DECONSUMO
2024-11-04i consumi calano un pò in tutto il mondo. Le ragioni?
A Melide ci incontriamo per l’urgenza voluta da Ivo e da Bart relativa l’incontro sotto l’ombra degli alberi del Lido. Siamo sul terrazzo prospicente il Lago, con una fresca spremuta.
I: Ieri con Bart abbiamo toccato il tema della tua preoccupazione per le reazioni relative ai migranti. Ti riferisci a qualcosa in particolare?
B: Anch’io concordo che non è sufficiente permettere l’entrata, ed avere una accoglienza tiepida, disorganizzata, e un obbligo ad una condizione di quasi schiavitù, consolida la rivalsa, la voglia di rivendicazione. Non la pensate così anche voi?
F: Andiamo con calma ed esaminiamo quanto ci viene detto delle notizie sparse e che battono le nostre orecchie ad ogni ora del giorno, e riesce difficile metabolizzare, prendere una posizione. In un post, su Shoshone, del 31 maggio del 2016 Accoglienza e rivendicazioni, categoria vivere insieme, veniva citato quanto riportato da Civiltà Cattolica. Ecco il numero 3982. Leggo due dichiarazioni.
Dichiarazione 1: Un minore egiziano ha raccontato ai suoi amici che “ha lasciato l’Egitto per un altro Egitto”: “Ho detto ai miei amici in Egitto, tramite Facebook, di non venire, che non ci sono posti di lavoro. Ma essi pensano che io sia egoista e che non dica la verità perché voglio tutto il lavoro per me. Verranno di persona e si renderanno conto. Quando sono partito, pensavo che stavo per guadagnare un sacco di soldi, che stavo arrivando in paradiso. […] Avevo così tante speranze e progetti, quando sono venuto qui, ma oro sono deluso.”.
Dichiarazione 2: A un giovane proveniente dal Sud della Libia, sopravvissuto a un naufragio, è stato chiesto se non era più conveniente rimanere nella propria casa piuttosto che rischiare la morte. La risposta è stata lapidaria: “Cerchiamo salvezza, futuro, cerchiamo di sopravvivere. Noi non siamo stupidi né pazzi. Siamo disperati e perseguitati. Restare vuol dire “morte certa”, partire vuol dire “morte probabile”. Tu cosa sceglieresti? Noi non abbiamo colpe se siamo nati dalla parte sbagliata, e soprattutto voi non avete alcun merito di essere nati dalla parte giusta.
I: Si sente il boato della ribellione.
F: Da qui le considerazioni, magari, affrettate, ma che occorre approfondire. E’ un argomento che riguarda ogni Paese del vecchio continente, ed abbiamo visto un crescendo di violenza: attentati al grido islamico, attentati ai mercati, sulle strade travolgendo passanti, senza alcuna rivendicazione, riunioni chiamate dai social, per assaltare, devastare, appropriarsi. Ci sono violenze anche da indigeni, e sono magari più numerose, ma queste non preoccupano per un’altra Serajevo.
B: L’eco delle due dichiarazioni sta a significare che dobbiamo fare in fretta a consentire della dignità per chiunque venga accolto, volens nolens, in casa. Dopo tutto quello che ha passato che valore possono avere per lui l’appropriarsi di proprietà di vecchi bacucchi, del qualsiasi corpo appena appena desiderabile, del dire basta all’umiliazione continua, ad essere fuggito da una situazione di morte certa, ed essere arrivato alla situazione di cane randagio?
F: Ecco perchè l’eco dello sparo di Sarajevo non è niente. Le condizioni pronte ad esplodere nell’impero austro ungarico, sono niente rispetto alla bomba che da più di 10 anni abbiamo in ogni Paese, suddivisa in molte città e cittadine, paesi, organizzazioni umanitarie. E la bomba aumenta ogni giorno. La dignità è l’acqua che spegne l’incendio.
I: Ma non ci sono risorse per arrivare alla dignità. Vedi come ogni Paese mette in atto dei fili spinati?
F: Non ci sono alternative. I fili spinati non fermano questa ondata. Ad un disperato urge dare dignità, il rovescio della medaglia è che non c’è limite alla disperazione.
B: E poi vediamo che questi disperati vengono anche accolti da organizzazioni che se ne approfittano anche della loro presenza per fare business infami.
F: In una situazione caotica, ne approfittano i furbi, i malviventi. La gran parte tende a giustificare con una diversa mentalità e diversi usi e costumi, relativi ai figli, ai matrimoni, al non ruolo della donna. Non sono fuggiti perché stanchi dei loro usi e costumi o delle loro credenze o certezze: sono fuggiti in cerca di vita. La voglia impellente di obbligarci ad accettare i loro usi e costumi e non l’integrazione come la intendiamo noi, è un segnale, di contro integrazione. Non siamo noi che dobbiamo fare come voi, ma al contrario siete voli, e vi costringeremo con la violenza, che dovete fare come vogliamo noi. E questo è avere il dito sul grilletto, pronti a sparare. Personalmente sono per considerare questo fatto come uno dei più importanti per il vecchio continente e pronto a fare quanto necessario e possibile per avere una politica sociale condivisa al fine di disinnescare la bomba.
I: Ma se non riusciamo ad avere dignità tra le classi, non ci sono i mezzi. Non ci sono soldi. Anzi, adesso che ne parlo, non ci sono teste ed intelligenza per riuscire a fare tutto quanto necessario.
B: La dignità dei nuovi entranti viene prima, ed è urgente, anch’io condivido le preoccupazioni e sono pronto a porre rimedio. Accogliere preparando il terreno per una accoglienza dignitosa, se è possibile ed ottenibile, altrimenti si innesca una serie di bombe. E’ un sentiero difficile ma si deve avere un percorso virtuoso e che tenda al meglio. Una delle prime mosse è l’eliminazione di tutte quegli intermediari, presenti anche tra i migranti, che hanno un solo interesse: mantenere i business.
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