Porte e giovani

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PORTE E GIOVANI

Leggendo Philo Vance ho trovato una osservazione sulla differenza della fattura delle porte e della preferenza per Philo delle porte decorate mentre i giovani pretendono di trovare una maggiore bellezza nella praticità della porta lisce ed uniformi. Questo fatto mi ha fatto ricordare che fu per una porta che nel 1978 decisi di acquistare una casa. Credo di aver postato la ragione della decisione ma non la decisione per cui, proprio per una porta la mia decisione venne indirizzata. La porta la ritrovai, ispezionando la casa, in taverna. Non si deve dimenticare che sono e resto figlio di un falegname. Mi ritrovai davanti ad una porta che ruotava intorno ad un tronco. Sul davanti vi erano semplici quadrati lavorati ed una data 1769.

La porta veniva sprangata con una traversa di legno di dodici centimetri per dodici. Quindi una fortezza. La porta era massiccia ed aveva un meccanismo di serratura abbastanza complicato. La vedevo dal davanti.

La casa mi piaceva perché aveva i pavimenti in mattonelle toscane di colore marrone chiaro, i bordi in grafite nera, la casa era di colore bianco con un disegno vagamente spagnolo.

La taverna era accogliente, ampia, con un angolo bar con un tavolato di pietra grezza.

Poi la porta mi venne aperta e vidi la parte posteriore e qui la meraviglia aumentò. La porta all’interno era ancora più bella, almeno per me, che dal davanti.

Poche assi ma un’asse con il tronco costituiva la parte portante.

La porta mi confermò la decisione. Quando ne parlo con le mie figlie oppure i miei nipoti questi mi guardano strano. Ognuno di loro ha un’abitazione moderna o ultramoderna e le porte sono particolari, ecologiche, sfruttano il risparmio energetico, come sicurezza hanno dei collegamenti con dei sensori che fanno parte di un complesso domotico integrato.

Mi guardano come a ricordarmi che la porta, di cui vado orgoglioso, è pesante, non è collegata a niente, ha degli spifferi sul fondo, e poi devo prendere una sbarra di legno e sprangarla: questo è Medio Evo.

E’ vero è Medio Evo. Tutte le finestre della casa, oltre venti, hanno un’armatura di metallo all’esterno, ed all’interno hanno tutte una doppia spranga di ferro per chiuderle, per la sicurezza. Sono collegate a dei sensori? No, sono sprangate. Quelle a pianterreno hanno delle inferriate

di ferro. Ma nonno, le inferriate di ferro, nero per giunta, ma sono orribili. E’ vero sono orribili.

Ma nonno anche i tappeti, ma quanti ne hai, e poi sono tutti con disegni strambi. E’ vero, sono stati comprati con disegni arabi, magrebini, asiatici.

E poi i mobili nonno, tutti di legno, tutti con dei disegni non armonici. Nelle loro abitazioni i mobili hanno il colori prevalentemente bianchi, geometrici, le linee sono diritte. Si sono abitazioni differenti.

Io cerco l’artigiano, il disegno, la difficoltà. Mi viene quasi vergogna a dire che la porta del bagno è stata fatta da mio padre, sulle misure del muro che doveva contenere la porta del bagno. Si, perché ogni porta ha una propria misura e prima sono stati fatti i muri e sono stati fatti con le misure per far sì che venissero utilizzate quelle determinate porte. Ma come fare a spiegarlo loro?

Quella che riproduco è la porta che dà adito alla camera da letto che ho utilizzato. E’ la gemella della porta che da adito al salone. Stile un po’ spagnolo, con la curvatura in alto che viene riprodotta dal disegno della casa, dai profili dei camini. Non sarebbe stato possibile costruire il muro senza tener presente lo spazio particolare da dedicare ad una porta simile. E’ una porta? Si è una porta. Ma ogni volta che la apro sento l’artigiano o gli artigiani che hanno partecipato alla produzione, alla rifinitura.

Cosa resterà in futuro di tutto ciò? Poco o niente.

Ma preferisco così.

Sulle porte niente da dire. Ognuno ha i propri gusti. Ma che mi dici degli spazi e del verde.

Simone, sul verde ho fatto un post a suo tempo e se non sbaglio si intitola Kawamura, un collega giapponese che mi ha dato un diretto che mi ha mandato al tappeto sul senso del giardino. Ogni volta che mi trovo in un giardino ricordo l’incontro con Mauro e Kawamura e quest’ultimo, sbattendo continuamente gli occhi, come era ed è solito fare, mi definì in poche parole il senso del giardino, che io avevo si un terreno, ma non era il mio giardino. Che lezione! Per lo spazio non ho un giudizio totale. Ma vedi, ora che i titoli di coda stanno scorrendo, e lo fanno velocemente, sono altri gli ambiti che vorrei quanto meno liberare: il contenuto storico degli armadi, senza alcun senso se non la sindrome dell’accumulatore seriale, le librerie con dei libri che non interessano ma che fanno peso e volume, le raccolte varie, uzzolo momentaneo: rane, anatre, animali di peltro, campanelli.

S. Ma cosa vorresti dire? Vorresti disfartene?

F. Semplicemente si. Mi ricordano, in un colore grigio, dei momenti che non hanno alcun senso.  Farò una proposta ai miei nipoti: mettete tutto in diverse cassette e poi cercate di venderle e se ci riuscite tenetevi i soldi. Si anche la serie completa di 45 giri con le sue brave copertine dei Beatles. E se non riuscite a venderla regalatela oppure inventatevi qualcosa.

About the author:

ho operato da sempre nel settore dell'alimentazione degli animali da reddito in Europa e nel mondo. Benessere animale, sicurezza dei manipolatori, degli utilizzatori e dei consumatori sono le linee direttrici. Un aspetto importante è lo sviluppo durevole e i ruoli per i giovani nonché l'accessibilità per i meno abbienti a derrate alimentari sicure

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