opportunità per favorire la crescita
2024-12-23R&D, riserve per utili non distribuiti, visione critica e negativa del fisco che si è intascato gli utili e li vuole anche in anticipo, per poi avere un atteggiamento ostile.
Siamo sempre impegnati nell’approfondimento della conoscenza dell’agire in piccolo e pensare in grande. La frequentazione di questi mesi con dei giovani ci porta a questo post. Melide maggio.
-Stiamo approfondendo la conoscenza e la rilevanza dell’applicazione nell’ambito dell’agire in piccolo e pensare in grande. Specificatamente per i giovani del settore zootecnico, per quanto tu conosci, hai dei consigli?
-Ho avuto alcuni incontri. Per giovani intendo sino ai trent’anni. Il confronto con la mia generazione, o con quella subito dopo, è desolante. I giovani di oggi sono più preparati, hanno studiato, sanno utilizzare tecnologie per noi difficili, e sanno parlare. Purtroppo si trovano in circostanze che noi abbiamo contribuito a far si che costituissero il panorama del settore attuale e di cui la mia generazione ha molto da vergognarsi. Consigli? Le persona vanno, il settore resta. E se le persone non se ne vanno, si debbono eliminare.
1 Non avere il comportamento di contrapposizione con colui che ancora tiene le redini ed è restio a mollarle. Misurare la propria consapevolezza ed autostima del proprio ruolo e le tappe del percorso. Rileggere “come è difficile essere figli (1985)” non è male. Il futuro è dei giovani, ma debbono partire dalla situazione che abbiamo creato, o che abbiamo consentito che venisse creata, noi, che comunque sappiamo di non aver agito un gran bene.
2 Fare gruppo con altri giovani condividendo le possibili soluzioni. Mettere sul tavolo i problemi e discuterli insieme, anche se ogni problema ha la propria specificità. Ma insieme di condivide come arrivare ad un compromesso virtuoso. Questa è una differenza perché le generazioni prima non si parlavano tra loro e quindi erano deboli come settore.
3a Associazioni – Enti decisori. Partecipare ed esigere che nelle associazioni, nelle strutture che prendono le decisioni (o il percorso verso la decisione) che riguardano il settore vi sia almeno il 50% di under 30 e che questi chiariscano direttamente di fronte a tutti le ragioni e le aspettative che loro vedono (gli altri sono rivolti di schiena, guardano al passato). Richiederlo per iscritto e fare in modo di ottenerlo. La frase è “che senso ha l’opinione di uno che tra 10 anni non ci sarà più (pensione) dato che stiamo discutendo argomento che prenderanno luce tra non meno di 10 anni?”. Portarlo ovunque come messaggio.
3b Noi non abbiamo partecipato dove nasceva il percorso per le decisioni. Quote latte, sistemi di allevamento, distorsione della concorrenza in nome della globalizzazione, apertura alla distribuzione, consenso tacito all’uso di marchi che si appropriavano del territorio senza aver alcun legame con esso, anzi essere in conflitto di interessi. Noi, vecchi, avevamo messo dei politici, dei retori. Avevamo paura a dire la nostra, anche perché, in fondo, ci faceva comodo, anche se eravamo fortemente miopi, e poi avevamo dei noistri scheletrucci negli armadi. Gli under 30 devono saper dire NO, motivando con l’esposizione delle ragioni e delle esigenze relative alla loro attività ed al futuro a breve e medio periodo. E questo a tutti i livelli: territoriale, provinciale, regionale, nazionale ed europeo.
4 Esigere che l’apparato della trasformazione e distribuzione abbia un effettivo e reale legame con le attività del territorio. La denominazione territoriale, sino al “made in Italy” (di molto svalutato), non devono essere slegate dall’offerta delle attività zootecniche del territorio. Il contenuto dei prodotti con marchio di territorio devono contenere il 100% di prodotti del territorio.
-Ma se i capitolati permettono di usare Valtellina, Milano, Felino, Altamura, per le dislocazioni dello stabilimento di trasformazione (senza tenere in considerazione la provenienza del contenuto?)
– DISFARE i capitolati, anche per via legale. La denominazione territoriale è proprietà di tutti e deve essere gestito con e dagli operatori zootecnici del territorio (vi è l’arma del green washing). Il consumatore approva (la popolazione che applaudiva le carovane di trattori lo ha mostrato, dovunque) questa presa di posizione, se poi è gestita in primo piano da under 30, perché dà senso ai termini: qualità, controllo, tradizione, legame con il territorio per i propri figli e nipoti.
-Hai degli esempi specifici?
-Si. Le filiere delle carni: bovina, suina, e tutte le altre. Per ogni tappa della filiera il Gruppo Under 30 (GU30) DEVE essere presente con i suoi NO a difesa delle ragioni e delle esigenze dell’informazione e della salute del consumatore.
-Hai altri consigli?
-Sono disponibile a discutere sapendo che ho vergogna per quanto abbiamo lasciato costruire. Il settore merita di meglio perché ha prospettive positive ma ha bisogno che gli under30 entrino nel ruolo, affinché possano costruire il futuro. Ma con tanti NO e tanti cambiamenti.
-Tappe? Tempi?
-Dico 2030 e poi 2050.
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