Il senso
2024-12-03non sempre ciò che capiamo è quanto tratteniamo da quello che ci viene detto e non sempre ciò che campiamo poi lo applichiamo e se lo applichiamo facciamo del nostro meglio.
A Melide l’aria e la vista sono appaganti. Mi chiedete ancora del male oscuro della Zambrano, di opinioni e considerazioni di cent’anni fa. Francamente non capisco come si venga assaliti dalla smania della fuga, coincidendo nel periodo caldo. La smania della fuga è comprensibile: allontanarsi dalla routine, dall’abitudine, dal solito mondo. Ma la fuga nella (non della ma nella) massa questa non la capisco. La fuga dalla routine, dai media, dagli avvenimenti della cronaca, dagli incontri sportivi, dalle informazioni che bombardano con il solo scopo, di tutto questo, da fare raccolta pubblicitaria. Inondarti di spot, di automobili, di integratori da banco, di prodotti per cani e gatti, di profumi, e, scoprendo che sei in là negli anni, di antiprostata, e tra poco verranno i pannoloni, la sedia elettrica per salire le scale. Mi manca il silenzio.
Voglia essere albero, come il gruppo di magnolie, di faggi, di palme. Come la splendida robinia nata da propaggini, dalla quercia nata da un seme portato dal vento o da volatili, che occupano lo spazio, fanno parte dell’universo. Ogni sera il fumo del mezzo toscano tradizionale è divenuto un rito vicino a questi esseri giganteschi e attendere il passaggio dei tre colombacci, e delle rondini, ringraziando per il dono del poter contemplare. Questa è una fuga.
Ad Ibiza recentemente: ritardi e trattamento barbaro da parte della compagnia aerea, difficoltà nel noleggio dell’autovettura, movimento nell’isola in colonna. Anche questa è una fuga: caratterizzata dalla sindrome della tangenziale nord. In colonna, senza parcheggi, e sentirsi succhiati, quando non direttamente attaccati.
Il bello che anche la tangenziale nord ha il proprio fascino: rumore, fermi, odori oleosi, compagnia della radio, conversazione a zero, musica, movida senza movimento, ma movida perchè si è in tanti, tutti insieme, siamo un gruppo, siamo un popolo, siamo noi quelli della tangenziale nord.
Ad Ibiza cercavo la personalità dello spazio chiamato Ibiza. Spazio che aveva la grandiosità, la personalità ultra grande, quando non vi era che una strada da Ibiza a San Antony. Poi venne la folla della tangenziale nord con le discoteche con gli sballi, con il baccano, ma era confinata in 2 chilometri quadri e restava, osservando, la personalità di Ibiza quale componente universale. Ora è l’attività che viene svolta in questo spazio non più lo spazio per se stesso che predomina per personalità. E’ un bene o un male? Non è ne un bene ne un male. Come la tangenziale nord. Personalmente la evita, la fuggo. Fuga, per me, è astrazione, ritrovare il senso dell’essere senza il legame diretto con l’attività. Prima o poi riuscirò a percepire il linguaggio dell’abete azzurro verde che ho qui di fianco a me. Che respira, che sta vivendo la propria esistenza, che fa parte dell’universo, che la sua presenza ha un senso non fosse altro che lo sto contemplando e mi sento sereno e vorrei continuare a stare appoggiato. Sei vecchio e rimbambito! La fuga è bella se nel cuore e nel cervello ti si stende una calma ed un pieno di serenità. E non parlarmi di votazioni e elezioni, e di comportamenti, in ogni paese. Non è tempo. Adesso è tempo di serenità e questo preclude l’accenno a qualsiasi cazzata.
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