senza parlare dovevano fare 3 fori nella roccia. Uno teneva sulle spalle il perforatore e l’altro spingeva. quindici minuti ciascuno e poi cambiavano. I buchi erano tre da 50 centimetri l’uno, in fila, per permettere poi all’artificiere di introdurre la carica di tritolo per sbriciolare la roccia. Questi particolari vengono citati nell’opera di Lacaze, che va oltre, ma mi pare romanzata. Otto su dieci SS erano pederastri di quelli forti, almeno otto su dieci. Lo stesso comandante in capo nell’infermeria di gettò su un pene in erezione per succhiarlo avidamente per poi, durante le fasi salienti, comandare il proprio penetramento da dietro. Abituati come erano a fare la corona ogni sera, in gruppi intorno ai quindici. Di questo con Pino non avevamo parlato ne lui aveva mai accennato a qualcosa, mentre si era dilungato su altri particolari. Sui morti durante la notte e sulla spartizione della sfoglia dei glutei che veniva mangiata distribuendola a piccoli pezzi. “Anche tu l’hai mangiata?” “Si quando succedeva. E succedeva spesso.” Morivano giovani tutto pelle e ossa salvo quel residuo di grasso che restava nel gluteo. Ho voluto ricordare i racconti, in prima persona, di Pino Piller che si sforzava di ricordare particolari che aveva voluto dimenticare. La contemporaneità della trasmissione relativa ad Eichmann mi obbligò a ricercare il libro di Hannah Arendt, che scrisse Eichmann in Jerusalem, A report on the banality of evil, conosciuto e letto e riletto da me come La Banalità del male. Della Arendt consiglio Vita Activa – La condizione Umana. Letto dal 89 in poi quasi ogni tre anni, La vita della mente, autoregalo del 1 luglio 1993, La disobbedienza civile ed altri saggi, Tra passato e futuro (2006), La storia del totalitarismo. Ricercai in libreria il Processo di Norimberga, libro ereditato da mio padre. Ma  non l’ho trovato (ah, i prestiti!), mentre ho ritrovato, sempre di mio padre, Il Processo Petain di Cesare Giardini. La domanda di fondo era ed è: loro, i loro figli ed i loro nipoti, hanno nel dna la disumanità. Sono e restano boches. Un giorno o l’altro ritornano.

Rileggere ed immedesimarsi nella storia dalla Repubblica di Weimar al 1945 è incredibile. Il male venne organizzato nei minimi particolare con forme di paranoia.

Non ho letto solo questoi, venivo da un periodo spensierato: mi ero riletto due libri di Woodhouse con il buon Jeeves, e questo la dice lunga, poi Mendoza con Horacio dos e El Tocador de las Senoras. Tre libri della serie edita da Franco Maria Ricci della collana scelta da J.L. Borges, di ottima compagnia. Ma  non ho tenuto la lista completa, non lo faccio mai. Mi lascio trasportare da fili rossi, il filo rosso sulla disumanità teutonica l’ha fatta da padrone.

About the author:

ho operato da sempre nel settore dell'alimentazione degli animali da reddito in Europa e nel mondo. Benessere animale, sicurezza dei manipolatori, degli utilizzatori e dei consumatori sono le linee direttrici. Un aspetto importante è lo sviluppo durevole e i ruoli per i giovani nonché l'accessibilità per i meno abbienti a derrate alimentari sicure

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